L’Avvenire – 8 luglio 2015
La “svolta rosa” non c’è stata. Lei ce l’aveva messa tutta: candidata alla Corte Suprema dell’Afghanistan dal presidente Ghani il 30 giugno, prima (e unica) donna in mezzo a otto colleghi maschi, oggi ha pronunciato il suo programma di giudice ai deputati della Camera bassa. I quali però hanno bocciato la sua nomina, raggranellando solo 88 preferenze tra i 193 deputati votanti.
Una decisione piuttosto traumatica, visto che il capo dello Stato si era detto certo che i deputati avrebbero appoggiato la sua candidata, sia perché giudice esperto sia perché donna. E Ghani ha fatto della questione della valorizzazione del ruolo femminile e dell’emacipazione delle donne, troppo spesso vittime di violenze impunite, un punto d’onore del suo mandato, iniziato lo scorso settembre.
Ma tant’è: le porte della Corte Suprema restano sbarrate per Anisa Rasouli. “Abbiamo chiesto al presidente di designare un’altra persona per questa posizione”, ha detto il vice presidente del Parlamento, Zahir Qadir. Resta da vedere se Ghani vorrà insistere e presentare un’altra candidata donna. Lo stop alla Rassouli è stato accolto con rabbia e dispiacere dalle attiviste per i diritti delle donne: “Quello che è successo oggi è drammatico, speriamo che il presidente designi un’altra donna per compensare questo fallimento”, ha commentato la deputata Choukria Barekzai.
Il “no” della Wolesi Jirga si inserisce anche in uno scontro istituzionale in atto. Ghani non è ancora riuscito a completare il suo gabinetto, a causa dell’ostracismo dell’Assemblea nazionale, che la scorsa settimana ha bocciato la nomina del ministro della Difesa.
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