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La povertà spinge ad emigrare

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Samad Ali Nawazesh Rawanews – 21 giugno 2015

NEWS 75115 300x199Samiaullah Aminzai, che risiede nella provincia di Nangarhar, afferma che la violenza e la situazione economica hanno forzato centinaia di famiglie a spostarsi in altre parte del paese o fuggire all’estero. Sulaiman, il figlio di sua zia, prima è andato in Iran e poi in Turchia, ora è in Grecia. Ha confidato che è entrato in Grecia con un trafficante di esseri umani. Il suo piano è di arrivare in Europa e poi far arrivare la sua famiglia.

Il piano è pieno di rischi. Centinaia di migliaia d’immigrati africani ed asiatici cercano di raggiungere l’Europa e l’Australia ogni anno. Gli incidenti mortali sono molti. Secondo l’Organizzazione Internazionale per i Migranti più di 100.000 sono stati salvati in mare dal gennaio 2015.

Le informazioni fornite dal Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali e i risultati di un sondaggio del CSO ( Organizzazione Centrale di Statistica) rivela che un quarto di afghani qualificati sono disoccupati. Di questi il 17% hanno poco lavoro e il rimanente 8% non ha i mezzi per guadagnare.

Il Vice Ministro del Lavoro e Affari Sociali Mohamand sottolinea che la disoccupazione non è solo un problema afghano. “La disoccupazione è aumentata nella regione e nel mondo intero. Lo IOL ( Organizzazione Internazionale del Lavoro) riferisce che 85 milioni di persone nel mondo sono senza lavoro e 200 milioni vivono ad disotto della soglia di povertà.”

Secondo Mohamand 9 milioni di afghani (circa il 36% della popolazione) vivono sotto la soglia di povertà e 6 milioni sono al limite di quella soglia, che fa un totale di 15 milioni di gente povera nel paese. E aggiunge che il governo deve prendere delle misure per combattere la povertà.

Secondo lui, progetti di sviluppo come l’attività mineraria, la costruzione di strade, l’industria e l’agricoltura creerebbero decine di migliaia di posti di lavoro.

 

Scarse prospettive

Ozra Shamal, un’attivista della società civile di Kabul, ha detto che ha visto molte famiglie lasciare il paese per mancanza di prospettive di lavoro e un peggioramento delle condizioni di vita. “Ho visto che molte persone non hanno speranza di trovare un lavoro regolare e temono per la loro sicurezza per la violenza causata dallo stato di guerra che c’è nel paese.”

Ozra cita l’esempio di un suo parente Mahmood Jan che viveva a Kabul in una casa in affitto. I suoi due figli erano andati a lavorare in Iran e nei paesi del Golfo. Non potendo più continuare a pagare l’affitto per le sue magre entrate, ha venduto tutto ciò che aveva ed è partito per l’Iran.

Reza, intervistato, racconta che alcuni anni fa rientrò dall’Iran con la sua famiglia sperando di avere una vita migliore nel suo paese. Ma la violenza e la triste situazione economica lo hanno costretto a prendere la decisione di partire, e dice: “Non c’è lavoro; la situazione non è bella né tantomeno la sicurezza migliora. Non c’è speranza di vivere bene qui. Voglio stare in un posto dove posso avere la speranza di una vita migliore. Ho deciso di lasciare il mio paese.” Ha detto che ha intenzione di andare da solo e poi farsi raggiungere dalla famiglia.

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