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Tag: Öcalan

Bologna dà la cittadinanza onoraria al leader curdo Ocalan

ansa.it 14 marzo 2025

La proposta è partita da Coalizione Civica

BOLOGNA, 14 MAR – Presto lo storico leader curdo, Abdullah Ocalan, diventerà cittadino onorario di Bologna.
Lunedì in consiglio comunale verrà votata, infatti, la proposta di conferire al fondatore del partito dei lavoratori Pkk, detenuto da oltre 20 anni nell’isola prigione di Imrali in Turchia da 22 anni, l’importante riconoscimento.

Primo firmatario e proponente dell’iniziativa, sottoscritta da una ventina di consiglieri comunali di maggioranza, è il capogruppo di Coalizione Civica, Detjon Begaj che ha illustrato al proposta in Comune, insieme ad altri esponenti della maggioranza e al Ali Ekber Sultan, di Uiki Onlus, l’Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia.
“Il Comune di Bologna sta facendo una cosa importante – conferma Begaj – Abbiamo deciso di conferire la cittadinanza onoraria ad Ocalan prima del suo appello al Pkk alla pace, che ha rafforzato la nostra convinzione. Non solo rappresenta la resistenza del popolo curdo, ma è ispiratore di esperimento straordinario di democrazia, ecologia e femminismo come quello del Rojava”.
Il movimento di Begaj e della vicesindaca Emily Clancy punta non solo alla “liberazione di Ocalan e al riconoscimento dell’esperienza del Rojava, ma a inviare un segnale di pace”.
Anche la vicesindaca Clancy, al lavoro per l’emergenza maltempo, ha ricordato con un messaggio come “con questo gesto simbolico, Bologna ribadisca il proprio impegno per i diritti e la libertà dei popoli”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche la delegata del Comune per i diritti umani, Rita Monticelli, che ribadisce come per “Bologna essere solidali sia una questione politica. Insieme a tutti gli esponenti della maggioranza – spiega Monticelli – abbiamo pensato che fosse necessario far sentire la nostra voce.
Vogliamo schieraci contro la lesione dei diritti umani di Ocalan, che è in carcere in isolamento totale da tantissimo tempo e riconoscere l’importanza della fondazione del Pkk.
Sappiamo che ci sono stati alcuni passaggi considerati contraddittori, ma sappiamo anche che recentemente Ocalan ha chiesto al Pkk di fare un percorso di pace e di sostegno democratico, deponendo le armi in tutti i sensi”.

Conferenza dell’11-12 aprile a Roma Campagna Libertà per Öcalan, Soluzione politica alla questione curda

http://uikionlus.org 12marzo 2025

A tutte le reti di solidarietà, comitati e sostenitori della Campagna Libertà per Öcalan, Soluzione politica alla questione curda

Oggetto: Conferenza dell’11-12 aprile a Roma (Centro Congressi Frentani)

Cari e care,

Negli ultimi anni, insieme abbiamo compiuto passi importanti nella costruzione di reti internazionali di solidarietà in tutta Europa e oltre, organizzando azioni, scrivendo lettere alle istituzioni chiave e portando davvero questo tema alla ribalta della politica internazionale e dell’opinione pubblica. Grazie a tutti i vostri sforzi, siamo riusciti in parte a raggiungere i nostri obiettivi. Dal 23 dicembre, ci sono stati diversi incontri con Abdullah Öcalan, nei quali egli ha sottolineato la soluzione della questione curda. Ora, per raggiungere tutti i nostri obiettivi, è necessario lavorare di più insieme.

Dal suo inizio nell’ottobre 2023, la campagna è riuscita a riunire sindacati, movimenti sociali, avvocati, giuristi, partiti politici, funzionari eletti, artisti, intellettuali, attivisti, premi Nobel e milioni di curdi, costruendo reti di solidarietà a livello locale e internazionale. In questo modo, ha cercato di rompere l’isolamento di Ocalan e di rendere possibile una soluzione politica giusta e democratica alla secolare questione curda in Turchia, consentendo la sua partecipazione a un nuovo dialogo.

