TROPPE OCCASIONI PERSE: KARZAI E I DIRITTI UMANI IN AFGHANISTAN
Massoud Hossaini, 4 aprile 2014 – Amnesty
Amnesty International ha fornito in data odierna una sua valutazione sullo stato dei diritti umani in Afghanistan sotto la presidenza Karzai dichiarando che “i già scarsi risultati in materia di diritti umani conseguiti in Afghanistan nei 12 anni passati sono minacciati sempre più da un aumento della violenza e al degrado progressivo dei diritti delle donne”.
In anticipo sulle elezioni presidenziali del 5 aprile Amnesty International ha pubblicato una sua “classifica” che stima la performance dei governi Karzai dal 2001 a oggi sui sei punti principali riguardanti i diritti umani.
Horia Mosadiq, una ricercatrice afghana di Amnesty International, ha detto che “gli afghani sabato si recheranno ai seggi con la paura della violenza, anche se hanno dimostrato la loro volontà di non volersi far piegare queste minacce. Le promesse dei talebani di uccidere i votanti e gli addetti ai seggi vengono accolte con disprezzo ma le autorità devono far sì che i seggi elettorali e gli elettori ricevano la protezione di cui hanno bisogno”.
La “classifica” segna indubitabili progressi su alcuni punti, tra i quali la libertà di espressione e l’assistenza a oltre 600.000 sfollati. Ma altri punti sono stati completamente ignorati dalle autorità; per esempio la responsabilità dei morti civili e la giustizia transizionale.
Horia Mosadiq ha anche dichiarato che “il governo Karzai ha conseguito alcuni modesti risultati lavorando in condizioni molto difficili. Ma la situazione per milioni di afghani resta tragica, e anche i piccoli progressi fatti sono molto fragili. Nei dieci anni passati le autorità hanno anche ignorato alcune questioni ‘sconvenienti’, come per esempio le responsabilità per gravi violazioni dei diritti umani e crimini di guerra del passato, e questa situazione deve avere fine con la prossima amministrazione”.
Riguardo ai diritti delle donne i piccoli progressi fatti nei 12 anni passati sono dovuti al lavoro instancabile delle attiviste afghane. Le donne sono ora rappresentate nella vita pubblica e hanno un relativo accesso all’istruzione. Una legge del 2009 definisce alcune azioni come violenza contro le donne.
Purtroppo molte di queste conquiste sono minacciate o sono già stati fatti dei passi indietro. Pochi di coloro che usano violenza contro le donne sono stati processati, mentre le discriminazioni e la violenza domestica sono diffusi. Le donne che lavorano nel campo della difesa dei diritti umani devono far fronte a minacce e molestie quotidiane senza la minima protezione da parte delle istituzioni.
Mosadiq ha riferito inoltre che “le donne afghane hanno dovuto combattere duramente per uscire dalla condizione di cittadine di seconda classe. Ma anche le loro piccole conquiste sono minacciate sia da elementi conservatori presenti nel governo sia da gruppi armati quali i talebani. Dopo il 2014 la comunità internazionale non può lasciare le donne afghane a combattere da sole la loro battaglia. Sarebbe devastante se i governi occidentali chiudessero gli occhi di fronte alla tragica situazione delle donne afghane solo perché le loro truppe hanno lasciato l’Afghanistan”.
Il peggioramento delle condizioni di sicurezza in Afghanistan ha avuto costi altissimi. Le vittime causate dall’inasprimento del conflitto sono le più alte dal 2001; l’ONU ha registrato solo nel 2013 la morte di quasi 3000 civili.
Sebbene i talebani siano i responsabili della maggior parte dei morti tra i civili, non sono state accertate quasi per nulla le responsabilità per i civili scomparsi a causa delle azioni delle truppe afghane e internazionali. Le forze internazionali, inoltre, lasciano il terreno senza aver lavorato per creare un organismo indipendente e funzionante che accerti le responsabilità delle forze di sicurezza afghane per violazioni dei diritti umani e delle leggi internazionali umanitarie, per poter risarcire le vittime.
Musadiq ha aggiunto che “purtroppo la violenza collegata al conflitto continuerà, e nei prossimi anni potrà perfino aumentare. L’accertamento delle responsabilità delle forze di sicurezza afghane è fondamentale; oggi, la maggior parte delle vittime e i parenti delle vittime vivono senza aver avuto giustizia e nemmeno risarcimenti”.
All’inizio di questo mese Amnesty International ha pubblicato un piano per i diritti umani che vuole indicare alla nuova amministrazione le sfide che l’aspettano.
Mosadiq ha concluso dicendo che “il prossimo presidente afghano non si può permettere di considerare i diritti umani una questione secondaria. Se nel 2014 i diritti umani verranno ignorati per conseguire risultati a breve termine il paese arretrerà invece di progredire”.
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