Armi: con la spending review 100 milioni di cannoniere volanti
Il Fatto Quotidiano – 19 novembre 2013 – Toni De Marchi
Dovremmo essere tutti grati alle agenzie di stampa per il lavoro oscuro che fanno. Senza di loro, per esempio, non avremmo mai saputo che il generale Roberta Pinotti (utilizzando il suo consueto incarico di copertura di sottosegretario-senatore Pd) ha salutato “l’efficientamento operativo della flotta dei C-27J”.
Persino il correttore ortografico mi segnala un errore alla parola efficientamento. Solo la Pinotti o chi le scrive i comunicati non lo sa. Ma transeat, fosse tutto qui. Il bello viene mezza riga prima, quando l’indefettibile generalessa mette questo efficientamento nel “quadro del contenimento dei budget della difesa”. Un momento, rileggiamo con calma. Macché, dice proprio così: nel quadro del contenimento. È la prima volta nella storia dell’umanità che qualcuno dice che vuol spendere un centinaio di milioni di euro in armi (a tanto stima il costo dell’operazione la rivista Analisi Difesa) per “contenere” il bilancio militare. D’altronde non c’è la spending review di Cottarelli?
Alle giravolte logiche, sintattiche e dialettiche degli sponsor italioti dell’armiamoci e partite siamo abituati. Senza sprofondare negli abissi degli F-35 “elicotteri con cui si spengono incendi, trasportano malati” (copyright Francesco Boccia, più noto per essere il marito di Nunzia De Girolamo), tutti i giorni sentiamo parlare di portaerei per la protezione civile (ammiraglio De Giorgi), missili per difendere obiettivi civili (ancora Pinotti) e altre amenità al fulmicotone come queste. Ma qui, davvero, il politically correct raggiunge il suo apice. Speriamo che una risata vi seppellisca.
Purtroppo, all’involontaria comicità della generalessa Pinotti fa riscontro la drammatica realtà di uno Stato con le pezze al culo che si compra sei cannoniere volanti spendendo cento milioni di euro (senza contare il costo degli aerei, naturalmente: quelli li abbiamo già). A parte gli Stati Uniti, nessuno al mondo ha o ha mai avuto in servizio delle cannoniere volanti.
I meno giovani ricorderanno l’uso smodato che ne fecero gli americani nel Vietnam. The Awesome Power of USAF Gunships, la meravigliosa potenza della cannoniere, si intitola un articolo del 1999 pubblicato dalla rivista ufficiale dell’Usaf. Ma le hanno impiegate poi praticamente in tutte le loro guerre, da Grenada, a Panama, alla Somalia, all’Iraq, all’Afghanistan e alla Libia. Naturalmente tutte le guerre dove il nemico è uno straccione o poco più perché nulla potrebbero contro un avversario ben armato di aerei e missili.
Gli americani spendono però 530 miliardi di dollari per le loro Forze armate, cioè più di quanto non spendano tutti gli altri Paesi del mondo messi insieme. Hanno anche reparti di delfini e leoni marini (non è uno scherzo, è vero: si chiama US Navy Marine Mammal Program). Che dovremmo fare: costituire battaglioni di cozze per non essere da meno?
La notizia dell’acquisto da parte italiana di sei cannoniere volanti MC-27J Praetorian è stata data ieri al salone dell’aeronautica di Dubai. Si tratta di aerei da trasporto trasformati imbarcando una suite elettronica di sorveglianza e comunicazione e un micidiale cannone ATK GAU-23 Bushmaster da 30 millimetri capace di spazzare con i suoi colpi un’area grande quanto un campo da calcio. Inoltre l’Alenia-Aermacchi sta lavorando per l’integrazione nel sistema d’arma di bombe plananti GBU-44/B Viper Strike guidate dal GPS o bombe razzo di precisione AGM-176 Griffin.
Naturalmente a nessuno è venuto in mente di chiedere il parere alle Camere, come la legge impone. Presenteranno il parere tra qualche mese e lo giustificheranno con il solito ritardo delle poste. Tanto questi comprano gli F-35 come fossero confetti, figurati se fanno resistenza per cento milioncini.
La prima di queste cannoniere volanti sarà consegnata, dice il comunicato dell’Alenia-Aermacchi che le costruisce, il 31 marzo 2014. In tempo per essere “testata in scenario operativo nel primo semestre del 2014” (sono parole del comunicato, non mie). Come si capisce, bisogna fare in fretta.
Per avere un teatro operativo bello fresco sotto mano bisogna andare in Afghanistan prima che le truppe si ritirino, alla fine del prossimo anno. Altrimenti dove trovare tanti cattivi talebani contro cui sparare con la suprema giustificazione di difendere qualche inalienabile diritto umano come il diritto all’oppio, ad esempio, la cui produzione oltre il passo Kyber si è moltiplicata dopo l’inizio della guerra (nella provincia di Helmand nel 2012 si è prodotto il triplo dell’oppio del 2006)? Alla fine cento milioni cosa sono se vogliamo efficientare la flotta e soprattutto contenere il budget. Peccato che non ci si possa mettere anche la protezione civile. Ma non si sa mai: qualcosa da fare gliela troviamo anche quiI
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