Grazie al nostro sforzo collettivo nell’ultimo anno, siamo riusciti a fare pressione sullo Stato turco e sulle istituzioni internazionali, creando le condizioni per ricominciare gli incontri con Öcalan. Tuttavia, come ha dichiarato Öcalan nel primo incontro tenutosi in autunno con i rappresentanti del partito DEM, il suo isolamento continua. Ciò che è diventato ancora più evidente è il ruolo cruciale di Öcalan nel trovare una soluzione politica alla secolare questione curda. Poiché la questione curda rimane la questione politica contemporanea più centrale del Medio Oriente, la sua risoluzione pacifica è quindi cruciale per la pace e la stabilità dell’intera regione. Inoltre, fornendo un approccio paradigmatico a molte delle crisi sociali e politiche più pressanti di oggi, le soluzioni di Öcalan servono come tabella di marcia per la stabilità e la coesistenza in Medio Oriente.

Nonostante le enormi difficoltà, affidandosi al paradigma del Confederalismo Democratico ideato da Öcalan, il popolo del Rojava ha dimostrato una straordinaria capacità di costruire una società inclusiva basata su principi di democrazia, uguaglianza di genere e giustizia sociale. Con la caduta del regime di Assad, questa esperienza potrebbe essere un modello positivo per la nuova Siria, ma è in pericolo, minacciata dalle politiche oppressive del regime turco e dai continui attacchi dei suoi mercenari.

Vi invitiamo a partecipare a questa conferenza di due giorni per sviluppare un piano comune per la prossima fase della campagna per la libertà di Öcalan. Nell’ambito della conferenza, ogni rete avrà la possibilità di condividere il proprio punto di vista e le proprie riflessioni sulla campagna, nonché le proposte per il futuro.

Ci auguriamo di vedervi alla conferenza,

A nome del network e dell’Iniziativa Nobel,
Prof. Kariane Westrheim

PS: Vi preghiamo di registrarvi tramite:info.kurdishnetwork@gmail.com

Contatti:Tiziano Saccucci cell:3762517272

Ocalan: Appello per la Pace e una Società Democratica

Woman Jin Solidarity,  27 febbraio 2025
Oggi Abdullah Öcalan, leader del popolo curdo incarcerato da oltre 25 anni sull’isola di Imrali, dopo anni di silenzio forzato ha rilasciato la seguente dichiarazione

Appello per la Pace e una Società Democratica

Il PKK è nato nel XX secolo—il secolo più violento della storia—nel contesto creato da due guerre mondiali, la Guerra Fredda, la repressione delle libertà e, soprattutto, la negazione dell’identità curda.
Dal punto di vista teorico, programmatico, strategico e tattico, è stato profondamente influenzato dalla realtà del sistema socialista reale del secolo scorso. Tuttavia, il crollo del socialismo reale negli anni ’90, dovuto a ragioni interne, insieme alla dissoluzione delle politiche di negazione dell’identità nel paese e ai progressi nella libertà di espressione, hanno portato il PKK a uno stato di perdita di significato e ripetizione eccessiva. Di conseguenza, come movimenti simili, ha esaurito il proprio ciclo di vita, rendendo necessaria la sua dissoluzione.
Nel corso di una storia lunga oltre 1.000 anni, turchi e curdi hanno mantenuto un’alleanza—prevalentemente basata su una cooperazione volontaria—per preservare la loro convivenza e resistere alle potenze egemoniche.

Gli ultimi 200 anni di modernità capitalista hanno cercato di smantellare questa alleanza. Le forze coinvolte, in linea con i propri interessi di classe, hanno principalmente servito questo obiettivo. Questo processo si è accelerato con le interpretazioni assimilazioniste della Repubblica. Oggi, il nostro dovere fondamentale è riorganizzare questa fragile relazione storica in uno spirito di fratellanza, senza ignorare le fedi.

