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“Stop apartheid di genere”, presentata la petizione per le donne afghane

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Teleambiente, 9 aprile 2025, di Manuela Murgia

“Stop fondamentalismi, stop apartheid di genere”. La CISDA , Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane, ha consegnato al governo italiano i risultati della petizione che chiede il riconoscimento dell’apartheid di genere come crimine contro l’umanità, il non riconoscimento del regime talebano, il sostegno alle forze afghane antifondamentaliste e democratiche.
L’uguaglianza di genere è infatti, un diritto umano, sancito da diverse convenzioni internazionali. Diritto sistematicamente violato in Afghanistan a seguito del ritorno al potere dei talebani nel 2021 che ha di fatto relegato le donne in una situazione di apartheid. I Talebani avevano già governato il Paese dal 1996 al 2001 instaurando norme particolarmente punitive nei confronti delle donne, cancellate dalla società e private del diritto all’istruzione, a ricoprire cariche pubbliche, al lavoro, a guidare la macchina, a viaggiare e costrette a portare l’hijab in pubblico, solo per citare i più gravi. Non a caso l’Onu ha definito come un crimine contro l’umanità il trattamento che i talebani riservano alle donne.

Antonella Garofalo, attivista CISDA; ha spiegato le ragioni che hanno portato alla creazione della petizione: “Perché abbiamo iniziato una campagna che è partita a novembre e che sta avendo una serie di firme importanti di sostegno e che chiudiamo oggi con questa conferenza stampa alla Camera? Perché grazie all’aiuto di giuriste, in particolare della dottoressa Laura Guercio, abbiamo potuto stilare una proposta di inserimento del reato di apartheid di genere all’interno delle convenzioni internazionali che attualmente non lo prevedono. Questo perché riteniamo che l’Afghanistan sia un po’ il paese emblema di questo mantenimento della condizione della donna in una situazione di estrema schiavitù domestica che le priva di qualsiasi diritto fondamentale. Questa situazione delle donne afghane non è l’unico esempio. C’è anche i regimi fondamentalisti teocratici all’interno di molti paesi del mondo che mantengono la donna in una condizione di inferiorità. Per questo riteniamo che proporre a livello internazionale di ragionare su questa istituzione, di questo crimine, voglia dire dare voce a milioni di donne nel mondo, non solo in Afghanistan ma in molti altri paesi, che vivono adesso in questa condizione di estrema privazione di ogni diritto.”

CISDA ha come fondamento “la condivisione dei valori umani di ogni persona quali ne siano religione, origine, cultura e nazionalità; lo scopo prioritario è la promozione di iniziative di carattere politico-sociale sia a livello nazionale che internazionale, sulla condizione delle donne che si trovano in situazioni svantaggiate dal punto di vista familiare, economico, sociale e politico, con particolare riferimento alle donne afghane.”

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