Karzai: niente rifugio per le donne violentate
Karzai: niente rifugio per le donne violentate
HAWCA E CISDA: LEGGE LI AFFIDA A GOVERNO, CORTE LI VUOLE CHIUSI
2 Febbraio 2011
Manizha Naderi, Direttrice Esecutiva di WAW (Women for Afghan Women – Donne per le Donne Afghane).
Il governo dell'Afghanistan ha proposto un disegno di legge che autorizzerebbe il Ministero degli Affari Femminili (MoWA) a controllare direttamente i pochi shelters attualmente esistenti in Afghanistan, tutti gestiti da organizzazioni non governative (ONG). Questi shelters sono finanziati da fondazioni e governi internazionali e nessuno di loro ha mai autorizzato il governo afghano ad assumerne il controllo.
Manizha Naderi, Direttrice Esecutiva di WAW (Women for Afghan Women) ha dichiarato: “Ci riteniamo offese da questo decreto legge che mostra la palese intenzione del governo afghano di fermare il lavoro che le ONG stanno facendo per i diritti delle donne. Abbiamo sempre permesso che il MoWA visitasse periodicamente i nostri centri e i nostri shelters, ma non gli permetteremo di impossessarsene. Il MoWA non è in grado di gestire shelters per le donne. Inoltre, in quanto braccio del governo e da esso dipendente per la sua stessa sopravvivenza, il MoWA manca dell'indipendenza e della volontà di lottare per i diritti delle donne contro un regime estremamente conservatore”.
Newsletter AFCECO di Febbraio 2011
Ai cari amici degli orfanotrofi AFCECO.
Mentre i bambini sono impegnati con le loro attività invernali noi, presso gli uffici di Afceco, stiamo programmando il nuovo anno scolastico che inizierà alla fine di marzo.
Ci aspettiamo che il 2011 sia un anno cruciale per il miglioramento delle attività già esistenti e per rafforzare ulteriormente i nostri supporti.
Siamo entusiasti dei lavori in corso per la costruzione di un Centro di Attività e Risorse a Kabul che potrà contenere almeno 600 bambini. Creeremo in contemporanea anche altri centri simili ma piu’ piccoli nei nostri orfanotrofi di Jalalabad ed Herat. Abbiamo ricevuto fondi sufficienti perché le nostre ragazze possano continuare la loro Leadership Academy e amplieremo ulteriormente i corsi extra curriculari quali football, musica, karate, fotografia e balletto.
Nel contempo le attività di AFCECO all’estero continuano magnificamente. Il primo e piu’ duraturo dei nostri programmi è il Progetto Aquilone, situato a Milano, in Italia. Ogni inverno, durante il periodo delle vacanze, un gruppo di bambini si trasferisce in Europa per sperimentare il tipo di vita in una nazione sviluppata. I nostri amici italiani ospitano i bambini nelle loro case per farli vivere in una famiglia allargata. Non ci sorprende che i bambini si ambientino facilmente poiché sono già abituati ad una vita familiare in orfanotrofio. I bambini frequentano la scuola tutte le mattine dal lunedì al venerdì per sperimentare l’educazione occidentale. Studiano italiano, inglese, matematica, geografia, computer, ginnastica, musica, arti classiche. Due pomeriggi alla settimana vanno in piscina a lezione di nuoto. Per chi lo desidera, ci sono anche corsi di musica e tante altre attività quotidiane come basket, tennis, scrittura, musica, danza, karate o addirittura scii. È sempre prevista almeno una gita in uno dei luoghi più famosi d’Italia, come Venezia, nonché la possibilità di vivere l’esperienza che piu’ hanno a cuore: girare liberamente in bicicletta nella massima sicurezza.
Un gruppo di attivisti afghani e di Barcellona, appoggiati dal Collettivo Aturem la Guerra, hanno protestato ieri per la presenza dell'ambasciatore Afgano in Spagna.
L'ambasciatore Massud Khalili è stato invitato a partecipare ad un atto organizzato dalla Associazione Pro Diritti Umani dell'Afghanistan (ASDHA). L'anno scorso, ASDHA ha invitato nelle sue conferenze, rappresentanti della NATO e dell governo USA.
Tre attivisti afghani hanno mostrato uno striscione con le scrite “ Massul Khalili, persona non grata, la narcomafia non è gradita in Barcellona”
Una di queste attiviste (la quale ha perso marito e figlia in un bombardamento sul mercato di Kabul negli anni '90), ha dichiarato che “...è un peccato tornare a mettermi il burka per fare questa protesta, ma ho paura di questi uomini, che hanno venduto il nostro paese e distrutto le nostre vite”.