L’emergere e l’ampio sostegno al PKK—la più lunga e vasta insurrezione e movimento armato nella storia della Repubblica—sono derivati dalla chiusura dei canali politici democratici.
Il risultato inevitabile di una traiettoria ultranazionalista—come richieste di uno Stato-nazione separato, federalismo, autonomia amministrativa o soluzioni culturaliste—non riesce a fornire una risposta alla sociologia storica e sociale.
Il rispetto delle identità, il diritto alla libera espressione e la possibilità di organizzarsi democraticamente—permettendo a ogni segmento della società di plasmare le proprie strutture socio-economiche e politiche—possono realizzarsi solo attraverso l’esistenza di una società e di uno spazio politico democratici.

Il secondo secolo della Repubblica (Turca) potrà ottenere una continuità duratura e fraterna solo se sarà coronato dalla democrazia. Non esiste un’alternativa alla democrazia per costruire e attuare un sistema. Non può esserci un’altra via. La riconciliazione democratica è il metodo fondamentale.

Anche il linguaggio di questa era di pace e società democratica deve essere sviluppato in conformità con la realtà.
Alla luce dell’attuale clima, plasmato dall’appello del signor Devlet Bahçeli, dalla volontà espressa dal signor Presidente e dagli approcci positivi di altri partiti politici nei confronti di tale appello, faccio un appello al disarmo e ne assumo la responsabilità storica.

Così come ogni organizzazione e partito contemporaneo, la cui esistenza non sia stata interrotta con la forza, farebbe volontariamente, convocate il vostro congresso e prendete la decisione di integrarsi con lo Stato e la società: tutti i gruppi devono deporre le armi e il PKK deve sciogliersi.

Rivolgo i miei saluti a tutti i segmenti della società che credono nella convivenza e ascoltano il mio appello.
Abdullah Öcalan

Turchia. Liberare Ocalan per costruire la pace

Carla Gagliardini, volerelaluna, 25 febbraio 2025

La persecuzione dello Stato turco verso i leader politici curdi del DEM (Partito dell’Uguaglianza e della Democrazia dei Popoli) continua in Turchia, come i bombardamenti turchi in Rojava, regione siriana governata dalla DAANES (Amministrazione Autonoma Democratica della Siria del Nord-Est), a guida curda, che hanno già fatto molte vittime tra i civili.

La via dei colloqui tra Ankara e Abdullah Ocalan, leader del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), che si è aperta a dicembre per porre fine al conflitto che va avanti da cinquant’anni sembra però ancora aperta. Rimane tuttavia il quesito sul perché Erdogan invece di alleggerire la tensione la alimenti. Vuole forse indebolire il più possibile Ocalan per dover cedere molto poco sul tavolo delle trattative, che riguardano anche il Rojava, a maggior ragione oggi in una Siria dove la Turchia sta giocando una partita da protagonista?

Un tentativo per raggiungere un accordo era già stato fatto nel 2013 ma era poi naufragato nel 2015, nel pieno dell’attacco sferrato dall’ISIS in Siria contro le comunità del Rojava, in maggioranza curde. Ankara aveva favorito l’ingresso dei foreign fighters che andavano a ingrossare le fila degli jihadisti, suscitando la reazione dei curdi in Turchia che avevano dato origine a manifestazioni di protesta contro il governo, il quale aveva reagito con arresti di massa, imprigionando soprattutto le leadership curde e mettendo così una pietra sul processo di pace.

