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Afghanistan, via le guerre dai libri di storia

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di Anna Toro, osservatorioiraq, 21.8.2012

110x130xAfghanistan Mezzi militari.jpg.pagespeed.ic. r vCfeIwVI sanguinosi colpi di Stato degli anni Settanta, l’invasione Sovietica dell’79, i regimi comunisti supportati da Mosca, la guerra civile e l’ascesa dei talebani, l’invasione della Nato e delle truppe straniere dal 2001 a oggi. Tutto questo non esiste più, è stato cancellato con un colpo di spugna dai libri di storia delle scuole di tutto l’Afghanistan.

Il motivo di questa censura? “Nient’altro che l’interesse della Nazione” ha risposto il ministro dell’Educazione afghano Farooq Wardak, che ha fatto già stampare i libri “rivisti e corretti”, pronti per essere distribuiti all’inizio del nuovo anno scolastico che partirà nella primavera del 2013.

“Negli ultimi 40 anni – spiega Wardak – sono accaduti centinaia di episodi che hanno portato a controversie fortissime nel paese. Mettere sui libri di storia argomenti sui quali non c’è un consenso nazionale significa portare la guerra nelle classi. Invece lo scopo dell’istruzione è portare l’unità, non certo le divisioni”.

Ed è così che molti eventi chiave della storia afghana non vengono neppure menzionati, o al massimo liquidati da una manciata di righe.

“Ad esempio, non si parla affatto della miseria che quest’ultima guerra ha portato, e non si menziona Kabul come zona di scontri e di morti”, commenta ai microfoni della Bbc un giornalista afghano, che ha chiesto di restare anonimo per motivi di sicurezza.

“I libri dicono che il mullah Omar è stato rimosso nel 2001, senza dire nemmeno chi sia. E degli Stati Uniti e della presenza della Nato nel paese non si parla proprio. E’ come se qualcuno stia tentando di nascondere il sole con due dita”.
La reazione della società civile – professori universitari, politici, docenti e giornalisti – non si è fatta attendere.
Tra le accuse principali, quella secondo cui con questa mossa il governo starebbe cercando di accattivarsi le simpatie dei talebani e di altri gruppi di potere prima del ritiro delle truppe straniere.
I libri “modificati” verranno infatti distribuiti anche nei villaggi che sono rimasti sotto il controllo dei miliziani.
E secondo le autorità promotrici della censura, se i libri contenessero tutte le atrocità commesse dai talebani durante i loro cinque anni di regime, verrebbero senza dubbio messi da parte o gettati via.

 

“Abbiamo evitato di nominare gli individui e le parti coinvolte in questi conflitti, così come argomenti che potrebbero creare divisioni tra la gente – ha detto il portavoce del ministero dell’Educazione Amanullah Iman –. Il nostro scopo è quello di proteggere l’unità nazionale e di de-politicizzare l’educazione dei ragazzi”.
Iman si riferisce ai continui cambiamenti di corrente e direzione che ha avuto l’istruzione in Afghanistan nelle ultime quattro decadi, coincisi naturalmente coi turbolenti cambiamenti politici in atto nel paese.
Così, durante l’invasione sovietica negli anni Ottanta, i libri di testo (compresi quelli dei bambini) erano pregni di propaganda comunista. Contemporaneamente gli Stati Uniti diffondevano clandestinamente libri “alternativi” pieni di idee anticomuniste e di resistenza contro i sovietici.
L’avvento dei talebani nel 1996 ha segnato, oltre alla promozione dell’Islam e della guerra santa, l’allontanamento delle ragazze dall’istruzione e la diffusione delle scuole religiose.

Nonostante le buone intenzioni, quello che il governo di Karzai e il ministero dell’Educazione dimenticano, è quanto i libri censurati risultino alla fine essi stessi fortemente politicizzati.
Stampati e pubblicati con l’aiuto dei donatori internazionali, Usa in primis, pare siano stati ‘limati e corretti’ proprio da supervisori americani, anche se non ci sono ancora conferme ufficiali.

Il sospetto è che dietro all’intero progetto ci sia comunque il loro zampino.

“Un paese deve conoscere il proprio passato, anche per cercare di evitare di commettere gli stessi errori in futuro – commenta la parlamentare Elay Ershad – Il ministero dell’Educazione non ha il diritto di fare il lavaggio del cervello ai bambini e di tenerli all’oscuro sulla storia del proprio Paese”.
“Questo è ancora più vero, in quanto la penetrazione di Internet qui è ancora bassa, e il contatto col mondo esterno è limitato – aggiunge un’altra parlamentare che ha voluto restare anonima – così i bambini afghani sono molto più dipendenti dai libri di testo”.
“In questo modo, un’intera generazione non saprà mai come e perché l’Afghanistan è diventato quello che è”.

Intanto il ministro Wardak e il suo entourage hanno già cominciato un tour per il paese, visitando scuole, ospedali, moschee, con l’obiettivo di spiegare la bontà del progetto ai ragazzi e alle loro famiglie.
“È un vero programma nazionale – ha ribadito mostrando i nuovi libri – ci riporterà tutti sotto un unico tetto, incoraggiando finalmente la fratellanza e l’unità della Nazione”.

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