Mentre Stati Uniti dicono di voler ritirare le truppe, la corruzione afgana aumenta.
di Bradley Klapper da Rawa News
In definitiva, il perdurare della corruzione e delle lotte tra le élite politiche ed i ribelli può non essere descrittivo del post-guerra in Afghanistan e non sarà l’eredità di quasi 15 anni di truppe Usa.
WASHINGTON – Il contadino che si occupa della raccolta delle mele nella periferia di Kabul deve pagare i $ 33 Talebani per poter spedire ogni camion carico di frutta. Il governatore manda uomini armati ad inseguire i lavoratori dei cantieri quando non pagano le tangenti. I quartieri poveri non ricevono mai il grano fornitogli dalle Nazioni Unite, che da tempo viene venduto al mercato nero.
Questi sono alcuni degli elementi, più o meno importanti, che uniti formano una complessa criminalità organizzata afghana. Nonostante l’auspicato successo del forze militari degli Stati Uniti e le affermazioni del presidente Barack Obama che parla di progressi significativi, l’Afghanistan ricorda sempre più uno stato mafioso che non riesce a servire i propri cittadini ma che può solo peggiorare; così indica un rapporto appena realizzato da parte dell’International Crisis Group, con sede a Bruxelles.
Le 46 pagine dello studio (riportato da International Crisis Group, con sede a Bruxelles), che uscirà la prossima settimana, è mirato in particolare al cuore dell’Afghanistan: le aree rurali di Ghazni, Wardak, Logar e di altre province appena oltre la periferia di Kabul. La disoccupazione è alta, la presenza del governo è bassa e l’insurrezione opera impunemente. La corruzione e la collaborazione con i Talebani raggiungere i massimi livelli della governance locale.
“Quasi un decennio dopo l’intervento militare degli Stati Uniti poco è stato fatto per affrontare il perverso conflitto che continua in Afghanistan”, dice il gruppo di ricerca. Piuttosto, la violenza ed i miliardi di dollari spesi in aiuti internazionali hanno solo avvicinato i ricchi funzionari ai ribelli. “il risultato è che l’economia è sempre più dominata da un’oligarchia criminale di imprenditori uniti politicamente”, conclude il rapporto.
Associated Press, 25 Giugno 2011
L’analisi fa riflettere su una cultura della corruzione che precede il lungo sforzo militare statunitense, come afferma lo stesso Obama, cercando di evidenziare il fatto che gli americani possono ormai abbandonare il paese. Il diffuso abuso di potere dei Talebani sicuramente sopravvivrà alla presenza delle truppe. Quest’anno gli americani hanno annunciato che avrebbe ritirato dal combattimento 10.000 soldati e altri 23.000 entro la fine della prossima estate; Obama ha chiarito che la decisione del ritiro delle truppe militari statunitensi non avrebbe dipeso dai progressi di sicurezza o dall’abilità delle forze americane ed afghane di mantenere gli obiettivi raggiunti. Obama non ha fatto cenno alla questione della corruzione.
Ma indipendentemente dal numero di truppe che saranno ritirate, e dalla rapidità di questa azione, Obama ha riconosciuto che il ritiro degli Stati Uniti entro il 2015 creerà nuove sfide per il paese. “Non proveremo a rendere l’Afghanistan un luogo perfetto”, ha detto il presidente. Una fine responsabile della guerra è realizzabile, ma ha avvertito che ci saranno “giorni bui.”
Per la popolazione afgana, la situazione nel centro del paese fornisce un valido caso di studio. Lì, la maggioranza dei Pashtun vive accanto agli Hazara ed ai Tagiki. L’arrivo di denaro estero ha creato una concorrenza anche fra i gruppi ribelli come i fedeli combattenti Talebani del Mullah Omar con la rete di Haqqani ed i militanti locali che si contendono una quota delle ricchezze. I cittadini finiscono schiacciati tra i combattenti ed i funzionari di governo, sostiene il rapporto.
Nel distretto di Qarabagh, a sud-ovest di Kabul, i ribelli condividono un’informale alleanza con il comandante locale, il generale Bashi Habibubullah. Nella vicina città di Ghazni e altrove, le miniere ricche di cromite sono state saccheggiate per l’esportazione a favore del governatore provinciale, Usmani Usmani.
Alla fine Usmani è stato rimosso dal suo incarico, ma solo dopo essere diventato un “esempio particolarmente imbarazzante di corruzione”, secondo Candace Rondeaux, analista senior del Gruppo Internazionale di Crisi per l’Afghanistan. Per spostare la cromite – un minerale che va principalmente in Pakistan e poi in Cina per la produzione di acciaio inossidabile – Usmani ha chiesto aiuto ai ribelli, i quali avrebbero coordinato gli attacchi per distrarre le forze di sicurezza lontano da camion in uscita, dice Rondeaux.
La profonda presenza della corruzione non è sfuggita all’attenzione dei funzionari americani. In una nota diplomatica del 2009 rilasciata dal sito Wikileaks, l’ex ambasciatore Francis Ricciardone ha osservato come “ad Ghazni i colloqui dipingono un quadro formato da un’impresa criminale mascherata dalla pubblica amministrazione in Ghazni.
Ad un livello più basso della criminalità troviamo le mele. Le cui imposte non sono certo paragonabili a quelle delle armi e del commercio di droga, ma con esse i ribelli guadagnando una fetta consistente dei ricavi con centinaia di migliaia di esportazioni ogni anno ed i profitti contribuiscono ad alimentare il conflitto. Per i contadini che vivono vicino al livello di sussistenza, l’estorsione può mettere a dura prova la loro sopravvivenza.
In definitiva, il perdurare della corruzione e delle lotte tra le élite politiche ed i ribelli può non essere descrittivo del post-guerra in Afghanistan e non sarà l’eredità di quasi 15 anni di truppe Usa. Ma sicuramente mette a dura prova qualsiasi nozione di ritiro delle truppe americane in maniera limpida e pulita.
Mentre l’attenzione di Washington si è incentrata sul fatto di trovare una trattativa con i Talebani, Rondeaux spiega che la sua ricerca della vita quotidiana in Afghanistan dimostra che sarebbe un errore pensare di risolvere i tutti i problemi del paese grazie ad una soluzione politica.
“Non indirizzerà le reti in espansione della criminalità organizzata in Afghanistan”, ha detto. “Gli Stati Uniti ed i suoi partner possono ritirare le loro forze armate e condividere il potere in base alle competenze; ma ciò non significa che la situazione reggerà o che gli americani possano lasciare questo posto in maniera serena”.
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