di Simona Cataldi – C.I.S.D.A. Roma
Ringrazio di cuore la Dr.ssa Scarcia e la Casa Internazionale delle Donne per l'invito a partecipare a questo interessante ciclo di seminari che ci dà l'opportunità preziosa di illustrare nonché di portare la nostra testimonianza sulla condizione delle donne in Afghanistan. Condizione che da sempre riflette fedele e al di là di ogni tipo di retorica, lo stato di salute reale di un paese in termini di democrazia e stato di diritto.
Un tempo le violenze e le atrocità commesse nei confronti delle donne e la totale negazione che subivano dei più elementari diritti umani erano sotto i riflettori di tutti gli organi di informazione nazionale e internazionale. Oggi, il principale aspetto messo in luce dai media mainstream è il processo di presa di responsabilità delle istituzioni afghane, a valle del disimpegno significativo della Nato, che resterà nel territorio -sia detto per inciso- , ma senza dovere garantire la sicurezza alla popolazione afghana o al Governo nel processo di pace.
Sembra quasi sottinteso che, a fronte di 12 anni di intervento, siano stati raggiunte, quantomeno in linea di massima, le condizioni di maturità politico-istituzionale necessarie per lasciare che il paese prosegua autonomamente il percorso di costruzione di una democrazia solida e foriera di una pace duratura.
Tuttavia, ancora una volta, sembra che siano interessi “altri” a prevalere su quelli della popolazione e, in particolare, delle donne che non sono coinvolte, se non formalmente, nei meccanismi del processo di pace come prescritto, tra l'altro, dalla Risoluzione ONU 1325 che le riconosce come le prime e più gravi vittime dei conflitti.
L'Afghanistan è uno dei paesi più corrotti al mondo e, secondo l'ultimo rapporto dell'International Crisis Group, sta precipitando verso una crisi politica devastante che sancisce irrimediabilmente il fallimento fattivo della Transizione. Il Governo non ha recuperato credibilità e lo stesso Karzai, riconfermato nel 2009 attraverso un processo elettorale definito tra i più fraudolenti al mondo, sembra sia stato interessato più a mantenere il potere che a mettere in atto le misure necessarie per contrastare l'impunità e il malcostume che compromettono la stabilità e la sicurezza del paese.