Prima di andare via, i partecipanti alla protesta hanno urlato consegne in favore della femminista afghana Malalai Joya. Come risposta, l'ex direttore delle Questioni Strategiche e Sicurezza del Ministero della Difesa, Pere Vilanova, ha detto che “il carnevale è a febbraio...”
Sono stati distribuiti dei volantini con le scrite “Siamo un gruppo di persone che ci opponiamo all'impero dei signori della guerra e alla occupazione straniera in Afghanistan”.
Il Collettivo Aturem la Guerra crede che sia vergognoso invitare, a nostre spesse e come se niente fosse, il massimo rappresentante di un regime fantoccio e corrotto, che viola i diritti umani.
ASCA-AFP
Kabul, 1 feb - L'anno 2010 ha segnato un triste record nella guerra in Afghanistan: 2.400 civili uccisi, il bilancio più alto dall'inizio dell'invasione guidata dagli Usa. Il dato emerge dal rapporto dell'Afghanistan Rights Monitor (Arm).
Oltre il 60% di questi decessi sono stati causati dai talebani e da altri ribelli, spiega il rapporto puntando il dito contro le forze di coalizione a guida Usa colpevoli del 21% delle vittime civili.
Tra gennaio e dicembre 2010 ''almeno 2.421 civili afgani sono stati uccisi e 3.270 feriti in tutto il Paese'', ha spiegato. ''Almeno 217 civili sono stati uccisi in raid aerei condotti dalla Nato e dagli Usa e 192 hanno perso la vita in scontri diretti e indiretti provocati da queste stesse forze'', spiega il rapporto.
Almeno il 12% di queste vittime sarebbero state causate dalle forze afgane, ha aggiunto il rapporto della ong, mentre decine di migliaia di persone sarebbero state costrette a lasciare le proprie abitazioni per scappare dai combattimenti tra ribelli e forze di sicurezza.
ghi/mcc/rob
Da: WUNRN-BBC
Il sito web della BBC mostra il filmato della lapidazione di una donna.
Quentin Sommerville della BBC: “La fossa nella quale Siddqa si trovava è diventata ora la sua tomba. Centinaia di persone hanno partecipato alla lapidazione, ma nessuna è stata incriminata. L’area è tuttora sotto il controllo talebano”.
27 Gennaio 2011
Quentin Sommerville – BBC News, Kabul
“Gli uomini che hanno lapidato a morte quella coppia verranno portati davanti a un tribunale”, affermano le autorità dopo la diffusione del filmato di queste uccisioni. L’uomo e la donna erano stati accusati di adulterio lo scorso agosto nel distretto di Dashte Archi nella provincia di Kunduz. Centinaia di persone hanno partecipato alla lapidazione, ma nessuna è stata incriminata. L’area è tuttora sotto il controllo talebano. Dopo aver visto il filmato il capo della polizia regionale Gen Daoud Daoud ha affermato che i responsabili verranno riconosciuti. “Invieremo degli investigatori speciali della polizia, li troveremo e li processeremo” ha detto alla BBC.
Il filmato di queste uccisioni, effettuato tramite un telefono cellulare, è stato visto solo dalle autorità afghane e della Nato. E’ un video troppo crudo per essere diffuso.
Il video inizia con Siddqa, una donna di 25 anni, in piedi all’interno di una fossa che le arriva alla vita.
La lapidazione dura due minuti. Centinaia di pietre, di cui alcune piu’ grandi di un pugno di una mano maschile, le vengono gettate in testa e su tutto il corpo. Lei cerca di uscire dalla fossa, ma viene ributtata dentro dalle pietre. Poi, un masso viene lanciato sulla sua testa e mentre il suo burqa si inzuppa di sangue, crolla all’interno della fossa.
Tuttavia, Siddqa è incredibilmente ancora viva. Sembra che i mullahs dicano di lasciarla sola, ma un talebano le si avvicina con un fucile e le spara tre volte.
In seguito il suo amante, Khayyam, viene portato davanti alla folla. Ha le mani legate dietro la schiena. Prima di essere bendato guarda verso il telefono cellulare che lo sta riprendendo; sembra sfidare il pericolo.
L’attacco verso di lui è ancora più feroce. Il suo corpo, che giace con il viso contro la terra, sobbalza ai colpi delle pietre. Sembra stia piangendo, ma poi si azzittisce di colpo.
