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Afghanistan: si stanno normalizzando le relazioni con i talebani?

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Con accordi politici ed economici il riconoscimento dei talebani è una realtà anche se formalmente non c’è il riconoscimento formale ma i diritti umani e delle donne in particolare passano sempre in secondo piano.

Il Caffè Geopolitico, 6 maggio 2024

Contropiano_6-6-24_copy.jpgIn 3 sorsi – Le preoccupazioni per il terrorismo e le opportunità economiche guideranno un maggiore impegno internazionale con i talebani, nonostante le loro rigide politiche interne e i legami con altri gruppi radicali.

1. Da Mosca un segnale da non trascurare

Nel corso degli ultimi mesi si è osservato un crescente avvicinamento di alcuni Paesi ai talebani afghani, motivato sia dalle preoccupazioni per il terrorismo, sia dalle opportunità economiche. Il segnale più recente arriva dalla Russia, che ha ipotizzato di rimuovere il gruppo dalla propria lista delle organizzazioni terroristiche per migliorare la collaborazione contro l’ISIS-Khorasan (ISKP), basato in Afghanistan. Questo input arriva dopo che il capo del Servizio Federale di Sicurezza Russo (FSB) ha confermato il coinvolgimento dell’ISKP nell’attacco del 22 marzo alla Crocus City Hall di Mosca, smentendo le precedenti affermazioni che lo collegavano all’Ucraina e all’Occidente.

2. Approcci divergenti tra paesi

Come Mosca, anche l’Iran ha evitato azioni militari contro Kabul dopo l’attacco dell’ISKP a Kerman, preferendo rafforzare le relazioni con i Talebani. Questo atteggiamento molto pragmatico sembra dettato dalla necessità di contrastare l’ISIS senza impegnarsi in interventi militari diretti.

Al contrario, il Pakistan ha continuato a condurre attacchi aerei contro militanti in Afghanistan. Queste divergenze nelle strategie evidenziano le diverse priorità degli attori nella regione. La Cina, ad esempio, ha scelto di investire nelle risorse minerarie afghane, richiedendo però ai talebani di garantire la sicurezza per le operazioni. Anche gli Stati Uniti stanno considerando una ripresa dei rapporti, pur senza riconoscere il regime: nel 2023 il Dipartimento di Stato ha approvato un documento strategico che include la potenziale riapertura di un consolato a Kabul.
A livello locale il Tagikistan, noto per la sua opposizione ai talebani, ha permesso agli stessi di prendere il controllo informale del consolato afghano a Khorog, anche questo un segnale di cambiamento politico.

3. Prospettive future: economia e sicurezza, ma niente riconoscimento?

Molti Paesi vedono già adesso nei talebani un interlocutore necessario per la stabilità regionale e questo impegno è ritenuto il modo meno costoso e più efficace per perseguire i propri interessi e affrontare le preoccupazioni sulla sicurezza.
Anche l’interesse economico continuerà a crescere, soprattutto per l’accesso alle risorse minerarie o per grandi progetti infrastrutturali come il TAPI, ma sarà condizionato dalla capacità di Kabul di garantire sicurezza.
Tuttavia il riconoscimento formale dei talebani sarà limitato dalle loro politiche rigide lesive dei diritti umani, in particolare contro le donne, e dalle preoccupazioni su critiche e ricadute politiche interne, soprattutto in Occidente.
D’altra parte anche la situazione a Kabul è complessa, per i disaccordi tra i leader intransigenti e quelli più pragmatici. Questi ultimi temono che le politiche del capo supremo Hibatullah Akhundzada stiano rendendo il regime sempre meno sopportabile tra gli afghani e danneggiando le relazioni estere. Tuttavia, l’aumento delle interazioni di altri Paesi con il gruppo probabilmente rafforzerà Akhundzada, riducendo ulteriormente l’influenza già limitata delle guide più pragmatiche.

Redazione del Caffè Geopolitico – Con ausilio di Intelligenza Artificiale

 

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