Ankara riprova a piegare quei curdi che in Turchia hanno scelto la via del confederalismo democratico, forma di governo basata su una democrazia radicale che si ispira alle idee di Ocalan, e che amministrano secondo questo modello le città e le province conquistate attraverso il voto nelle urne. Ma non sono solo i curdi a finire nel tritatutto. L’intera opposizione a Erdogan sta pagando un caro prezzo. Il 21 gennaio scorso sono stati arrestati due sindaci del distretto di Istanbul del CHP (Partito Popolare Repubblicano) con l’accusa di avere legami con organizzazioni terroristiche, oltre al rappresentante dei giovani del partito, rilasciato poco dopo. LReuters ha scritto che «le autorità turche hanno intensificato le indagini e le detenzioni di esponenti dell’opposizione: solo lunedì si sono verificate tre azioni di questo tipo, sollevando preoccupazioni circa una crescente repressione del dissenso contro il Governo (https://www.reuters.com/world/middle-east/turkeys-opposition-faces-barrage-arrests-investigations-2025-01-21/). Martedì 11 febbraio la testata giornalistica ANF News ha dato la notizia che il co-sindaco di Van e membro del DEM, Abdullah Zeydan, è stato nuovamente processato dall’Alta Corte Penale di Diyarbakır con l’accusa di aver “aiutato un’organizzazione illegale”, reato per il quale aveva già scontato in passato una pena detentiva (https://anfenglishmobile.com/news/van-co-mayor-zeydan-sentenced-to-3-years-and-9-months-in-prison-77886). L’Avvocato di Zeydan, Mehmet Emin Aktar, ha puntato il dito contro la Corte accusandola di non aver garantito il giusto processo al suo assistito e di aver impedito alla difesa di svolgere il proprio lavoro. Alla fine dell’udienza il Co-sindaco è stato condannato a 3 anni e 9 mesi di detenzione. Zeydan non si è presentato in udienza e, dopo che la notizia ha iniziato a circolare, la popolazione di Van è ancora una volta scesa in strada in sua difesa, così come aveva già fatto dopo le elezioni di marzo dell’anno scorso, quando dopo la vittoria il governo aveva provato a rimuovere il neo eletto Co-sindaco, dovendo poi desistere. Ma Zeydan era ancora finito sotto il mirino della Corte Suprema della Turchia che il 4 dicembre gli aveva notificato la revisione della decisione dell’Alta Corte Penale di Diyarbakir la quale gli aveva restituito i diritti elettorali per potersi candidare alle elezioni dmarzo 2024 (https://volerelaluna.it/mondo/2025/01/08/erdogan-e-i-curdi-tra-caute-aperture-e-repressione-permanente/). Zeydan è già stato rimosso dal suo incarico e sostituito con il governatore del Distretto, Ozan Balci. La veglia davanti al Palazzo municipale di Van continua e lo scontro con il Governo si fa più intenso. Si sono sollevati infatti anche i giovani in altri distretti, erigendo barricate e rispondendo agli attacchi della polizia turca con lanci di molotov e pietre. I partiti di sinistra sono scesi domenica 16 febbraio in piazza per dichiarare la propria solidarietà al co-sindaco Zeydan e per denunciare la repressione crescente nel Paese nei confronti dell’opposizione.

Precedentemente, mercoledì 12 febbraio, sempre ANF News aveva fatto sapere che otto persone erano state arrestate con la doppia accusa di “partecipare ad attività organizzative illegali all’interno dei confini di Ankara” e di portare avanti la propaganda via social media a favore di un’organizzazione illegale (https://anfenglishmobile.com/kurdistan/resistance-in-van-continues-77899). Tra queste si trova anche la parlamentare del DEM Pakize Sinemillioğlu.

In Turchia la persecuzione politica degli oppositori è una costante e le patrie galere strabordano di politici, intellettuali, artisti, professionisti e militanti di organizzazioni che hanno reagito al dispotismo del potere che governa il Paese. Persino le istituzioni europee hanno più volte lanciato l’allarme chiedendo alla Turchia di porre fine agli arresti arbitrari e alla violazione dei diritti fondamentali e dei detenuti.

