Rapporto sulle detenute private dei loro diritti.
Rawanews – 15 dicembre 2015
L’Associazione Afghana Paywand (PAA) martedì ha pubblicato il rapporto sul sistema penale femminile afghano nel tentativo di “portare all’attenzione sul fallimento del sistema stesso, un argomento a lungo ignorato, delle principali parti interessate incluso il Governo afghano e la comunità internazionale”.
La loro ricerca vuole essere un tentativo di fornire un’analisi descrittiva delle leggi e politiche esistenti che hanno effetto sulle vite delle donne nel sistema detentivo.
“Inoltre il rapporto tenta di gettare luce sulla situazione attuale delle carcerate in 5 prigioni dell’Afghanistan.”
Dipinge un quadro desolante della detenzione femminile – e infatti mette in guardia: “il rapporto non sarà di facile lettura. È importante riconoscere che nonostante le disparità, molti enti che ricevono fondi per questo problema hanno ignorato la situazione delle donne nel sistema carcerario.”
“Questo rapporto è un richiamo a un maggior controllo. Sollecita a considerare attentamente il messaggio in esso contenuto e ad unirsi per trovare soluzioni per i problemi discussi nel rapporto.”
La PAA ha trovato che la comunità internazionale ha speso milioni di dollari per la riforma del sistema giudiziario dal 2001, ed assicurare i diritti umani e delle donne è stata una delle principali priorità del Governo Afghano e della stessa Comunità Internazionale.
“Comunque i diritti dei detenuti ed il loro reinserimento nella società – in generale di tutti ma più specificatamente della popolazione carceraria femminile – è stato completamente trascurato.”
Il rapporto riferisce che secondo il Centro Internazionale di Studi sulle carceri, il numero totale di detenuti, includendo anche quelli in attesa di giudizio nel 2012 era di 25.289, di cui 7.365 donne in attesa di giudizio e 854 detenute.
Ci sono in tutto 34 prigioni provinciali, 187 centri distrettuali di detenzione e 30 centri di riabilitazione per giovani – tutti in cattive condizioni.
Inoltre le prigioni ed i centri di detenzione che ero stati progettati per uomini, ora accolgono anche le donne detenute con i loro bambini. I problemi delle donne rinchiuse in questi centri e prigioni, così come il problema del loro reinserimento nella società è raramente discusso nei media, nella società civile o a livello governativo.
Il rapporto riferisce anche che quando il Governo Afghano fece la legge sulle prigioni e centri detentivi precisò solo, con l’Articolo 9, che gli uomini dovevano essere tenuti separati dalle donne, non furono menzionate prigioni di tipo diverso.
Solo nel 2010 fu approvata la Politica di Accesso alla Giustizia per le Detenute. Lo scopo principale era di migliorare le condizioni carcerarie e facilitare l’accesso alla giustizia alle donne.
Sebbene questo decreto fornisca alle detenute cure mediche, educazione scolastica e lavoro, e sebbene sia enfatizzato l’accesso alla giustizia, non si dice niente sulle loro vite, e su quelle dei loro bambini dopo la carcerazione. Inoltre questo decreto viene tenuto segreto e inaccessibile alle istituzioni da parte del Ministero degli Affari Femminili.
Né il Ministro della Giustizia, la Suprema Corte e gli ufficiali carcerari, né i detenuti sono al corrente dell’esistenza del decreto, anche se è facilmente implementabile.
La PAA ha riportato che il 68 per cento delle detenute intervistate ha detto che nessun tipo d’informazione sui loro diritti gli è stata data. Inoltre nessuno ha detto loro che possono avere un avvocato difensore, che sarà fornito dallo stato, e che hanno il diritto di rimanere in silenzio.
L’altro 32 per cento ha detto di aver avuto qualche informazione dalla direzione degli affari femminili. Comunque queste donne non ebbero difensori fino alla prima udienza in aula.
Molte intervistate hanno detto di aver incontrato il procuratore soltanto durante l’indagine, e non erano state avvisate che avevano diritto ad un avvocato.
In prigione la polizia, l’accusa e le guardie carcerarie danno le informazioni generali sui diritti e le regole ma talvolta sia la polizia che le vittime non sono abbastanza istruite per conoscere e comprendere i diritti civili e le regole, per cui le informazioni che ricevono sono insufficienti.
Il rapporto riferisce che la mancanza di avvocati difensori è un altro problema. Una delle ragioni è che i difensori d’ufficio vengono pagati molto poco e per ciò la maggioranza non prende sul serio i casi.
L’altra ragione è che la maggioranza dei difensori d’ufficio sono maschi, le detenute non si sentono a loro agio a discutere i loro casi apertamente con un difensore maschio, a causa dei tabù culturali.
Il rapporto continua dicendo che il 74 per cento delle intervistate era stato portato alla stazione di polizia dopo essere state accusate dei loro reati. La maggior parte era stata trattenuta per più di due settimane senza sapere che la polizia non poteva detenerle più di 24 ore.
L’altro 19 per cento delle detenute era stato portato direttamente in carcere.
“È evidente che le donne carcerate sono private dell’aiuto legale principalmente perché non hanno abbastanza informazioni sulle procedure legali e sulle leggi.”
Il rapporto riferisce che i crimini sono stati classificati in tre gruppi: 1) Crimini morali, 2) fughe da casa e 3) uccisioni di membri della famiglia.
La PAA ha fatto numerose raccomandazioni per migliorare le condizioni delle donne carcerate. Ha richiesto al governo di implementare quel decreto di Politica di Accesso alla Giustizia emanato 6 anni fa ma mai finanziato; di investire nei progetti di reinserimento nella società; di investire con l’aiuto di donatori in classi di alfabetizzazione obbligatorie per le detenute e di fornire corsi di avviamento professionale.
Ha richiamato il governo anche a controllare maggiormente la corruzione nei tribunali, nelle stazioni di polizia e negli uffici del procuratore generale; il governo deve urgentemente iniziare a monitorare il sistema nel settore giustizia per eliminare la corruzione istituzionalizzata; deve essere aumentato il numero degli avvocati difensori donna e aumentati i loro salari.
È stata anche richiesta una campagna per la conoscenza dell’esistenza dell’aiuto legale per le donne carcerate; per istituire case protette per le donne una volta che escono di prigione. E’ stato evidenziato anche il problema della salute mentale che queste donne devono affrontare e la necessità di provvedere a strutture per i bambini.
In conclusione, la PAA ha detto: ” Chiediamo a tutte le parti interessate di condividere una visione e un piano d’azione per portare avanti le raccomandazioni di questo rapporto, basato su dati certi e sull’evidenza della necessità di sostenere il bisogno di considerare il sistema penale femminile come una priorità da parte del governo per un cambiamento. questa richiesta di azione è indirizzata al governo ed ai capi politici, al mondo degli affari, agli attivisti della società civile ed alle organizzazioni non governative, ai giovani di questo paese ed alle donne stesse. Chiediamo anche alla comunità internazionale di rispettare l’impegno preso di lavorare per dare più potere alle donne.”
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