La coppia era fuggita insieme in Pakistan, ma è stata poi incoraggiata a ritornare con la falsa promessa che nessuno avrebbe fatto loro del male.
Con il voto favorevole del Pd e contrario dell'Idv, la Camera dei Deputati ha approvato l'ennesimo rifinanziamento semestrale della missione italiana in Afghanistan, per una spesa di oltre 2 milioni al giorno.
Oggi pomeriggio alla Camera dei Deputati è stato ritualmente approvato – con il solo voto contrario dell'Italia dei Valori – l'ennesimo rifinanziamento semestrale della missione italiana di guerra in Afghanistan, per una spesa di oltre 410 milioni di euro fino al 30 giugno (pari a 2,26 milioni al giorno).
Hanno votato a favore tutti i deputati presenti del Popolo delle Libertà, dell'Unione di Centro, di Futuro e Libertà, della Lega Nord e del Partito Democratico che, anche questa volta, si è limitato alle solite critiche formali sul ricorso del governo allo strumento del decreto-legge che, dice il Pd, impedisce un serio dibattito parlamentare sullo scopo e il senso della missione in Afghanistan. Non è chiaro su cosa vorrebbero dibattere gli esponenti dell'opposizione Pd, visto che, quando come in questo caso hanno la parola, ribadiscono regolarmente il loro sostegno alla missione militare afgana.
"Noi del Pd condividiamo le scelte di fondo, compiute non da oggi e non solo da questo governo, che stanno dietro a questa decreto'', ha detto l'onorevole Mario Barbi. ''Di fronte all'evidente intensificazione degli scontri armati, ritorna la domanda sul senso della nostra presenza in Afghanistan, ma a questa domanda non si può rispondere con leggerezza: noi continuiamo a pensare che l'Italia debba mantenere rigorosamente gli impegni assunti con gli alleati in sede Nato e che non si debbano compiere scelte unilaterali. Un'Afghanistan stabilizzato e non fondamentalista è nell'interesse dell'Italia. I nostri militari in Afghanistan rendono servizio alla pace e al buon nome e all'immagine del nostro paese: l'Italia ne ha bisogno!''.
di Gianluca Di Feo - l'Espresso
«I vertici delle forze speciali americane in Asia sono membri delle famosa Prelatura. O dei Cavalieri di Malta. E si sentono crociati in lotta contro l'Islam». L'accusa choc di Seymour Hersh, inchiestista di punta del "New Yorker"
Sono i nuovi signori della guerra, quelli in prima linea nel conflitto afghano e in quello iracheno: gli uomini delle forze speciali americane. Gli eredi dei Berretti verdi del Vietnam hanno conquistato alcuni degli incarichi più importanti, a partire dal generale Stanley McChrystal che fino alla scorsa primavera ha comandato tutte le operazioni delle truppe occidentali in Afghanistan.
Sui vertici dei commandos che conducono la lotta al terrorismo islamico in questi giorni si è aperta una polemica con toni da fiction: sono accusati di essere i "nuovi crociati". Non un'accusa generica: molti di loro sarebbero membri dell'Ordine dei Cavalieri di Malta o dell'Opus Dei.
Sembrerebbe una sparata alla Dan Brown, con un complotto di integralisti cristiani che prende il controllo dei combattimenti contro il fondamentalismo islamico. E gli ultimi eredi dei crociati, quell'Ordine di Malta che ancora oggi è riconosciuto come uno stato sovrano, alleati dell'intellighenzia conservatrice cattolica dell'Opus per guidare i guerrieri dello scontro di civiltà.
Invenzioni? Le prove non ci sono. Ma a trasformare la vicenda in un caso internazionale è il nome dell'autore delle rivelazioni: Seymour Hersh, uno dei giornalisti di inchiesta più famosi al mondo e firma di punta del prestigioso "New Yorker".
Peacereporter 20 gennaio 2011
Martedì alla Camera il voto sull'ennesimo rifinanziamento alla missione militare in Afghanistan: 410 milioni di euro per il primo semestre 2011
Martedì 25 gennaio la Camera dei Deputati vota il diciannovesimo rifinanziamento semestrale della missione italiana di guerra in Afghanistan.
Per i 181 giorni di campagna militare che vanno dal 1° gennaio al 30 giugno 2011, è prevista una spesa complessiva di oltre 410 milioni di euro, vale a dire più di 68 milioni al mese (2,26 milioni al giorno).
