Da: Defense Comittee for Malalai Joya - 25.4.2011
Noam Chomsky e Malalai Joya
Io e milioni di afghani concordiamo con Malalai Joya sul fatto che non ci sono stati cambiamenti sostanziali nella nostra vita dopo l´occupazione dell´USA e degli Alleati
Nelofar Jawidana, IndyMedia, 25 Aprile 2011
Ogni qualvolta Malalai Joya fa sentire più forte la sua voce e appare sulle prime pagine dei giornali, i signori della guerra afghani, i loro sostenitori e alcuni giornalisti pro-USA si mobilitano per distorcere il suo messaggio di libertà, giustizia, democrazia e in difesa dei diritti delle donne. Secondo me, questo è il più grande segno del suo successo.
A seguito del suo efficace tour di controinformazione in USA, che l’ha vista coinvolta anche in mobilitazioni sull’occupazione americana in Afghanistan al fianco di Noam Chomsky, ancora una volta un certo numero di sostenitori dei signori della guerra e dell’occupazione stessa hanno scritto contro di lei. Quasi tutti questi articoli riportano le stesse accuse e fanno riferimento l’un l’altro, pertanto mi concentro su quello più recente.
Io sono una dei milioni di donne afghane che considerano Malalai Joya come propria rappresentante e la ritengono la “donna più coraggiosa d’Afghanistan”, “icona della lotta per i diritti umani”, e “figura vincente della donna afghana”. Nell’articolo “Cara ai media occidentali, irrilevante in Afghanistan”, scritto da Abbas Daiyar del "Daily Outlook Afghanistan" di Kabul, l’autore sostiene tesi deliranti ed è difficile capire cosa voglia comunicare ai lettori attraverso le sue affermazioni contradditorie.
Egli definisce Malalai Joya “irrilevante in Afghanistan”, e pensa quindi che sia irrilevante parlare contro i crimini commessi dal governo fantoccio filorusso [negli anni Ottanta, N.d.R.], contro i signori della guerra che sostengono la Jihad e i misogini e brutali talebani, o denunciare il silenzio sugli abusi e la violenza sulle donne, sulla povertà, sulla corruzione, sul traffico di droga gestito dalla mafia e sulla vera faccia dell’occupazione, sui bombardamenti e sulle morti civili per mano del governo americano? Se tutti questi argomenti sono irrilevanti, allora è rilevante nell'Afghanistan di oggi il fatto che lo si trasformi in una base militare americana, sono rilevanti gli esponenti del Khalq e Parcham, i signori della guerra, i tecnocratici, i talebani e Gulbudin Hekmatyar messi al potere con la libertà di governare liberamente ed abusare della nostra nazione, i loschi accordi del governo, l’aumento della produzione di droga e del numero degli abusi sessuali subiti dalle donne sotto gli occhi delle truppe straniere?
Questo sedicente giornalista definisce Malalai Joya “una starletta tra i circoli di sinistra occidentali contrari alla guerra” e sostiene che le sia stato concesso il visto per gli USA a seguito di pressioni fatte da uno di questi gruppi. Prima di scrivere questa articolo, Abbas avrebbe dovuto guardarsi in giro un po' di più e avrebbe scoperto che Malalai Joya non è sostenuta solo dagli esponenti di sinistra, ma da tutti coloro che amano la libertà, da persone indipendenti e democratiche e da organizzazioni di vario tipo sparse per il mondo.
È bene che si sappia che recentemente, quando il governo degli Stati Uniti ha cercato di fermare la campagna di controinformazione negli USA di Malalai Joya, diversi gruppi, tra cui The American Civil Liberties Union [un'organizzazione non governativa orientata a difendere i diritti civili e le libertà individuali negli Stati Uniti, N.d.T], l’American Association of University Professors (AAUP) e la PEN American Center [organizzazione per la difesa della libertà di stampa e di espressione, N.d.T.] hanno inviato un appello al Segretario di Stato Clinton deprecendo la decisione di rifiutarle il visto.
Perfino alcuni membri del Congresso si sono espressi negativamente in merito al rifiuto di concederle il visto: il Deputato McDermott ha scritto una lettera, sottoscritta anche dai senatori Patrick Leahy, Patty Murray e Bernie Sanders, e dai deputati Jay Inslee, Keith Ellison, Peter Welch, Betty McCollum e Bill Pascrell, chiedendo di riconsiderare la richiesta del visto, dichiarando di essere profondamente contrariati dalle motivazioni avanzate dall’Ambasciata.
Il noto scrittore Robert Dreyfuss, che ha incontrato Malalai Joya nel Maryland, ha scritto in un articolo per "The Nation": “definire difficile il contesto in cui Malalai si muove in Afghanistan è un eufemismo.” Carol Rose del "The Boston Globe" ha scritto: “Il mancato rilascio del visto per Malalai Joya è solo l’ultimo esempio di “esclusione ideologica”, il metodo del nostro governo di ostacolare coloro che hanno il coraggio di criticare le politiche degli Stati Uniti.”
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