26 Marzo 2012
Circa 400 donne e ragazze sono attualmente nelle prigioni afgane accusate di “crimini contro la morale”, che di solito significa essere fuggite da un matrimonio forzato (illegale) o dalla violenza domestica.
Alcune sono state condannate per il crimine di “zina”, ovvero per avere avuto rapporti sessuali fuori dal matrimonio, solitamente a causa di uno stupro o per essere state costrette alla prostituzione.
Per la legge afgana lo “zina” è un crimine punibile con una pena che può arrivare a 15 anni di prigione.
Una ricerca sul campo di Human Rights Watch ha dimostrato che almeno metà delle donne in prigione e tutte le ragazze nelle carceri minorili sono state arrestate per essere fuggite a un matrimonio forzato o per essere scappate da mariti e parenti che usavano violenza contro di loro.
Alcune donne intervistate da Human Rights Watch raccontano che si erano rivolte alla polizia per chiedere disperatamente aiuto, e sono finite invece arrestate.
Le donne e le ragazze carcerate descrivono le violenze da cui sono fuggite, tra cui matrimoni precoci e forzati, percosse, frustate, bruciature con il fuoco, stupri, costrizione alla prostituzione, rapimenti e minacce di morte. Praticamente nessuno di questi casi denunciati ha mai portato neppure a una minima forma di indagine giudiziaria, per non parlare di una vera imputazione o di una pena per i responsabili.
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