29 novembre 2013 – di Claudia Guarino – Reporter Nuovo
Nel codice penale afghano non verrà reintrodotta la lapidazione come pena per il reato di adulterio. Lo annunciano tre parlamentari afghane: Shukria Barakzai, Nilufar Ibrahimi, Raihana Azad.
Nei giorni scorsi si era infatti parlato di un piano di revisione della normativa penale da parte del governo afghano.
Secondo quanto affermato da Ashfar Azimi, capo del dipartimento di diritto penale del ministero della giustizia, il progetto iniziale prevedeva di inserire “l’attuazione della lapidazione per l’adulterio. Se l’adultero o l’adultera è celibe o nubile sarà punito invece con cento frustate”.
L’ipotesi, che fortunatamente si è arenata, sarebbe stata un vero e proprio ritorno al passato per l’Afghanistan. Un richiamo al regime talebano dove la lapidazione era la pena prevista per l’adulterio e per il furto l’amputazione della mano.
La notizia della possibile reintroduzione della pena della lapidazione nel codice penale afghano era stata rivelata da Human rights watch. A questa erano seguite le proteste di molte associazioni a tutela dei diritti umani, che avevano poi lanciato un appello alle più alte cariche afghane per bloccare l’inserimento della norma.
Per chi pensava di reintrodurre la lapidazione nel codice penale è stato uno smacco. Nella realtà dei fatti però, questa pratica non si è mai fermata. Il 21 luglio scorso in un villaggio a nord di Kabul, alcuni militanti islamisti hanno ucciso una donna di 21 anni, lapidandola fino alla morte.
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