Afghan Express
Peacereporter – 29/09/2010
Ultimata la prima linea ferroviaria afgana: collegherà Mazar-i-Sharif al confine uzbeco, facilitando commerci, rifornimenti a truppe Nato e traffici di droga
I lavori sono praticamente terminati. I primi convogli di collaudo, trainati da motrici di fabbricazione russa, già sferragliano sui binari appena posati in mezzo alle piatte steppe della provincia settentrionale di Balkh.
Entro fine anno verrà ufficialmente inaugurata la prima ferrovia merci afgana: 75 chilometri di strada ferrata che collegheranno la città afgana di Mazar-i-Sharif al confine uzbeco (varco di Hairatan), facilitando gli scambi commerciali, i rifornimenti militari della Nato e l’export di droga.
La linea, realizzata nel giro di un anno da un’impresa statale uzbeca e finanziata dalla Banca per lo Sviluppo Asiatico (controllata da Washington), attraversa l’unico territorio afgano ancora ‘sicuro’, dove la guerriglia talebana non è ancora arrivata.
I lavori di costruzione sono andati lisci, ma il rischio che questa ferrovia diventi obiettivo di attacchi è elevato, vista la sua importanza strategica militare. A proteggerla ci sarà la polizia afgana, che ha costruito baracche lungo tutto il tragitto, ma sopratutto i miliziani del generale Abdul Rashid Dostum, il signore della guerra uzbeco che da decenni regna incontrastato su queste regioni.
La linea che collega Mazar all’Uzbekistan rappresenta solo il primo tratto di una rete ferroviaria nazionale da duemila chilometri (e 6 miliardi di dollari) per trasporto merci ma anche passeggeri, che il governo di Kabul ha deciso di realizzare per collegare le principali città del paese tra loro e con i paesi confinanti.
La scorsa settimana le autorità afgane e i rappresentanti della China Metallurgical Group Corporation (Mcc) hanno siglato un accordo per la costruzione di 700 chilometri di ferrovia che collegheranno Mazar a Kabul, valicando l’Hindu Kush, e Kabul al confine pachistano (varco di Torkham, sul Khyber Pass), via Jalalabad. Scopo dichiarato di questa linea sarà il trasporto del rame estratto dalla grande miniera di Aynak, a sud di Kabul, di proprietà della stessa compagnia cinese Mcc.
L’altro tratto ferroviario in fase di realizzazione, ma bloccato da problemi di finanziamento, è quello da 140 chilometri tra la città afgana nordoccidentale di Herat – sede del contingente militare italiano – e il confine iraniano (varco di Islam Qala). I lavori, iniziati già nel 2007, sono fermi da tempo per il mancato arrivo dei fondi che il governo afgano avrebbe dovuto ricevere dall’Arabia Saudita.
Per il resto, la rete ferroviaria nazionale afgana prevede collegamenti tra Herat e il confine turkmeno (varco di Towraghondi), tra Herat e Mazar-i-Sharif, tra Sheberghan e il confine turkmeno (varco di Aqina), tra Mazar e il confine tagico (varco di Shir Khan Bandar), tra Kabul e il confine iraniano (varco di Zaranj) via Kandahar e Lashkargah, e tra Kandahar e il confine pachistano (varco di Spin Boldak).
Ma questi sono solo ambiziosi progetti sulla carta, probabilmente destinati a rimanere tali.
Enrico Piovesana
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