L'iniziativa "Giustizia per i curdi" ha raccolto tre milioni di firme per la rimozione del PKK dalla lista dei terroristi dell'UE e le ha consegnate alla Commissione europea
ANF, 31 gennaio 2023
Rilanciato un progetto finanziato dall'UE per portare dozzine di ragazze afgane a studiare in Kazakistan, Kirghizistan e Uzbekistan.
Farangis Najibullah Radio Free Europe Radio Liberty - 30 gennaio 2023
Più di 100 ragazze afghane che hanno ottenuto borse di studio quinquennali sono già nei paesi ospitanti per iniziare i loro studi, hanno detto gli organizzatori.
Il progetto per aiutare a dare potere alle donne afgane è stato inizialmente lanciato nel 2019, quando a Kabul era ancora al potere un governo sostenuto dall'Occidente.
L'iniziativa mira a fornire alle donne afgane l'opportunità di studiare all'estero e avere migliori opportunità di carriera quando tornano a casa come professioniste qualificate.
Nella sua prima fase, il progetto ha concesso borse di studio complete a 50 ragazze per studiare in Kazakistan e Uzbekistan fino al 2025.
I partecipanti alla seconda fase del programma sono stati selezionati pochi mesi prima che i talebani dalla linea dura tornassero al potere a Kabul nell'agosto 2021, gettando nel caos il futuro sia del progetto che degli studenti.
Da allora il governo guidato dai talebani ha vietato l'istruzione delle ragazze dopo la scuola primaria e ha proibito alle donne di frequentare l'università. Le donne sono state anche escluse da molti luoghi di lavoro e interdette dal lavorare per organizzazioni non governative.
Radio Azadi, il servizio in lingua dari e pashto di Radio Free Europe/Radio Liberty, può essere nuovamente ascoltata in Afghanistan. Il 1° dicembre 2022 il governo ha deciso di riaprire la stazione radio
T. Carter Ross -Radio World - 30 gennaio 2023
Le nuove trasmissioni vengono lanciate nel 21° anniversario delle prime trasmissioni di Azadi. Nel 2002, gli Stati Uniti e il governo precedente dell'Afghanistan hanno raggiunto un accordo che permetteva agli Stati Uniti di stabilire e gestire la stazione a 1296 kHz da Pul-e-Charkhi, vicino a Kabul.
"La nostra programmazione ampliata per il pubblico afghano è indicativa della resilienza e della creatività del nostro team e della loro dedizione nel continuare a raggiungere il nostro pubblico in Afghanistan di fronte all'estrema pressione talebana", ha dichiarato il presidente e amministratore delegato di RFE/RL Jamie Fly. "Azadi sarà ora disponibile per gli afghani giorno e notte per dare loro la speranza di un futuro migliore".
Dopo la presa di potere dei Talebani nell'agosto 2021, RFE/RL ha chiuso il suo ufficio di Kabul, ma ha continuato a fornire notizie indipendenti e programmi educativi attraverso i suoi partner di ritrasmissione FM. Secondo un sondaggio condotto dall'Agenzia statunitense per i media globali, circa la metà degli adulti afghani intervistati si sintonizza su Azadi almeno settimanalmente. L'USAGM fornisce sovvenzioni a RFE/RL. Un'indagine accademica del 2020 sui notiziari radiofonici in Afghanistan ha rilevato che Azadi presenta le notizie in un modo semplice che gli ascoltatori trovano di facile comprensione.
CISDA ricorda Meena, la fondatrice di Revolutionary Association of the Women of Afghanistan - RAWA a trentasei anni dal suo martirio.
4 febbraio 1987 – 4 febbraio 2023
Carissima Meena,
ti abbiamo incontrata grazie alla forza e alla tenacia con cui le tue compagne hanno deciso di portare avanti il progetto di liberazione nato quando la vita ti vedeva nel pieno della giovinezza. Era la fine degli anni ’70. All’università di Kabul gruppi di studenti fondamentalisti contestavano il diritto delle ragazze di proseguire gli studi e organizzavano attacchi all’acido per spaventarle e indurle a restare a casa. Una condizione di grave ingiustizia sociale caratterizzava da sempre la vita delle donne nelle aree rurali e nei villaggi.
