Petrolio afgano ai cinesi
E-il mensile online, Enrico Piovesana, 29 dicembre 2011

Mercoledì il ministro afgano delle Miniere, Waheedullah Shahrani, e il presidnete della compagnia petrolifera statle cinese Cnpc, Lu Gong Xun, hanno firmato a Kabul l’accordo che assegna alla Cina per 25 anni i diritti di estrazione del petrolio dei principali giacimenti del Paese: quelli del bacino del fiume Amu, nelle province settentrioanli di Sar-i Pul e Faryab (rispettivamente controllate dai contingenti Nato turco e norvegese, sotto comando regionale tedesco).
Alla gara partecipavano anche compagnie statunitensi, canadesi, francesi, ma la Cina ha vinto offrendo condizioni più vantaggiose: a fornte di un investimento cinese di almeno 400 milioni di dollari per la costruzione di pozzi e raffinerie, con precise agranzie occupazionali e ambientali, il governo di Kabul incasserà il 70 per cento dei profitti netti e royalties al 15 per cento, più l’affitto dei terreni e le tasse.
Secondo le stime più attendibili, i giacimenti dell’Amu Darya contengono 87 milioni di barili di greggio, il che significa che il governo afgano incasserà tra tutto, nei prossimi 25 anni, almeno 7 miliardi di dollari. Dal canto suo la Cina si assicura risorse fondamentali per la sua economia energivora e prevede di guadagnare dieci volte tanto quello che investirà.
Tra un paio di mesi il governo afgano bandirà la gara per i giagimenti della provincia di Balkh, controlata dai militari tedeschi, e entro l’estate per quelli della provincia di Herat, sotto comando italiano.
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