Afghanistan, fallimento Usa da 914 miliardi di dollari

Poco meno di mille miliardi di dollari, un Trilione, 1 e 12 zeri. Vent’anni di intervento americano in Afghanistan dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 calcolati dalla la struttura del Dipartimento di Stato Usa incaricata di fornire una contabilità sistemica dei costi della missione militare e politica durata dal 2001 al 2021.
Guerra lunga, costosa e persa
Dati del rapporto dello ‘Special Inspector General for Afghanistan Reconstruction’ (Sigar)*. La guerra più duratura della storia americana che si è conclusa con un clamoroso fallimento e con la riconquista dell’Afghanistan da parte dei Talebani, detronizzati nel 2001 dall’operazione Enduring Freedom e tornati al potere dopo una lunga guerriglia contro il governo di Kabul e dopo che il negoziato diretto tra gli Usa e gli studenti coranici nella prima amministrazione di Trump pose le basi del ritiro Usa e al disastro consumatosi nell’agosto 2021, ricostruisce Inside Over.
Ma Andrea Muratore va oltre
Non solo soldi, ma uomini e credibilità. «Circa 2.500 uomini sul campo nella ‘tomba degli imperi’ (prima ci cadde l’Unione sovietica), tra stipendi, organizzazione militare e armamenti. I dati del Dipartimento della Difesa, e del Congressional Research Service imputano circa un terzo delle spese agli stipendi e poco meno di un quarto a logistica e sostegno operativo alle truppe. Nel picco di Enduring Freedom, dal 2010 al 2012, durante il mandato di Barack Obama il conflitto afghano arrivò a costare 100 miliardi di dollari annui al contribuente statunitense. Una spesa colossale, se si pensa che allora la spesa afghana degli Usa era superiore all’intero budget militare della Federazione Russa.
La ricostruzione fallita
Un forte peso l’hanno avuto le politiche di privatizzazione della guerra e di molti servizi decise dall’amministrazione di George W. Bush, in Afghanistan come in Iraq, nella strategia interventista neoconservatrice di Donald Rumsfeld e Dick Cheney. Washington strapagò appalti e commesse a imprese private per fornitura di servizi estremamente ben retribuiti che impattarono sul costo della guerra. Peggio ancora: secondo queste ricerche sono stati almeno 148,2 miliardi di dollari i fondi stanziati dal 2002 in avanti per ricostruire lo Stato afghano, per tre quinti circa (88,8 miliardi) destinati all’addestramento e al rilancio delle forze armate di Kabul al servizio dei presidenti Hamid Karzai e Ashraf Ghani, che però alla prova dei fatti si sciolsero come neve al sole di fronte al ritorno dei Talebani nel 2021.
Costi indiretti, si raddoppia
I costi indiretti: fino a 2.300 miliardi di dollari. «Ma l’Afghanistan non è diventato uno Stato solido, non ha ritrovato un’unità nazionale nel nuovo corso filo-americano, è rimasto tribalizzato e decentralizzato e piagato da corruzioni e inefficienze», denuncia Muratore. «Lo State-building americano è collassato di fronte al rilancio dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan che da quattro anni controlla il Paese». Con gli oltre 3,5 miliardi di dollari spesi dopo il disastroso ritiro del 2021,, compresi i 7 miliardi di dollari di armi abbandonate dalle truppe Usa nell’agosto rovente di quell’anno e una quota, enorme, di fondi sprecati in corruzione. Tra i 26 e i 29 miliardi sarebbero stati infatti drenati da frodi, mala progettazione e ruberie.
Pozzo senza fondo
«Un pozzo senza fondo che ha consumato risorse e portato a una perdita pesante di vite umane senza migliorare la sicurezza dell’Afghanistan né, men che meno, quella degli Usa». Un fallimento a tutto campo di cui il rapporto Sigar calcola solo i costi diretti. Secondo un report della Brown University, nota AntiWar, «il costo reale della guerra degli Stati Uniti in Afghanistan superi i 2,3 trilioni di dollari, un totale che tiene conto delle cure ai veterani, degli interessi pagati sul debito contratto per finanziare la guerra e di altri fattori».
Un costo pagato dai contribuenti americani e dal popolo afghano intrappolato in una guerra senza fine. Da cui è uscita la situazione ante 2001: i Talebani al potere, gli Usa fuori. Celebrazione definitiva di un fallimento senza ammende.
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