Per preservare la presenza e la voce delle donne nella sfera pubblica, che i Talebani sono intenzionati a cancellare, garantire che le giornaliste continuino a lavorare è una necessità strategica

Rukshana Media, 3 maggio 2024

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Un rapporto sulla difficile esistenza della popolazione di Farah sotto il governo oppressivo dei Talebani. E un appello all'unità

 Rawa News, 28 aprile 2024

taliban fighters detain farah farmers

La popolazione di Farah ha sopportato una miriade di sfide sociali, economiche e culturali per oltre quattro decenni e, come i residenti di altre province, non ha mai

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ARCHIVIO ARTICOLI

Per preservare la presenza e la voce delle donne nella sfera pubblica, che i Talebani sono intenzionati a cancellare, garantire che le giornaliste continuino a lavorare è una necessità strategica

Rukshana Media, 3 maggio 2024

journalist 1023x570 1 1

 

Un rapporto sulla difficile esistenza della popolazione di Farah sotto il governo oppressivo dei Talebani. E un appello all'unità

 Rawa News, 28 aprile 2024

taliban fighters detain farah farmers

La popolazione di Farah ha sopportato una miriade di sfide sociali, economiche e culturali per oltre quattro decenni e, come i residenti di altre province, non ha mai goduto di libertà, prosperità e benessere. Tuttavia, negli ultimi due anni, sotto il governo oppressivo dei Talebani, queste difficoltà si sono aggravate.

Dal divieto di argomenti femminili all'installazione di monitor nelle redazioni: secondo Reporter Senza Frontiere (RSF), l’Afghanistan è oggi tra i 10 Paesi più pericolosi al mondo per i lavoratori dei media

Farshid Aram, Freshta Ghani, Zan Times, 3 maggio 2024

WorldPressFreedom

 Secondo Reporter Senza Frontiere (RSF), l’Afghanistan è oggi tra i 10 Paesi più pericolosi al mondo per i lavoratori dei media.

L’apartheid di genere contro le donne afghane e gli interessi di chi vuol legittimare i Talebani. Un contributo del CISDA pubblicato da Altreconomia per tenere acceso un faro sull’Afghanistan

Beatrice Biliato (CISDA), Altreconomia, 9 maggio 2024

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Malalai Joya - Milano, dicembre 2013

Meena Keshwar Kamal

MEENA (1956-1987) è nata a Kabul. Durante il suo periodo scolastico, gli studenti a Kabul e in altre città afghane erano profondamente impegnati in attività sociali e nei crescenti movimenti di massa.
Meena ha lasciato l'università per dedicarsi come attivista sociale ad organizzare le donne ed educarle. Perseguendo la sua causa per ottenere il diritto alla libertà e all'espressione e conducendo attività politiche, Meena ha posto le basi per la fondazione di RAWA nel 1977.
Questa organizzazione intendeva dare voce alle donne dell'Afghanistan private dei loro diritti e costrette al silenzio. Meena iniziò una campagna contro le forze sovietiche e il loro regime fantoccio nel 1979 e organizzò numerose marce e incontri in scuole, college e all'Università di Kabul per sensibilizzare l'opinione pubblica.
Un altro grande servizio reso da lei alle donne afghane è stato il lancio di una rivista bilingue Payam-e-Zan (Il messaggio delle donne) nel 1981. Per mezzo di questa rivista RAWA ha potuto lanciare con coraggio ed efficacia la causa delle donne afghane. Payam-e-Zan ha costantemente denunciato la natura criminale dei gruppi fondamentalisti.

Meena ha anche organizzato le scuole Watan per i bambini rifugiati, un ospedale e centri di artigianato per donne rifugiate in Pakistan per sostenere finanziariamente le donne afghane.
Alla fine del 1981, su invito del governo francese, Meena ha rappresentato il movimento afghano di resistenza al Congresso del Partito Socialista Francese.
La delegazione sovietica presente al Congresso, guidata da Boris Ponamaryev, ha lasciato la sala con vergogna quando i partecipanti applaudivano e Meena mostrava il segno di vittoria.
Oltre alla Francia Meena ha visitato anche vari altri Paesi europei e incontrato le personalità più importanti.
Il suo lavoro sociale attivo e la sua difesa effettiva contro le posizioni dei fondamentalisti e del regime fantoccio hanno provocato l'ira dei Sovietici e dei fondamentalisti; fu assassinata dagli agenti del KHAD (il braccio aghano del KGB) e dai loro complici a Quetta, in Pakistan, il 4 febbraio 1987.

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