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Nebbia di guerra Gli scontri armati tra Pakistan e Afghanistan, e il fragile equilibrio tra le potenze asiatiche

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Linkiesta, 16 ottobre 2025, di Gianni Vernetti

I combattimenti tra i talebani l’esercito di Islamabad potrebbero provocare uno stravolgimento dell’ordine politico in una regione su cui convergono gli interessi di India e Cina (e, in misura minore, Iran)

Sta per esplodere un nuovo conflitto in Asia. Si tratta dei pesanti scontri iniziati pochi giorni fa fra l’esercito del Pakistan e le formazioni armate dei talebani al governo dell’Afghanistan, un conflitto a tutto campo che fino a pochi mesi fa sarebbe stato impensabile alla luce dell’alleanza di lunga data fra il Pakistan e i talebani, peraltro rafforzatasi dopo il ritiro occidentale dall’Afghanistan dell’agosto del 2021. Proprio ieri è stato annunciato un cessate il fuoco di quarantotto ore per fermare – sia pure temporaneamente – uno dei confronti armati più gravi degli ultimi anni.

Gli scontri a fuoco alla frontiera fra i due Paesi sono iniziati l’11 e il 12 ottobre. Ci sono stati violenti combattimenti fra i talebani e le forze di sicurezza pakistane, che hanno causato decine di morti e la chiusura di diversi valichi di frontiera, fra cui lo strategico Passo Khyber – un passo di montagna che collega il Pakistan con l’Afghanistan.

Gli scontri sono dilagati dopo che il l’esercito di Islamabad aveva effettuato attacchi senza precedenti con droni nel centro di Kabul e raid aerei nell’est del Paese, per rispondere agli attacchi terroristici del gruppo Tehrik-e-Taliban Pakistan (Ttp) che il governo del Pakistan sostiene essere armato e protetto da Kabul.

Gli scontri, secondo il portavoce del governo dei talebani Zabihullah Mujahid, hanno provocato l’uccisione di cinquantotto soldati pakistani e di decine di miliziani afghani.

Il rischio di un conflitto armato fra Afghanistan e Pakistan potrebbe mutare in modo radicale gli equilibri dell’intera regione, a cominciare dai progetti della Repubblica popolare cinese nel subcontinente.

Non è un mistero che dopo il precipitoso ritiro delle forze occidentali da Kabul, la Cina abbia rapidamente colmato il vuoto posizionandosi come il principale interlocutore del nascente governo talebano, ospitando diverse volte la nuova leadership talebana a Pechino e ottenendo anche diverse concessioni minerarie. L’esercito Popolare vorrebbe anche ottenere in concessione da Kabul una parte della base militare di Bagram per presunte operazioni umanitarie, fatto che ha spinto pochi giorni fa l’amministrazione degli Stati Uniti a rivendicare nuovamente la base e l’aeroporto militare che per vent’anni è stato il cuore della presenza americana nel Paese.

In più, la Cina sta cercando in ogni modo di includere Kabul nel Corridoio Economico Cina-Pakistan (Cpec), quella fitta rete di infrastrutture stradali e ferroviarie che garantirà a Pechino lo sbocco sull’Oceano Indiano grazie al nuovo porto in costruzione a Gwadar.

Ma l’obiettivo di Pechino è più ampio e ambizioso: realizzare un’ampia area di influenza sino-islamista, includendo l’Afghanistan nella rete di alleanza cinesi del grande Medio Oriente, oggi ben radicata in Pakistan e Iran.

L’Iran è riuscito a sopravvivere alle sanzioni occidentali grazie alla vendita, praticamente esclusiva, del proprio greggio alla Cina. Il Pakistan è da anni il più importante alleato in tutta l’Asia della Repubblica popolare cinese: sia in termini economici e commerciali sia sul fronte militare e della sicurezza. Non è un segreto che nel recente confronto militare del marzo 2025, che ha visto contrapporsi per cinque giorni gli eserciti di India e Pakistan, in seguito al terribile attacco terroristico di Palgaham nel Kashmir indiano, la Cina abbia fornito assistenza militare e di intelligence alle forze armate di Islamabad.

Ma ora c’è aria di cambiamento ed è nuovamente l’India al centro del grande gioco che si sta svolgendo fra le montagne afghane e il subcontinente.

Il ministro degli Esteri talebano, Amir Khan Muttaqi, è in questi giorni a New Delhi per una visita di una settimana per tentare di rompere l’isolamento internazionale del Paese e realizzare intese economiche e di sviluppo con il governo indiano.

Le recenti e forti tensioni con il Pakistan potrebbero dunque produrre un’inedito avvicinamento di Kabul a New Delhi e il ministro degli Affari esteri indiano Jaishankar ha già annunciato che la missione a Kabul diventerà a brevissimo un’ambasciata a tutti gli effetti.

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