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Contrordine: gli USA vogliono tornare in Afghanistan e riprendersi la base di Bagram

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InsideOver, 8 aprile 2025, di Mauro Indelicato

Per Donald Trump il capitolo Afghanistan è tutt’altro che chiuso. Secondo l’attuale presidente Usa, Washington deve ritornare in possesso dei mezzi e delle attrezzature lasciate nel Paese dopo la fuga del 2021. Questo sottintende la possibilità di un dialogo, diretto o indiretto, con i talebani. Ossia con il movimento islamista che ha preso le redini del potere dopo l’addio statunitense. E che qualcosa si stia muovendo, lo si intuisce anche dalle indiscrezioni trapelate dall’Afghanistan nelle ultime ore. In particolare, il Governo Usa avrebbe trovato l’accordo per tornare a utilizzare la strategica base militare di Bagram.

L’importanza di Bagram
Per comprendere la portata dell’indiscrezione, occorre prima sottolineare la centralità della base militare in questione. In primo luogo, Bagram è un simbolo: è stata prima il simbolo della presenza Usa in Afghanistan e, successivamente, l’emblema del disimpegno di Washington quando i militari hanno iniziato a lasciare la base. L’importanza della struttura è data però dalla sua centralità strategica. Bagram è infatti situata poco più a nord di Kabul ed è collegata direttamente con la capitale afghana. Non solo, ma controllare la base vuol dire avere un hub militare e infrastrutturale vitale per esercitare influenza sia in Afghanistan che in tutta la regione centro-asiatica. Non è un caso se a Bagram, tra gli anni Settanta e Ottanta, prima ancora degli statunitensi sono stati presenti i sovietici durante il decennio di occupazione di Mosca. Infine, la base è importante anche perché non troppo lontana né dai confini con l’Iran e né da quelli con la Cina.

Le indiscrezioni sul rientro dei soldati Usa
È per questo che l’eventuale ritorno di mezzi e militari di Washington a Bagram avrebbe del clamoroso. Le prime indiscrezioni sono apparse nella giornata di lunedì sull’agenzia afghana Khaama Press. In diversi articoli, in particolare, si è fatto riferimento all’arrivo nella base di almeno un aereo C-17 con a bordo funzionari di alto rango statunitensi. Tra questi, anche uno dei vice direttori della Cia. La natura della missione effettuata dal velivolo non è stata chiarita ma, così come si legge sempre sull’agenzia afghana, il semplice atterraggio del C-17 rappresenta il segnale di importanti contatti diplomatici tra statunitensi e talebani. Altre fonti hanno però smentito l’arrivo dell’areo Usa a Bagram, evidenziando però che in effetti il 5 aprile scorso un C-17 ha effettivamente sorvolato il territorio afghano prima di dirigersi verso lo spazio aereo tagiko.

L’incontro negli Emirati Arabi Uniti
Ma a rilanciare l’indiscrezione legata a un possibile colloquio diretto tra rappresentanti di Washington e membri dell’emirato talebano, sono stati i giornalisti di Amu Tv. Si tratta di una tv afghana fondata dopo il rientro degli studenti coranici a Kabul, ma con sede in Virginia. Il network vanta contatti sia con funzionari Usa che con alti ufficiali talebani. E sarebbero stati proprio tre di loro a rivelare l’esistenza di un incontro avvenuto nei giorni scorsi negli Emirati Arabi Uniti. Ossia in uno dei pochi Paesi che riconosce il Governo talebano e che ha stabili contatti diplomatici con gli attuali padroni di Kabul.

Sfruttando la visita ad Abu Dhabi di Sirajuddin Haqqani, numero due nella gerarchia talebana, funzionari inviati dalla Casa Bianca avrebbero trovato un accordo per lo sfruttamento di Bagram. L’intesa prevedrebbe vantaggi per entrambe le parti in questione. I talebani infatti, riceverebbero soldi da parte degli Usa e vedrebbero parzialmente ridimensionato il proprio isolamento internazionale. Dal canto suo, Washington tornerebbe in possesso della base di Bagram. Una circostanza quest’ultima che avrebbe importanza soprattutto in chiave anti cinese. Alla base dell’iniziativa diplomatica infatti, ci sarebbero le preoccupazioni di Washington per la crescente influenza di Pechino in Afghanistan. Occorre comunque precisare che, per il momento, non ci sono state né conferme e né smentite ufficiali da parte dei diretti interessati.

 

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