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Ocalan riappare in video: «Disarmo senza indugi»

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il manifesto, 10 luglio 2025, di Tiziano Saccucci

LE PRIME IMMAGINI DAL CARCERE DEL LEADER DEL PKK DAL 1999 Plauso al percorso di pace intrapreso dal movimento curdo: «Un passo storico e urgente»

«Cari compagni, per senso etico, mi sento in dovere di fornirvi risposte chiare e articolate sui problemi, le soluzioni, i risultati raggiunti e la situazione concreta del nostro Movimento Comunalista». Con queste parole, Abdullah Ocalan è riapparso per la prima volta in video dal 1999. Un segnale che arriva in un momento cruciale per il processo di pace tra il movimento curdo e lo Stato turco.

Il filmato, diffuso mercoledì dall’agenzia Firat News, mostra il leader storico del Pkk circondato da sei compagni di prigionia: Hamili Yıldırım, Ömer Hayrı Konar e Veysi Aktas – già noti per aver condiviso con Ocalan anni di isolamento e già presenti nella foto dell’appello del 27 febbraio – e tre volti nuovi: Ergin Atabey, Zeki Bayhan, Mahmut Yamalak, intellettuali detenuti da decenni con l’accusa di appartenenza al Partito dei Lavoratori del Kurdistan.

SECONDO FONTI del movimento curdo, la presenza di questi ultimi a Imrali rappresenta un passo di Ankara nel contesto dei negoziati. I tre farebbero parte di un gruppo di lavoro incaricato di affiancare Ocalan nella redazione del nuovo “Manifesto per la società democratica”, annunciato dal leader curdo nel video, destinato a sostituire “La Via della Rivoluzione del Kurdistan”, testo guida del movimento per oltre cinquant’anni.

Il documento diffuso porta la data del 19 giugno, ma la sua pubblicazione è arrivata solo ora. Mentre sul piano pubblico il processo di pace pareva stagnare, la delegazione del partito Dem, che svolge il ruolo di mediatore, è stata particolarmente indaffarata: il giorno prima della data riportata nella lettera, i rappresentanti del partito avevano incontrato Ocalan per la quinta volta, mentre Devlet Bahceli proponeva al Parlamento la creazione di una commissione di cento membri per gestire i negoziati.

A Imrali, dopo anni di isolamento quasi assoluto, nelle ultime settimane il traffico si è fatto insolito: i prigionieri hanno potuto ricevere visite familiari due volte in poche settimane e domenica scorsa hanno incontrato nuovamente la delegazione Dem, che lunedì ha discusso con il presidente Erdogan, secondo incontro diretto dall’avvio di questa fase negoziale.

NEI SETTE MINUTI DEL VIDEO, Ocalan ha ribadito il sostegno all’Appello per la Pace e la Società Democratica del 27 febbraio scorso, salutando con favore il XII Congresso del Pkk, definito «una risposta positiva, sostanziale ed esaustiva».

Da qui l’invito esplicito a deporre le armi e a istituire una commissione parlamentare «pienamente operativa» presso la Grande Assemblea Nazionale Turca. Senza ulteriori ritardi. «È importante evitare sterili logiche del tipo “prima tu, poi io”: i passi necessari devono essere compiuti senza indugi».

«Dovete accogliere con responsabilità – prosegue Ocalan – l’impegno di garantire la deposizione delle armi davanti all’opinione pubblica. Questo passaggio non solo avrà valore di fronte al parlamento, ma rassicurerà l’opinione pubblica e darà prova del rispetto degli impegni presi» Un chiaro riferimento alla cerimonia annunciata da giorni a Sulaymanyya, nel Kurdistan iracheno, dove il primo gruppo di guerriglieri dovrebbe consegnare simbolicamente le armi, sotto gli occhi di osservatori internazionali.

NON MANCA UN ACCENNO alla questione più spinosa: la libertà personale del leader curdo, definita ripetutamente dal Pkk condizione imprescindibile per la fine della lotta armata: «Non ho mai considerato la mia libertà come una questione personale. Filosoficamente, la libertà dell’individuo non può essere separata da quella della società».

Il discorso si chiude con un monito e una speranza: «Gli ultimi sviluppi dimostrano quanto questo passo storico sia importante e urgente. Affermo con forza e convinzione che queste discussioni ci condurranno verso un nuovo programma teorico e una nuova fase strategica e tattica a livello nazionale, regionale e globale».

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