Un ulteriore incremento rispetto ai 393 milioni (65 al mese) del secondo semestre 2010, causato dall'invio al fronte di nuovi rinforzi che a giugno porteranno il nostro contingente a 4.350 uomini, 883 mezzi terrestri (tra blindati leggeri e pesanti, carri armati, camion e ruspe) e 34 velivoli (tra caccia-bombardieri, elicotteri da combattimento e da trasporto e droni).
Vediamo i dettagli di spesa. 380,77 milioni di euro per il mantenimento del contingente militare schierato in Afghanistan, 12,17 milioni per il personale militare della missione (125 uomini e 6 mezzi) che opera nelle basi americane negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrein e in Florida (Usa), 2,1 milioni per il personale della Guardia di Finanza (Isaf, Eupol e Jmous) e 5 milioni per le operazioni d'intelligence degli 007 dell'Aise (l'ex Sismi).
Dichiarazione dell’Associazione Rivoluzionaria delle Donne d’Afghanistan (RAWA) sulla “Consultative Peace Jirga”
Invitando dei criminali come i Talebani, gli esponenti del partito di Gulbuddin Hekmatyar e altri leader della Jehad a prendere parte alla “Consultative Peace Jirga”, Hamid Karzai ha commesso un altro tradimento nei confronti del popolo afghano. Come qualsiasi fantoccio, capo di stato contro la sua stessa gente, Karzai è sceso prima a compromessi con gli assassini del 27 Aprile 1978 (giorno in cui il PDPA, partito socialista filo-comunista, diede vita alla cosiddetta "rivoluzione di aprile" N.d.T.) e del 28 Aprile 1992 (giorno in cui l’Alleanza del Nord ha preso il controllo di Kabul N.d.T.) affidando loro ruoli chiave nel governo e successivamente nominando i due noti signori della guerra, Karim Khalili e Qasim Fahim,come suoi vicepresidente. Egli definisce i Talebani e i terroristi del partito di Hekmatyar “Figli d’Afghanistan” e cerca di condividere il potere con loro od offre loro la possibilità di avere asilo politico in qualsiasi Paese a loro scelta. Karzai permette loro di muoversi indisturbati in modo tale da poter mantenere facilmente queste regole di stampo mafioso.
Un noto terrorista appartenente al partito islamico di Hekmatyar, Farooq Wardak, è stato incaricato di gestire la Jirga. Inoltre, i delegati dello stesso partito sanguinario di Hekmatyar sono stati ricevuti a Kabul come se fossero delle celebrità dello show business, mettendo a loro disposizione i media locali. La reputazione di criminali come Mullah Wakil Ahmad Motawakal, Mullah Zaef, Humayun Jarir, Abdul Hadi Arghandewal, Sabaoon, Mullah Rocketi, di molti altri terroristi talebani e di esponenti del partito islamico è stata indorata nel corso degli ultimi anni. Tutte queste cose, non solo mettono in luce la vera natura e i reali obiettivi della Jirga, ma costituiscono anche un insulto alla nostra gente, che ha visto la propria liberazione nel processo e nella condanna di Khalqi, Parchami, Jehadisti e di alcuni Talebani, ma sentono ancora sul proprio corpo il peso delle ferite procurategli da questi brutali nemici.
Dopo nove anni di intervento della NATO in Afghanistan NON c'è pace in vista. Invece assistiamo ad un’ulteriore escalation della guerra e un sempre più alto numero di vittime civili. La sicurezza è peggiorata. Nella popolazione prevalgono povertà e disperazione. Talebani e signori della guerra sono al potere in molte province. Signori della guerra e fondamentalisti occupano posti nel governo o sono membri del Parlamento.
Ma c’è anche un altro Afghanistan: donne e uomini coraggiosi che lottano per uno sviluppo democratico e pacifico. Un tale processo può venire solo dal basso e richiede la partecipazione della popolazione alla vita politica e sociale.
Il gruppo della sinistra chiede il ritiro delle truppe dall'Afghanistan e il sostegno dei movimenti della società civile afghana. L’intervento militare non potrà mai trasformarsi in un processo politico. Questi movimenti democratici sono infatti bersaglio di un fuoco incrociato.
Pertanto, gli afghani impegnati in questi movimenti democratici sono stati invitati dalla LINKE a Berlino. Questi attivisti hanno spesso rischiato la vita battendosi contro la guerra e per la democrazia in Afghanistan e la LINKE ritiene che solo facendo sentire le voci autentiche dell’Afghanistan si può avviare un processo di pace in Afghanistan. La conferenza prevede inoltre uno spazio di incontro tra i relatori e gli afgani che vivono in Germania.
