dal blogblog di Enrico Campofreda - 2 marzo 2015
Scelgono di chiamarsi “Marg” che in dari significa morte. Sono l’ultimo gruppo paramilitare comparso in Afghanistan, con tanto di divise create coi colori della bandiera nazionale.
Per “tranquillizzare” i concittadini dichiarano guerra a Talebani e Isis, per ora della provincia di Balkh dove girano a gruppi di 15-20 in sella a potenti moto.
Chi li finanzia e sponsorizza non è distante dal governo, visto che uno dei motivi del loro arrivo è la diminuzione sul territorio di militari Nato e delle agguerrite truppe di contractors di cui la Casa Bianca s’è servita fino allo scorso dicembre.
L’effetto scenico esiste, occorrerà vedere quanto timore e quanta potenza di fuoco sapranno opporre ai nemici, fatti salvi i civili che nei conflitti, programmati o casuali, diventano spesso bersaglio. In un’intervista volutamente lanciata su media mondiali tal Mohammed Mahdiyar, capo dei Marg di Balkh, sostiene d’essere stanco di fare da testimone a ripetute uccisioni e attacchi suicidi. Mister Mahdiyar la violenza vuole restituirla colpo su colpo e sceglie di mettersi in proprio, come un antico signore della guerra.
I combattenti della morte sostengono d’essere gente che s’oppone ai fanatici religiosi e ai teppisti, uccidendoli senza battere ciglio. Affermano d’essersi formati un anno fa, probabilmente la loro sortita risale all’estate quando i contendenti alla presidenza Ghani e Abdullah, poi accordatisi, minacciarono lo scontro armato e organizzarono ciascuno le proprie bande. A esse si sommarono altre formazioni locali, specie quelle che in alcune zone volevano sopperire al ritiro di soldati statunitensi da terra. Ad addestrarli direttamente quell’esercito mai sciolto che è l’Alleanza del Nord, i mujaheddin anti sovietici che furono di Massoud e Rabbani.