RIUSCIRÀ LA CONFERENZA DI BONN AD OTTENERE RISULTATI POSITIVI PER LE DONNE AFGHANE?
Benché le donne afghane siano state invitate al tavolo della conferenza, l’attivista Selay Ghaffar afferma che l’uguaglianza di genere in Afghanistan potrà essere raggiunta solo se si metterà realmente in pratica ciò che viene dichiarato.
Selay Ghaffar, direttrice esecutiva dell’Associazione Umanitaria per le Donne e i Bambini dell’Afghanistan (Hawca), parteciperà alla conferenza che si terrà a Bonn lunedì prossimo.
Selay Ghaffar, una delle attiviste di maggior rilievo per i diritti delle donne afghane, teme che i fragili risultati ottenuti dalle donne in Afghanistan negli ultimi dieci anni possano venire gravemente compromessi se la comunità internazionale deciderà di tenere incontri a porta chiusa con i gruppi di rivoltosi e il governo di Hamid Karzai.
Lunedì prossimo i leader mondiali si riuniranno a Bonn, in Germania, per discutere il ritiro delle truppe internazionali programmato per il 2014 e la conseguente transizione al governo afghano. Tuttavia, benché la preoccupazione per i diritti delle donne fosse l’apparente giustificazione per l’intervento militare iniziato nel 2001, Ghaffar afferma che tutto fa presupporre che l’uguaglianza di genere sia un argomento non contemplato al tavolo dei negoziati.
Il governo del Regno Unito è tra coloro che sottolineano la crescita della visibilità femminile nella società afghana – nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nelle cariche politiche – avvenuta durante questi ultimi dieci anni. “Questi risultati sono fragili”, ci dice Ghaffar, a capo della ONG Hawca – Associazione Umanitaria per le Donne e i Bambini dell’Afghanistan – che ha sede a Kabul e che gestisce case di accoglienza per donne maltrattate (shelter) e programmi di sostegno legale per le donne che vivono in aree rurali. “Certo, attualmente esiste un ministero nazionale per gli affari femminili, tuttavia non viene considerato”, afferma. “Nel 2008 il governo ha lanciato un piano di azione nazionale di 10 anni per le donne, ma ciò che si è ottenuto finora è molto poco. Benché il numero di donne al governo sia aumentato, la maggior parte di loro riveste un ruolo simbolico”.
“Per poter ottenere un cambiamento reale e duraturo, le donne devono essere incluse in ogni fase del processo di transizione” afferma Ghaffar, che esprime anche la sua preoccupazione per le precarie condizioni di sicurezza, specialmente in quelle zone attualmente in fase di transizione, e per il fatto che le donne non vengono adeguatamente incluse nel reclutamento delle nuove forze di sicurezza e di polizia. “Il nostro timore più grande è la riconciliazione con i Talebani”, ci dice Ghaffar. “Le donne avranno un ruolo in questa discussione? Il tema sui diritti delle donne farà parte dei negoziati?”. Di fatto, gli incontri con i gruppi di rivoltosi, inclusi i Talebani, sono fra i temi più controversi di questa conferenza.
Insieme ad altre attiviste per i diritti delle donne, Ghaffar ha seguito da vicino tutte le poco trasparenti conferenze internazionali tenutesi finora sul futuro dell’Afghanistan. L’anno scorso, quando nessuna donna venne invitata alla conferenza di Londra, lei riuscì a partecipare con un pass da giornalista. Quest’anno è stata invitata a Bonn come delegata – l’unica delegata donna della società civile.
L’invito a Ghaffar e il fatto che il 33% della delegazione afghana sarà composta da donne, fanno pensare ad un significativo avanzamento. Tuttavia, Ghaffar stempera velocemente queste vittorie con una pesante dose di “realpolitik”: poter partecipare non significa necessariamente poter prendere delle decisioni.
“Bonn è solo una formalità” afferma, in collera per essere stata esclusa dalla cruciale preparazione alla conferenza, in cui si sono programmate le date, preparati i documenti e costruite alleanze. Il modo in cui ci descrive la situazione fa pensare che sia stata invitata a partecipare ad un gioco in cui il vincitore è già stato deciso.
Il numero crescente di donne nell’ambito politico e in posizioni di leadership in Afghanistan viene spesso citato come esempio di ottenimento di diritti. Le donne costituiscono attualmente il 28% del parlamento afghano – una percentuale più elevata di quella francese, canadese e britannica. Tuttavia, Ghaffar afferma che le donne in parlamento non vengono mai considerate. “Vengono invitate a partecipare alle discussioni? Le loro voci sono realmente ascoltate?”.
Questioni simili sono state sollevate in merito alla partecipazione delle donne all’alto consiglio per la pace costituito dal governo afghano per negoziare con i Talebani: su 79 membri del consiglio, le donne erano solo 9 e con un ruolo decisamente simbolico, secondo quanto affermato dalle attiviste per i diritti femminili. Questo scollegamento tra la rappresentanza ufficiale e il reale cambiamento sociale è stato l’argomento di quest’anno del nuovo organismo delle donne delle Nazioni Unite, che sottolinea come i rilevanti miglioramenti ottenuti per le donne nell’ambito legale durante l’ultimo secolo, non siano sempre tradotti nella realtà.
Ghaffar dichiara che i donatori internazionali devono tassativamente assicurarsi che i diritti delle donne vengano esplicitamente riconosciuti in tutte le dichiarazioni internazionali che riguardano il futuro dell’Afghanistan. Secondo le stime della Banca Mondiale, nel 2008-2009 circa la metà del prodotto interno lordo del paese era composto dagli aiuti internazionali. Tuttavia, la considerazione di Ghaffar per i multi-miliardari aiuti internazionali è molto bassa, e non dà alcuna importanza alle passate promesse di sostenere le donne afghane.
In una dichiarazione inviata per la conferenza di Bonn, le attiviste della Rete delle Donne Afghane evidenziano che, mentre il focus degli aiuti internazionali è “drasticamente slittato” dai progetti socio-economici e di sviluppo a quelli finalizzati a sostenere i processi di transizione e di pace, la preoccupazione per l’auto-determinazione delle donne e l’uguaglianza di genere è stata decisamente lasciata in coda.
Ghaffar non si aspetta nulla di eclatante da questa conferenza, tuttavia lascia aperta un’opportunità. “Vogliamo un serio ed onesto impegno da parte del governo afghano e della comunità internazionale affinché la democrazia, i diritti umani e i diritti delle donne vengano concretizzati, insieme alla pace e alla giustizia”.
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