Via libera al gasdotto transafgano
Peacereporter 14/12/2010
Firmato l’accordo definitivo per la realizzazione della pipeline che porterà il gas turkmeno a India e Pakistan attraverso l’Afghanistan.
Tre mesi dopo la firma dell’accordo quadro, avvenuta lo scorso 20 settembre, i presidenti di Turkmenistan, Afghanistan e Pakistan e il ministro del Petrolio indiano si sono nuovamente ritrovati nella capitale turkmena, Ashgabat, per dare il via libera al progetto del gasdotto ‘Tapi’.
Il presidente afgano Hamid Karzai, quello pachistano Asif Ali Zardari, il presidente turkmeno Gurbanguly Berdimuhammedov e il ministro indiano Murli Deora hanno stabilito che la pipeline, che dovrebbe essere operativa dal 2015, avrà una portata annua di 30 miliardi di metri cubi di gas naturale, che finirà per l’84 per cento nelle condutture di Pakistan e India (in parti uguali) e per il restante 16 per cento verrà captato dalla rete afgana.
A Kabul il Tapi porterà anche 400 milioni di dollari all’anno in diritti di transito e circa dodicimila posti di lavoro. La sicurezza del tratto afgano della tubatura, che passerà per le turbolente province di Herat, Farah, Helmand e Kandahar, sarà garantita da settemila soldati dell’esercito di Kabul.
”Non sarà un progetto facile da completare”, ha ammesso ad Ashgabat il giapponese Haruhiko Kuroda, presidente della Banca per lo sviluppo dell’Asia (Adb), l’istituto finanziario che sponsorizza il progetto.
Per convincere le compagnie energetiche occidentali a investire nel Tapi, le forze armate Usa e Nato dovranno riuscire a stabilizzare nel più breve tempo possibile l’ovest e il sud dell’Afghanistan. Obiettivo, questo, raggiungibile solo al costo di una possente escalation militare, oppure con un solido accordo politico, ed economico, con i talebani. Quindici anni fa, a far affari con il mullah Omar c’era l’americana Unocal. Presto potrebbe esserci, tra le altre, l’italiana Eni.
Per gli Stati Uniti, realizzare il Tapi significa non solo evitare che India e Pakistan si riforniscano di gas naturale dall’Iran (che a Islamabad e Delhi ha offerto la costruzione di un gasdotto diretto), ma soprattutto segnare un punto importante nella competizione con la Cina sull’accaparramento delle strategiche risorse energetiche dell’Asia centrale.
Enrico Piovesana
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