Donne all’ombra del fascismo globale: la narrazione di una ragazza afghana e una verità che non conosce confini
Socialist Feminism by Frieda Afary, 19 agosto 2025, di Azadeh Omid
Negli ultimi quattro anni ho vissuto in un Paese in cui il cielo crolla costantemente sulla testa delle donne. Da ragazza afghana, accolgo ogni alba senza sapere se quel giorno vedrò il tramonto. Nell’ombra minacciosa dei talebani, essere donna non è solo una limitazione, ma un crimine, un crimine la cui punizione è l’esclusione dalla vita sociale e umana. Ogni
volta che sento che i talebani hanno arrestato donne per motivi come “non indossare l’hijab” o “insubordinazione”, mi si stringe il cuore. Quando esco di casa, l’hijab obbligatorio non solo mi copre il corpo, ma agisce anche come una catena intorno al collo e alla mente. La sicurezza è inutile anche a casa. Il silenzio della sera è rotto dal pensiero che “domani potrebbe essere il mio turno”.
Questo incubo non è personale. È collettivo. Centinaia di migliaia di donne in Afghanistan oggi stanno vivendo questa ansia e repressione. Siamo intrappolate in una trappola che non ci offre alcuna via di fuga né il coraggio di resistere. Ma devo dire che questo inferno non è stato costruito solo dai talebani. È il prodotto diretto degli accordi presi dalle grandi potenze: Stati Uniti, NATO, Pakistan, Iran, Arabia Saudita, Qatar, Russia e Cina. Ognuna di loro ha trasformato il nostro Paese in una scacchiera con i propri interessi economici e militari. Una scacchiera in cui la vita e la libertà delle donne sono solo pedine inutili.
Questa catastrofe non riguarda solo l’Afghanistan. Il fascismo, indipendentemente dalle sue forme e dal suo linguaggio, è nemico della libertà e dell’uguaglianza delle donne, sia che si manifesti nei fondamentalisti religiosi di Kabul o nei nuovi governanti di Washington DC, che usano il linguaggio dell’odio e della discriminazione per aprire la strada alla violenza e alla disuguaglianza. L’ascesa di Trump negli Stati Uniti è stata una sirena d’allarme globale e non solo una crisi interna. Quando una donna perde il diritto al controllo del proprio corpo, l’eco di questa sconfitta raggiunge anche l’Afghanistan, l’Iran, la Palestina, la Siria…
La storia delle lotte delle donne ha dimostrato che fascismo e autoritarismo possono crescere solo quando il silenzio e la complicità prendono il sopravvento. Questo silenzio, che si manifesti sotto forma di indifferenza delle nazioni o di conciliazione tra i governanti, è l’ossigeno che mantiene vive le fiamme dell’autoritarismo. Le donne negli Stati Uniti, in Iran, in Palestina, in Kurdistan, in Turchia, in Ucraina, in Russia, in Cile, in Spagna, in Sudafrica, in Afghanistan e in molte altre parti del mondo hanno imparato attraverso la lotta e la resistenza che l’emancipazione non è un dono dall’alto. La libertà deve venire dal basso, dal cuore delle strade, dalle voci delle donne, dal coraggio e dalla solidarietà.
Sono ancora qui, in un Paese che vuole farmi tacere e dimenticarmi. Ma ogni giorno, anche se nessuno sente la mia voce, dentro di me c’è una fiamma che dice “no”. Questo “no” non è rivolto solo ai talebani, ma a qualsiasi sistema che emargini le donne, in nome della religione o sotto la copertura di una falsa democrazia.
La nostra emancipazione è strettamente legata alla presa in carico del nostro destino. Nessuna potenza straniera, nemmeno con la pretesa di libertà, potrà liberarci. Proprio come il fascismo non ha confini, anche la nostra lotta deve essere globale, una rete di donne e uomini che si ribellano al dominio, alla disuguaglianza e alla violenza in ogni parte del mondo.
Sono una ragazza afghana, ma la mia storia è la storia di tutte le donne che lottano nel mondo di oggi per il diritto di respirare, prendere decisioni e vivere. Finché questa lotta continuerà, il fascismo non durerà per sempre.
Azadeh Omid
15 agosto 2025
Foto originariamente pubblicata su https://femena.net/2024/08/15/three-years-and-counting-the-struggle-and-resistance-of-afghan-women/
[Trad. automatica]
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