L’avvio del processo di pace chiesto dal partito di ultradestra MHP (Partito del Movimento Nazionalista) e appoggiato dall’AKP (Partito della Giustizia e dello Sviluppo) di Erdogan sembra molto tortuoso perché è instancabile la repressione che Ankara continua a esercitare sul DEM e nel Rojava. Il Governo turco ha però la possibilità di dimostrare che la sua intenzione di portare a buon fine le trattative è reale e non un tranello. Lo può fare con la liberazione di Ocalan, aprendo le porte della cella dove da più di venticinque anni è rinchiuso, permettendogli così di portare avanti i negoziati da uomo e politico libero. Certo è che un Abdullah Ocalan libero con il suo carisma e la sua capacità di guidare il suo popolo non può che intimorire Ankara.

Difendiamo il Rojava, manifestazioni a Roma e Milano

Pressenza, 10 febbraio 2025, di L’Ideota

Il 15 febbraio 2025, a Roma e Milano, manifestiamo per chiedere la libertà di Abdullah Öcalan, segregato dal 1999 nelle prigioni turche.

Öcalan ha influenzato una rivoluzione che mette al centro l’emancipazione delle donne, ispirata all’ecologia sociale e al municipalismo libertario dell’intellettuale americano Murray Bookchin.

Il 15 febbraio scendiamo in piazza per sostenere il Rojava e la sua rivoluzione fragile, imperfetta e precaria, messa a rischio dalla guerra. Una rivoluzione minacciata dagli attacchi indiscriminati di Erdogan.

Incontriamoci per far uscire questo tema dal cono d’ombra, perché quella del Rojava è una popolazione che è stata tradita troppo volte.

Tradita da chi evita di informarsi sui fatti del mondo.

Tradita da un Occidente che si ricorda del Rojava solo quando mette in agenda la lotta contro l’ISIS.

Tradita da un Occidente che fornisce armi alla Turchia, un Paese Nato, per consentire a Erdogan di compiere i suoi massacri.

Tradita da un Occidente che si riempie la bocca di “valori occidentali” e “superiorità morale” mentre fa guerre imperialiste e volta le spalle a un esperimento di società autogestita, egualitaria, femminista ed ecologista.

Tradita dai campisti rossobruni che considerano “radical chic” qualsiasi battaglia ecologista, femminista e antiautoritaria.

Tradita da chi non capisce che si può (e si dovrebbe, in un mondo ideale) essere contro tutte le ingiustizie, contro tutte le forme di capitalismo, contro l’imperialismo occidentale, contro l’imperialismo dei BRICS, dalla parte di chi si ribella alle teocrazie. Perché “il nemico del mio nemico è mio amico” è una logica assurda che ha fatto troppi danni.

Tradita dagli stalinisti che disprezzano l’esperimento del Rojava perché non possono piantare la loro bandiera su questa esperienza di emancipazione collettiva.

Tradita da Assad, dagli Stati Uniti, dall’Europa, dall’Italia, dalla Russia, dall’ONU, dai BRICS.

Tradita dai padroni delle piazze virtuali che spesso censurano chi affronta questo tema.

Tradita dal silenzio (rotto raramente) di radio, televisioni, giornali e intellettuali.

Tradita da chi non rinuncia a muri e confini.

Tradita dal benaltrismo, da chi ha passato gli ultimi anni a dirci “ci sono questioni più urgenti”, “ora non è il momento”, “magari un’altra volta”.

Tradita da chi sogna rivoluzioni e non si rende conto che proprio ora, davanti ai nostri occhi, è in corso una rivoluzione fragile e precaria che rischia di essere spazzata via anche a causa del disinteresse.

Il confederalismo democratico del Rojava è stato tradito troppe volte.

Questa volta cerchiamo di essere una moltitudine, perché i post su Facebook non faranno mai la differenza.

Il 15 febbraio è il 26esimo anniversario della cattura di Öcalan.

Quel giorno incontriamoci per manifestare:

A Milano, Largo Cairoli, ore 14.30;
A Roma, Piazzale Ugo La Malfa, ore 14.30.