Afghanistan, occupazione a oltranza
Da Peace Reporter – 20/07/2010
Le truppe d’occupazione della Nato rimarranno in Afghanistan a oltranza, anche dopo il 2014, data entro la quale la condotta delle operazioni di combattimento potrebbe essere affidata alle forze armate locali. Nel frattempo i governi occidentali daranno a Karzai 600 milioni di euro per ‘comprare’ la resa di 36mila combattenti della resistenza afgana (circa 17mila euro a testa), più 5 miliardi di euro all’anno sul cui impiego il corrotto governo di Kabul avrà carta bianca (il pizzo che la Nato deve pagare per garantirsi la fedeltà dei politici e dei signori della guerra e della droga afgani).
Questo, in soldoni, il risultato venuto fuori della conferenza internazionale sull’Afghanistan tenutasi oggi a Kabul, a cui hanno presenziato 70 rappresentanti e ministri degli Esteri stranieri, capeggiati dal segretario di Stato, Hillary Clinton. Per l’Italia c’era il capo della Farnesina, Franco Frattini.
Una conferenza-lampo (durata solo quattro ore) e super blindata (Kabul è chiusa al traffico da ieri) per il timore di attacchi talebani.
I delegati stranieri hanno formalmente approvato il ‘piano di transizione’ proposto dal presidente Karzai (in realtà preparato nelle scorse settimane dai vertici Usa e Nato).
Il piano prevede il passaggio della guida e della conduzione delle operazioni militari dalle forze Nato a quelle afgane entro i prossimi quattro anni. Un passaggio di consegne che dovrebbe iniziare nella seconda metà del 2011 (quando l’esercito afgano avrà raggiunto le 170mila unità e la polizia afgana le 134mila) nelle province più sicure, per poi estendersi gradualmente a tutte le 34 province entro la fine del 2014.
Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, presente alla conferenza, ha fatto una precisazione non da poco all’approvazione di questo piano: anche quando le forze di combattimento lasceranno l’Afghanistan, e non è detto che sarà entro quattro anni, la presenza militare occidentale continuerà. ”La nostra missione – ha dichiarato Rasmussen – finirà quando, solo quando gli afgani saranno in grado di garantire la propria sicurezza. Il processo di transizione sarà basato sulle reali condizioni del momento, non su calendari. Le forze internazionali non lasceranno l’Afghanistan (nel 2014, ndr): acquisiranno semplicemente un ruolo di supporto. Non abbiamo alcuna intenzione di abbandonare la nostra missione di lungo termine: quella di ottenere un Afghanistan stabile, sicuro e pacificato. Troppe nazioni, specialmente l’Afghanistan, hanno troppo sofferto per vedere questo Paese scivolare indietro”.
L’altro punto del piano Karzai approvato dalla conferenza riguarda gli aiuti economici: 600 milioni di euro che il governo afgano userà per convincere in cinque anni 36mila guerriglieri talebani a deporre le armi e rientrare nella vita civile (progetto sulla cui efficacia ci sono molti dubbi) e l’innalzamento dal 20 al 50 per cento della quota di aiuti finanziari internazionali (quasi 11 miliardi di euro all’anno) direttamente gestiti da Kabul. Vista l’inaffidabilità mostrata dal governo Karzai nella gestione della sua quota di aiuti (miliardi di dollari trafugati su conti esteri e fiumi di denaro destinato alla ricostruzione spesi invece dai politici afgani – Karzai compreso – per costruirsi faraoniche ville private a Dubai), questa decisione si spiega solo con la necessità dell’Occidente di soddisfare qualsiasi richiesta dei politici mafiosi afgani pur di assicurarsi la loro lealtà. Almeno per qualche anno ancora.
Enrico Piovesana
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