Unimondo.org - 20 agosto 2013 - Articolo di Andrea Bernardi
KABUL - Le strade che si snodano nel quartiere di Shar e-Now sono lisce come una pista da bowling. Se Shar e-Now fosse un quartiere di Dubai nessuno si sarebbe sorpreso. Invece è un sobborgo elegante e frequentato dagli occidentali di Kabul, la polverosa capitale dell’Afghanistan. I mezzi asfaltatori della municipalità sono al lavoro giorno e notte.
Neppure in questi caldi giorni si sono fermati. Certo, complice il ramadan la produttività dei lavoratori, che non mangiano e bevono per oltre 15 ore non è stata delle migliori nell’ultimo mese. I fondi della comunità internazionale danno qualche risultato visibile a tutti. Uomini con divise arancioni entrano ed escono dai cantieri. Nelle ore di punta, quando la città è intasata in lunghe code di Toyota corolla e fuoristrada, la polvere è insopportabile quasi quanto gli autisti che suonano il clacson come in un carosello per la vittoria di un campionato di calcio.
Hanno iniziato da più di un anno, nei quartieri più ricchi, lasciando a se stessi, almeno per adesso, quelli più poveri. Ma questo avviene un po’ ovunque. Non è solo un male dell’Afghanistan. Basta imboccare la Salang road che porta fuori dalla città per capire che il lavoro da fare è ancora lungo. Nella piazza dove partono gli autobus e dove centinaia di persone aspettano un lavoro giornaliero di qualche dollaro, le buche costringono ad uno zig zag da mal d’auto. Le auto, che non sono certamente l’esempio del rispetto del codice della strada, si gettano velocemente da un lato all’altro della carreggiata. “Qui ci passano poche volte con le loro auto i nostri politici”, dice Guldam, che di lavoro fa il guardiano per una Organizzazione non Governativa e per arrotondare l’autista.