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GUERRA IN AFGHANISTAN: 100.000 PERSONE UCCISE DAL 2001 – REPORT

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Dal sito di RAWA – 2.6.2015

scores dead bodies lying sL’indagine – denominata Costi della Guerra – riguarda i morti, i feriti e i profughi in Afghanistan e Pakistan dal 2001 all’anno scorso.

Secondo una recente ricerca della Brown University, la guerra in Afghanistan iniziata nel 2001 con l’invasione statunitense che ha rovesciato il regime talebano e dato avvio ad un’insurrezione interna, ha ucciso circa 100.000 persone e ne ha ferite altrettante.

L’indagine, denominata Costi della Guerra ed effettuata dall’Istituto Watson per gli Studi Internazionali della Brown University, si riferisce ai morti, ai feriti e ai profughi in Afghanistan e Pakistan dal 2001 all’anno scorso, quando le truppe internazionali hanno iniziato a lasciare il paese.

Neta Crawford, autrice di questa ricerca, ha riscontrato che le morti civili e militari in entrambi i paesi ammontano a circa 149.000 persone uccise e 162.000 gravemente ferite.

Le Nazioni Unite affermano che le vittime civili sono aumentate del 16% nei primi quattro mesi del 2015 con 974 persone uccise e altre 1.963 ferite.

 

Notando questo incremento verificatosi negli ultimi anni, la Crawford ha dichiarato che questi numeri indicano che la guerra in Afghanistan non è finita, ma al contrario sta peggiorando.

Mentre le morti militari vengono precisamente indentificate, quelle civili sono difficili da definire. I numeri di questa indagine si basano sulle statistiche della Missione d’Assistenza in Afghanistan delle Nazioni Unite e anche su altre fonti.

Molte morti di civili hanno avuto luogo dopo il 2007, con più di 17.7000 morti civili registrate da UNAMA fra il 2009 e il 2014. Molti civili sono stati uccisi da milizie e ribelli.
Analizzando più dettagliatamente questi numeri, emerge che 26.270 civili afghani sono stati uccisi e 29.900 feriti come conseguenza diretta della guerra.

I numeri complessivi includono civili, Talebani e altri combattenti, forze USA e alleati, lavoratori nell’ambito degli aiuti umanitari e giornalisti.
L’apparente diminuzione delle morti civili iniziata nel 2008 si è ora capovolta, e dall’anno scorso è diventato evidente che i ribelli non fanno distinzione fra civili e combattenti.

In aumento anche le morti di cui non si riesce a trovare la matrice.

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