Allora tu, cara Meena, hai iniziato a tessere la tua tela di resistenza insieme a un primo piccolo gruppo di amiche fidate e questo bellissimo percorso di lotta ha saputo conquistare il cuore e l’intelligenza di donne di tutte le condizioni sociali e di tutte le etnie. RAWA, la prima organizzazione femminista, laica, democratica e antifondamentalista in Afghanistan, ha dato così vita a tanti fiori della rivoluzione delle donne afghane. Molti di loro continuano ad operare nella clandestinità e con la consueta lungimiranza all’interno del paese e hanno bisogno di tutto il sostegno possibile.
Ilsussidiario.net Marta Duò 28 gennaio 2023
Tra le fila dell'esercito russo ci sono dei veterani dell'Afghanistan: dimenticati dagli Stati Uniti e perseguitati dai talebani, la Russia rappresenta una speranza.
“Ho contribuito a costruire la legione straniera di Vladimir Putin”. Inizia così Thomas Kasza in un lungo pezzo pubblicato dal New York Times: un soldato delle forze speciali americane che in passato ha addestrato i militari che hanno combattuto in Afghanistan, e che ora sono tra le fila dell’esercito russo.
Thomas Kasza spiega di essere stato parte dei Berretti Verdi, i ‘soldati a cavallo’ che nel 2001 rovesciarono i talebani. “Dopo la precipitosa partenza dall’Afghanistan nel 2021, e in assenza di un significativo sostegno governativo alle organizzazioni non profit che hanno lavorato per aiutare i nostri ex alleati, molti di quei commando altamente addestrati hanno accettato offerte di reclutamento per combattere con l’esercito russo in Ucraina” racconta.
Asianews.it - Istambul - 23 gennaio 2023
In aumento il fenomeno dei rapimenti a scopo di estorsione per mano di bande che operano impunite. Alle famiglie di origine vengono chieste modiche somme, mai superiori a 500 euro. Le repressioni di Teheran delle proteste per Mahsa Amini “oscurano” l’emergenza migrazione. Intanto Ankara prosegue la politica dei rimpatri.“Gli afghani non conoscono bene l’area, e finiscono per smarrirsi in piccoli villaggi dove diventano facile preda di uomini armati”. Sami (il nome è di fantasia) è uno dei tanti fuggiti da Kabul in seguito all’ascesa dei talebani e deportato da Ankara, che attraverso la propria testimonianza vuole denunciare il fenomeno crescente dei sequestri per riscatto cui sono vittima i migranti lungo il confine fra Turchia e Iran. Sono piccole bande, spiega a Middle East Eye (Mme) e chiedono alle famiglie di origine somme non superiori ai 500 euro.
Rawanews.org - Amu 23 gennaio 2023
Le donne che sono state costrette a sposarsi contro la loro volontà hanno storie diverse da raccontare, alcuni dicono che la povertà è stata il fattore trainante, mentre altri hanno detto che il motivo era la paura che i talebani le sposassero.
Un'organizzazione di ricerca che ha chiesto di non essere identificata per motivi di sicurezza ha affermato di aver registrato almeno 2.200 casi di matrimoni forzati nell'ultimo anno, di cui 900 erano ragazze sposate con membri talebani.
“Non ero pronta ma sono stata costretta a sposarmi”
Shukria, della provincia di Balkh, è costretta a sposarsi dopo che gli è stato impedito di frequentare l'università.
Ha detto che la sua famiglia insiste affinché si sposi per impedire ai talebani di costringerla "a sposare uno dei loro membri".
“Mio padre mi ha detto più volte che la situazione non è buona. Non va bene per una ragazza [stare a casa di suo padre] e devo sposare qualcuno. Anche mia madre era d'accordo. Mia madre temeva che i talebani potessero costringermi a sposare [uno dei loro membri]. Anche i miei parenti dicevano a mio padre di farmi sposare qualcuno. Anche se non sono pronto per sposarmi, lo farò, ma ora non sono felice”.
vociglobali.it Clara Geraci 25 gennaio 2023
Non sono trascorsi ancora diciotto mesi da quando la bandiera del nuovo Emirato islamico è tornata a sventolare su Kabul, e per le strade d’Afghanistan è quasi un miraggio scorgere un volto di donna. La ragione è presto detta. Sono tornati i taliban, il patriarcato è di nuovo regime.