Alcuni dei relatori che sono stati invitati:
Malalai Joya, politica e attivista per i diritti umani e per i diritti delle donne. È stata eletta membro del Parlamento Afghano nel 2005 per la provincia di Farah. Divenne nota a livello internazionale quando nel 2003 a 23 anni venne eletta nella Loya Jirga, Assemblea Costituente, e alzò la voce e condannare i signori della guerra presenti in Parlamento. Nel 2007 è stata sospesa per le sue critiche ai signori della guerra presenti nel governo Karzai e in Parlamento. Joya da allora ha vissuto in clandestinitò, è sopravvissuta a diversi attentati ed è stata più volte ospite della LINKE a Berlino. E’ stata Direttrice di OPAWC (Organizzazione per la promozione dei diritti della donna), La sua biografia è stata pubblicata nell’aprile 2009 con il titolo: "Finché avrò voce”.
Peacereporter - 19 gennaio 2011
La stampa iraniana riporta la notizia, ancora non confermata, di tre ragazzine afgane rapite e stuprate – una a morte – da soldati americani nella provincia di Farah, che ricade sotto il comando militare italiano
Secondo quanto riportato dalla stampa iraniana, soldati americani di stanza nella provincia afgana sud-occidentale di Farah - che ricade sotto il comando militare italiano di Herat - avrebbero rapito e stuprato tre ragazzine afgane, causando la morte di una di loro, figlia di un uomo politico locale.
I militari statunitensi, che viaggiavano a bordo di cinque furgoncini Toyota Hiace, avrebbero portato le vittime in una base, e lì le avrebbero sottoposte a violenze sessuali di gruppo. Una di loro sarebbe deceduta per la grave emorragia causata dalle ripetute violente penetrazioni; le altre due sarebbero state ricoverate presso una struttura medica militare.
Corriere della Sera - 19 gennaio 2011
MILANO - Il mullah Omar, leader dei talebani afghani, sarebbe stato operato in Pakistan in seguito a un attacco cardiaco con l'aiuto dell'Isi, i servizi segreti di Islamabad. Lo riporta il Washington Post. Il mullah Omar avrebbe subito un attacco cardiaco lo scorso 7 gennaio e sarebbe stato ricoverato per alcuni giorni in un ospedale vicino a Karachi. Come fonte, il giornale cita un documento della rete privata di intelligence guidata da ex ufficiali della sicurezza Usa, The Eclipse Group, che a sua volta si base sulle dichiarazioni di un medico anonimo dell'ospedale.
Repubblica - 12 gennaio 2011
L'allarme del procuratore aggiunto Pietro Saviotti dopo un'operazione che ha smantellato un'organizzazione dedita all'immigrazione clandestina tra l'Afghanistan e Paesi del centro e nord Europa.
Un flusso costante di immigrati clandestini pronti a spendere cifre da capogiro pur di giungere in Italia, e da qui in molti paesi dell'Europa. Per oltre due anni a gestire gli "ingressi" sul suolo italiano era una organizzazione composta da cittadini dell'Afghanistan e del Pakistan smantellata al termine di una indagine coordinata della Direzione distrettuale antimafia di Roma e condotta dalle Squadra Mobile delle Questure di Roma e Bolzano e della Digos della Questura di Frosinone, coordinata dal Servizio Centrale Operativo. In totale sono 48 i provvedimenti di custodia cautelare emessi, di cui 26 già eseguiti: il reato ipotizzato è quello di associazione per delinquere finalizzati all'immigrazione clandestina.
Gli inquirenti non escludono che tra le migliaia di persone giunte in Italia in questi due anni potrebbero esserci anche soggetti che hanno "partecipato ad attività di terrorismo internazionale". "Si tratta di sospetti su cui stiamo effettuando i controlli", puntualizza il procuratore aggiunto di Roma, Pietro Saviotti.
12 gennaio 12:25 (ANSA)
L'Italia come ponte per il trasferimento di clandestini dalle Regioni dell'Afghanistan ai paesi del centro e nord Europa, dietro pagamento di ingenti somme di denaro.
È quanto emerso da un indagine delle Squadra Mobile di Roma e Bolzano e della Digos di Frosinone, coordinata dal Servizio Centrale Operativo e dai Sostituti Procuratori della DDA della Procura di Roma Leonardo Frisani e Francesco Polino, conclusasi con l'emissione di 48 ordinanze di custodia cautelare in carcere.
