Traduzione a cura di Gloria Geretto Cisda
Ospiti: Selay Ghaffar, portavoce del Partito della Solidarietà afghano, Hambastagi, e tre rappresentanti di Hezb-e Islami, il partito islamico di Gulbuddin Hekmatyar
Nella prima parte del dibattito, Selay Ghaffar afferma che anche se il partito Hezb-e Islami è sempre più frammentato, la sua matrice misogina e fondamentalista permane. Il popolo afghano non ha dimenticato le atrocità commesse dai miliziani del partito che continuano a distinguersi per la loro ignoranza e mentalità conservatrice.
Secondo Ghaffar, il loro unico interesse sono il denaro ed il potere. Le elezioni, secondo Ghaffar, sono il pilastro della democrazia, ma in un paese governato da personaggi corrotti, il voto non ha alcun senso.
Ghaffar aggiunge che il governo afghano è un governo fantoccio che ha cercato in ogni modo di ostacolare l’attività politica di Hambastagi, il Partito della Solidarietà afghano, i cui membri sono stati più volte arrestati e tutt’oggi continuano ad essere oggetto di minacce da parte del governo centrale. Quest’ultimo non è altro che un governo di criminali al servizio degli Stati Uniti. Pertanto, chiunque vinca le elezioni presidenziali, venderà il paese agli americani.
Ghaffar sfida dunque i rappresentati di Hezb-e Islami a render conto dei crimini commessi di miliziani del proprio partito, Hezb-e Islami.
Il portavoce di Hezb-e Islami risponde con pesanti insulti rivolti alla Ghaffar, definendola una prostituta non musulmana che passa le notti con i suoi padroni.
Ghaffar risponde definendolo un personaggio misogino e ignorante che, non sapendo come giustificare le accuse da lei avanzate poco prima nei confronti del suo partito, Hezb-e Islami, non può far altro che insultarla.
Il mediatore allora interviene chiedendo a Ghaffar come si sia formato il partito Hambastagi in un contesto politico in mano a personaggi corrotti. Ghaffar dichiara che Hambastagi si fa portavoce di tutti coloro che chiedono giustizia e denunciano i crimini commessi dai criminali che oggi siedono in parlamento. Ghaffar sottolinea inoltre che Hambastagi è l’unico partito a dar voce al popolo afghano.
Uno dei tre ospiti interviene, dichiarando che Malalai Joya, espulsa dal parlamento nel 2007, è il modello di riferimento di Hambastagi, e accusa Ghaffar di perseguire una politica anti-islam. Accusa poi Ghaffar di non conoscere l’islam.
Ghaffar risponde che a non conoscere l’Islam è proprio lui: secondo la concezione dell’Islam dei miliziani di Hezb-e Islami, le donne vengono violentate, barbaramente mutilate, e sono vittime di atroci crimini. Ghaffar chiede lui di dar conto di queste barbarie.
L’interlocutore risponde che Ghaffar ha abbandonato la religione islamica perché ha subito violenze sessuali e l’accusa di favorire l’omosessualità.
Ghaffar risponde che i responsabili di quelle barbarie e di quegli stupri sono noti a tutti, e dovranno rispondere dei crimini commessi.
L’interlocutore mette dunque in guardia Ghaffar dicendole di guardarsi alle spalle.
Ghaffar ribatte definendo lui e i suoi uomini dei misogini, conservatori ed ignoranti e sottolinea come loro strategia sia sempre la stessa: quando una donna lotta per i propri diritti ed espone la loro ignoranza e misoginia, questi non sanno far altro che ricorrere a pesanti minacce ed insulti. Ghaffar dichiara poi di non essere contro l’islam bensì contro i loro crimini commessi in nome dell’islam.
L’altro ospite interviene insultando Ghaffar in lingua pashto. Ghaffar chiede dunque a quest’ultimo di dar conto delle barbarie commesse dai propri miliziani che definisce personaggi corrotti e responsabili della distruzione del paese. Lui accusa Ghaffar di passare le notti a prostituirsi.