Il vero obiettivo di Obama in Afghanistan
Vivere nell’impero di Obama – L’agenda americana in Afghanistan, vista dalla prospettiva di un civile
(di Ian Pounds, Kabul, 30 maggio 2012)
La cosa più vera che possiamo dire della guerra è che la verità è la sua prima vittima.
Sono un insegnante volontario per la pace. Quattro anni fa risposi a un appello del candidato Barack Obama per reclutare un nuovo tipo di soldato che portasse la pace, un soldato senza uniforme e senza fucile. Nel terzo anniversario della mia nuova vita in questo orfanotrofio in Afghanistan, per dieci ore di fila sento gli spari e le bombe della battaglia che devasta il mio quartiere di Kabul: per tutta la notte, fino a mattino inoltrato. E mentre la CNN annuncia che la rivolta degli “insorgenti” è finita, io scuoto la testa: “Eh no”, mormoro tra me e me, mentre sento pallottole vaganti sibilare sopra la mia stanza.
Due settimane più tardi, il presidente Obama arriva improvvisamente in Afghanistan, inatteso e inannunciato, per quella che sembra essere la prima importante mossa della sua campagna per la rielezione. A mezzanotte fa un discorso e firma un accordo con Karzai, e se ne va prima che faccia giorno. Una visita furtiva che non conferma, in effetti, il clima di pace e sicurezza che dovrebbe essere ormai garantito solidamente in tutto il paese.
Nel suo discorso, Obama da per certa la prossima fine della più lunga guerra dell’America.
Elenco qui di seguito alcune realtà che Obama ha trascurato di citare nel suo discorso, e le propongo ai lettori nello stesso stile autorevole, patriarcale e da solida America del Midwest degli anni Cinquanta nel quale Obama ha condiviso con noi tutti le sue rassicurazioni parecchio confuse.
Primo – In Afghanistan ci sono attualmente 400 basi militari americane, di varia entità e grandezza.
Secondo – Dei 3005 soldati della colazione morti in questa querra, 1956 sono morti da quando io sono arrivato qui. Ovvero, nei dieci anni e mezzo di questa guerra, il 65% delle vittime militari della coalizione sono morte negli ultimi tre anni.
Terzo – Il 2011 è stato l’anno peggiore per numero di morti civili dall’inizio della guerra.
Quarto – Gli USA hanno firmato un accordo, per i dodici anni che seguiranno il 2014, che è tanto fumoso quanto losco. L’accordo prevede che gli USA torneranno ad avere un ruolo di “supporto attivo” per tutto il periodo che sarà necessario alle forze di sicurezza afgane per subentrare completamente al comando delle operazioni. Si tratta di una collaborazione che assomiglia in tutto e per tutto a un prolungamento dell’occupazione.
Se si guarda a questi fatti, è difficile immaginare una luce alla fine del tunnel, e come gli USA si preparino a lasciare il paese. Non aspettatevi un “calo” della presenza in stile iracheno: quella è stata una mossa strategica incoerente e inconseguente, dato che gli USA hanno semplicemente spostato le proprie forze nelle basi del Kuwait e che l’ambasciata USA di Bagdad è stata potenziata per fare il lavoro di base operativa per procura.
L’Afghanistan rimane solidamente al centro degli interessi geopolitici americani, anche se l’accordo firmato da Obama assicura che gli interessi americani saranno mitigati. E per aggiungere la beffa al danno, è decisamente conveniente per l’America che gli afgani continuino a patire il fallimento della politica NATO sul fronte interno, consentendo in questo modo agli USA di mantenere le proprie basi militari, dove droni e forze speciali sono pronte per essere utilizzate in qualsiasi missione in Pakistan o in Iran. E certo, sia che lo vogliamo sia che ci siamo costretti, ci riserviamo il diritto di tornare a pieno titolo a capo delle operazioni militari nel paese. Ci teniamo a disposizione la nostra torta, e ce la mangiamo quando vogliamo.
Si considerino le basi americane ancora attive a Cuba, in El Salvador, in Columbia, in Germania, in Giappone, nelle Filippine, nella Corea del Sud, a Taiwan, in Kuwait (e si parla anche di una base in Vietnam): non c’è lo straccio di un caso nella storia che dimostri che l’America abbia mai davvero voluto abbandonare un paese che aveva invaso. Allora non posso fare a meno di pensare che, dato che circa il 70% degli americani oggi è contrario a questa guerra, per fare stare buona questa maggioranza nell’anno delle elezioni Obama abbia semplicemente mentito, nel suo discorso, usando un linguaggio volutamente oscuro che solleva solo dubbi, senza dare risposte.
[leggi l’articolo intero, in inglese, a questo link]
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