(ANSA)
Da: WUNRN
Da Arwa Damon, CNN - 3 gennaio 2011
Kabul, Afghanistan (CNN) - “Avevo tanti sogni per la mia vita, ma quando lo vidi sparirono immediatamente”. Saraya parla sommessamente, tenendo il corpo curvo e torcendosi nervosamente le mani, mentre racconta tutto ciò che ha dovuto subire.
“Dissi a mio padre che non volevo sposarlo. 'Perché mi fai questo?', gli chiesi. Ma mio padre mi rispose: 'Sei in età da matrimonio. Questa è una decisione mia, non tua'.”.
Saraya racconta che dopo soli tre giorni si rese conto di essere sposata ad un pazzo.
L'agitazione e l'emozione hanno fatto sì che non osasse mai parlare pubblicamente e liberamente di quanto le era successo, ma ora ha il viso nascosto da una “maschera”.
La metà della maschera è di colore blu pallido, il colore del “chaudari” o burqa, che simboleggia l'oppressione delle donne; l'altra metà è bianca e rappresenta l'innocenza.
Si tratta della nuova rivoluzionaria trasmissione televisiva afghana “Niqab”, che significa “Maschera”.
L'ideatrice del programma è la ventottenne Sami Mahdi.
L’Afghanistan è l’ultimo – ma non ultimo – frutto avvelenato che si è lasciato dietro il fallimento del “nuovo secolo americano”: un secolo che, nella visione parossistica di Bush e della destra americana, irresponsabilmente sostenuta dai Blair e dai Berlusconi europei, avrebbe dovuto fare degli Stati Uniti il sovrano del mondo, del dollaro il metro di misura dell’universo, del sistema neoliberista l’unico regime economico e politico consentito, e degli “Stati canaglia” un deserto.
Questa politica ha devastato l’economia mondiale, ha diffuso la povertà perfino tra i ricchi e reso più miserabili i poveri, ha distrutto l’Iraq, ha compromesso le prospettive di pace in Medio Oriente e ha impantanato gli eserciti occidentali in Afghanistan.
Se noi stiamo in Afghanistan a morire, ci stiamo per questo; ma non moriamo solo noi, ma anche sono morti quasi 2000 soldati della coalizione, e 40.000 afghani tra militari e civili, mentre centinaia di reduci americani ed inglesi si sono suicidati, come denuncia un appello lanciato dall’ex vescovo di Caserta mons. Nogaro. Se siamo lì in quel contagio di morte, ci stiamo non perché abbiamo fatto una scelta di valori (mettendo in campo per esempio la Costituzione italiana), ma perché, senza scelta, ci siamo messi al servizio di quell’empio disegno. Poi, quando tornano nelle bare, un vescovo militare dice a quei ragazzi uccisi che erano “profeti del bene comune, decisi a pagare di persona per ciò in cui hanno creduto e per cui hanno vissuto”, e che lo stavano facendo “nella consapevolezza di una strategia chiara e armonica”; ma non è vero, né per la coscienza di ciò che essi stavano facendo (in realtà “lavoravano”), né per la chiarezza della strategia, di cui l’unica cosa chiara è che non si sa come uscirne.
Da: WUNRN
Questa foto mostra alcune bambine afghane mentre leggono in una scuola elementare nei sobborghi di Bamiyan.
Kabul, 1° gennaio 2010
Lo scorso sabato un funzionario del governo ha dichiarato che il peggioramento delle condizioni di sicurezza e il perseverare delle abitudini islamiche conservatrici ha impedito a quasi 5 milioni di bambini afghani di frequentare la scuola nel 2010.
I rigidi islamisti talebani vennero estromessi dal potere dagli Stati Uniti e dalle forze afghane quasi una decade fa, tuttavia molte donne non sono ancora in grado di lavorare fuori dalle loro case e, nelle zone più remote del paese, alle bambine e alle ragazze viene impedito di frequentare la scuola.
Durante la dominazione talebana alle donne era vietato usufruire dei servizi sanitari ed educativi ed erano obbligate ad indossare il burqa che le copriva da capo a piedi. Solo i bambini potevano frequentare la scuola, ma queste usanze sono tuttora ampiamente diffuse.
Diversi fondamentalisti islamici oppositori dell'istruzione femminile, hanno gettato acido sui volti di ragazze che si recavano a scuola. Inoltre, molte scuole femminili - anche a Kabul - sono state riempite di gas velenosi. Tutte queste azioni vengono rivendicate dai fondamentalisti islamici.