“Le donne sono sempre state vulnerabili in Afghanistan a causa di una società conservatrice e patriarcale, ma negli ultimi vent’anni la situazione era molto migliorata. Le donne potevano parlare dei loro diritti e difendersi da sole, e avevano libero accesso all’istruzione e al lavoro.
La missione ONU in Afghanistan, che a nostro parere, spera nei "talebani progressisti" ma come sempre dicono le nostre fonti afghane i talebani sono sempre gli stessi non sono cambiati.
La Voce di New York - 20 gennaio 2023 - di Stefano Vaccara
La vice Segretario Generale ONU, alla fine della missione "nascosta", rilascia delle dichiarazioni alla BBC e spera nei "talebani progressisti"
Amina Mohammed, la vice segretaria generale dell’ONU, Amina Mohammed, con la direttrice esecutiva di UN Women, Sima Bahous, e l’assistente del segretario generale per le operazioni politiche e di pace delle Nazioni Unite, Khaled Khiari, hanno appena concluso un viaggio di quattro giorni in Afghanistan per una missione conoscitiva tenuta molto discreta.
Uiki onlus - 19 gennaio 2023
Tra il 2013 e il 2015, 10 milioni e 300 mila persone nel mondo hanno sottoscritto un appello internazionale che chiedeva la libertà per Abdullah Öcalan, rapito da un complotto internazionale il 15 febbraio 1999, e per i prigionieri politici in Turchia. Da oltre 24 anni Öcalan è segregato nel carcere di massima sicurezza di Imrali.
Nel 2015 il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan aveva posto fine unilateralmente al processo di risoluzione democratica con Abdullah Öcalan e con il PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) avviatosi attraverso la delegazione di Imrali di HDP che aveva potuto incontrare il leader del popolo curdo dopo un lungo sciopero della fame di massa che aveva coinvolto ampi strati della società civile. Davanti alle rivendicazioni di autonomia democratica avanzate dalle municipalità curde del sud-est della Turchia, il governo turco ha avviato una massiccia offensiva militare che ha posto sotto assedio intere città curde attraverso lunghi coprifuoco, che hanno provocato lo sfollamento di centinaia di migliaia di persone e centinaia di vittime civili, decretando così la fine del processo di pace.
NEWS Mondo - 18 gennaio 2023 di Gabriella De Rosa
Molte Ong hanno intenzione di tornare in Afghanistan per aiutare le popolazioni che sono allo stremo a condizione dei talebani.
CARE, Save the Children e l’International Rescue Committee (IRC) sono le prime organizzazioni non governative che hanno dichiarato di aver avuto ricevuto assicurazioni da funzionari talebani che le lavoratrici saranno autorizzate a svolgere le loro mansioni. Anche se le promesse dei talebani sono già state tradite dopo quelle fatte una volta tornati al potere nell’agosto del 2021, le ong decidono di riprovarci in Afghanistan.
I talebani avevano promesso di cambiare il loro approccio nei confronti delle donne rispetto a quanto fatto durante la precedente dittatura venti anni prima. Ma dopo pochi mesi hanno subito limitato tutti i diritti e le libertà alle donne. Il mese scorso hanno proibito alle donne di frequentare le università pubbliche e private. Anche le Ong in Afghanistan hanno avuto restrizioni tanto da denunciare l’impossibilità di proseguire le loro attività senza le donne.
tvsvizzera.it - 18 gennaio 2023
Kabul e molte altre province hanno registrato bassissime temperature dal 10 gennaio e la situazione non dovrebbe migliorare a breve.
Almeno 70 persone sono morte in una settimana a causa dell'ondata di freddo in Afghanistan, un paese in preda ad una grave crisi umanitaria. Lo hanno riferito oggi le autorità.
Kabul e molte altre province hanno registrato bassissime temperature a partire dal 10 gennaio: nella regione centrale di Ghor si sono toccati -33 C° durante il fine settimana.
