Afghanistan. Se i nuovi schiavi del carbone sono dei bambini
OsservatorioIraq, 31/7/2012 di Anna Toro
Dieci-dodici ore al giorno nelle viscere della terra senza mai fermarsi, col rischio di perdersi in quei cunicoli senza fine, o di finire sepolti da una frana, per pochi afgani al giorno che permettono loro di aiutare le famiglie a sopravvivere.
Una piaga ben nota in Afghanistan, ma di cui il governo e l’opinione pubblica non si erano ancora mai curati veramente.
A squarciare il velo di questa terribile realtà è stato un ragazzo appena diciottenne, Fardeen Barakzai che, supportato dalla scuola di Kabul per cui lavora, ha fatto un pericoloso viaggio di ore per raggiungere a piedi le miniere nel territorio di Bamyan, zona in gran parte sotto il controllo talebano.
Insieme a un insegnante e a un collaboratore, Fardeen si è infilato sotto le montagne nell’oscurità e ha filmato bambini e uomini al lavoro. I suoi video hanno fatto il giro del mondo, mostrando una verità fino ad allora dimenticata, dato che non esistono stime ufficiali su questo problema.
Se secondo uno dei minatori intervistati, nelle miniere della zona lavorerebbero circa 5000 minatori tra cui almeno mille bambini, in realtà nessuno sa veramente quanti siano, nemmeno il governo.
Esiste solo un piccolo report del 2010 elaborato dalla Commissione indipendente sui diritti umani della provincia di Bamyan, secondo cui in due miniere illegali, compresa quella ripresa nei video di Barakzai, lavorerebbero 212 minori tra i 12 e i 18 anni.
“Secondo le nostre indagini questi bambini stanno là a lavorare perfino la notte” conferma al Wall Street Journal il direttore della Commissione Abdul Ahad Farzaam, che aggiunge: “Non è certo un ambiente adatto a dei minori”.
Le stime del governo afghano indicano che un terzo dei bambini del paese, oltre 4 milioni, prende parte a qualche attività lavorativa: dalla raccolta della frutta alla vendita per strada, fino, appunto, al lavoro in miniera.
Le Nazioni Unite sostengono che a lavorare sia circa il 18% dei bambini, 1.4 milioni nella fascia d’età dai 6 ai 15 anni.
Il governo di Karzai ha approvato delle norme per mettere un freno al lavoro minorile, le quali però non hanno fatto altro che nascondere il problema sotto il tappeto.
“Il fatto è che non ci sono risorse per rafforzare queste leggi – afferma Khair Mohammad Niru, direttore generale della regolamentazione del lavoro al ministero del Lavoro, Affari sociali, Martiri e Disabili.
Il governo non sa nemmeno quale sia, nel Bamyan, il numero delle miniere illegali in cui tanti ragazzi, privi di qualunque altra prospettiva, continuano a estrarre il carbone e a lavorare.
Eppure il futuro di quelle gallerie è molto importante per il paese.
Parlamento permettendo, la licenza di estrazione è stata data al Gruppo metallurgico cinese (lo stesso che si è aggiudicato i diritti per operare su una miniera di rame da 3,5 miliardi di dollari vicino a Kabul), società statale che prenderà presto possesso dell’area, probabilmente entro la fine del 2012. Il Gruppo ha assicurato che rispetterà la legge afghana e farà sì che i bambini non possano entrare nelle miniere.
Ma i minatori del Bamyan temono per il proprio futuro.
“Cos’altro dovrei fare? Arruolarmi nell’esercito ed essere ucciso dai talebani? – si chiede uno di loro intervistato dal giovane Barakzai – Anche i bambini lavorano qui perchè non hanno altro”.
Fardeen Barakzai stesso si è detto scioccato da quello che ha visto durante le sue interviste. “I bambini di Kabul giocano e vanno a scuola, ma qui c’è solo duro lavoro e i bambini sono così sporchi..” commenta il ragazzo.
Lui sa bene cosa significa tutto questo, dato che all’età di 5 anni era stato spedito per le strade di Kabul a vendere cianfrusaglie e a lavorare per aiutare la sua famiglia.
Questo fino agli 8 anni quando, per fortuna, è diventato uno dei primi studenti dell’Afghanistan Educational Children’s Circus/Mobile Mini Circus for Afghanistan, scuola danese che si occupa di istruire i bambini di strada tramite le arti del teatro e del circo.
Ora Fardeen aiuta la stessa scuola a produrre dei video, compreso quest’ultimo sul lavoro minorile nelle miniere.
“Con questo lavoro – commenta – ho voluto mostrare a Kabul e a tutto l’Afghanistan che questo è un grande problema, che riguarda non solo i bambini del Bamyan, ma tutti i bambini del mondo”.
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