"Questo inverno è di gran lunga il più freddo degli ultimi anni", ha sottolineato Mohammad Nasim Muradi, capo del servizio meteorologico dell'Afghanistan, avvertendo che "ci aspettiamo che l'ondata di freddo continui per un'altra settimana o più".
Secondo il ministero per la gestione dei disastri, almeno 70 persone sono morte dall'inizio dell'ondata di freddo. A perdere la vita anche quasi 70'000 capi di bestiame, un bene vitale per gli afghani.
In diverse province del centro e del nord, forti nevicate hanno causato blocchi stradali, secondo i filmati pubblicati sulle reti sociali.
Asia news, 18 gennaio 2023, di di Emanuele Scimia
Secondo Husain Haqqani, ex ambasciatore pakistano a Washington, le due parti vogliono mantenere relazioni stabili. Nonostante gli interessi nei due Paesi, è difficile che la Cina si inserisca nella diatriba. L’India fornisce all’Afghanistan aiuti allo sviluppo, ma non la si può considerare partner dei talebani.
UIKI Onlus, 17 gennaio 2023
Il caso Kobani è stato presentato nel 2020 contro 108 persone, tra cui gli ex co-presidenti di HDP Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ, l’attuale co-presidente Pervin Buldan, e diversi attuali deputati e sindaci ed ex sindaci di HDP e tutti i membri del Comitato esecutivo centrale di HDP del 2014.
TODAY Mondo, 17 gennaio 2023
Per ora nessuno ha rivendicato l'omicidio. Secondo il portavoce della polizia di Kabul sono stati rubati gioielli e beni appartenenti alla donna
Si è rifiutata di lasciare l'Afghanistan, il Paese che amava, ed è stata uccisa per questo motivo. L'ex deputata afghana Mursaal Nabizada è stata assassinata,
"Donna Vita Libertà è una rivoluzione che non si limita al rovesciamento del regime iraniano e del regime talebano, ma va oltre i confini dei nostri paesi. È una rivoluzione che punta a sradicare tutte le forme di discriminazione compresa quella di genere, di classe, di etnia o razza ovunque nel mondo"
Fiorella Carollo, Pressenza, 5 gennaio 2023
Pubblichiamo il Report di Human Right Watch che esamina la situazione dell'Afghanistan nel 2022
HRW, World Report 2023
Da quando i talebani hanno proibito alle donne di lavorare per le ong internazionali o nazionali, i bambini potrebbero essere costretti a tornare a lavorare per strada, nelle fabbriche o nelle case della gente perché i servizi che li sostengono sono stati sospesi a causa del divieto
Dire, il Metropolitano.it, 9 gennaio 2023
Si può sentire questo slogan del movimento kurdo durante i funerali, nei cortei che attraversano le città europee, lungo le frontiere… parole ripetute davanti agli scudi antisommossa e alle armi del nemico. Ma quando sono nate?
Maryam Ashrafi, Rete Jin, 7 gennaio 2023
“I martiri non muoiono mai!” Si può sentire questo slogan del movimento kurdo durante i funerali, nei cortei che attraversano le città europee, lungo le frontiere. Queste parole vengono ripetute davanti agli scudi antisommossa e alle armi del nemico, con gli occhi fissi al cielo. “I martiri non muoiono mai!”
Ma quando sono nate? Nel fermento di una guerra infinita di cui sfuggono i veri disegni, avvolti nella nebbia di miti e immagini propagandistiche; sono nate nel passaggio dalla vita al sacrificio, dal volto al ritratto, dall’umano al simbolico, in cui non trova posto la giustizia o un cenno di verità.
Queste nebbie, questa propaganda, oscureranno per sempre un appartamento di Rue Lafayette 123, a Parigi, dove, in una notte del gennaio 2013, furono assassinate tre donne appartenenti a differenti organi del PKK. I loro nomi: Sakine Cansiz, Fidan Dogan e Leyla Söylemez. Un’azione di guerra condotta nella capitale francese, le cui modalità e le cui ragioni sono ancora senza risposta, che forse non verrà mai data.