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Le trappole alla cooperazione italiana in Afghanistan

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koofi paymazar koofaab school students classrooms 300x130Nel corso degli ultimo mese il CISDA (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane) è stato impegnato in un’azione di controinformazione su una questione chiave degli aiuti italiani alla ricostruzione e normalizzazione in Afghanistan.

La campagna di controinformazione ha avuto origine nello scorso dicembre, a seguito della pubblicazione sul sito di RAWA (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan) di un articolo di denuncia contro Fawzia Koofi, eminente deputata del Parlamento afgano, e la sua famiglia, che è stata ed è tuttora un referente importante per vari progetti di cooperazione internazionale in Afghanistan.

Secondo il report di RAWA, estremamente circostanziato, la famiglia di Fawzia Koofi è coinvolta in traffici di droga e vari crimini, tra cui detrazione di fondi che avrebbero dovuto essere destinati a scuole e alla ricostruzione di villaggi colpiti da calamità naturali. Il report è in inglese e può essere letto attraverso questo link.

koofi fowziaFawzia Koofi

Poiché tra i progetti citati nel report di RAWA ne compare uno finanziato dalla Cooperazione italiana, il CISDA ha ritenuto doveroso approfondire la questione e, dopo una consultazione generale tra le sue attiviste, ha deciso di prendere posizione con una serie di azioni. Ricordiamo che il CISDA collabora con RAWA da più di quindici anni e riconosce questa associazione come testimone lucida e pienamente affidabile della situazione in Afghanistan, oltre che intelligente e coraggioso soggetto politico democratico.

Il progetto italiano si intitola “Rendere effettiva la tutela giuridica delle donne in Afghanistan” ed è promosso dalla Città di Torino e sostenuto dalla direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo della Farnesina. Principale beneficiario è l’organizzazione afghana SSSPO (Social Safety and Social Protection Organization) rappresentato da Ghazalan Koofi e appoggiato da Fawzia Koofi in qualità di presidente della commissione parlamentare afgana per i diritti delle donne, i diritti umani e la società civile.

 

Del progetto si dà ampia notizia nell’articolo del giugno 2015 dell’agenzia stampa ADNKronos: “Violenza su donne, in Afghanistan corsi formazione su tutela giuridica”.

All’apparire quindi della denuncia di RAWA, il CISDA ha ritenuto di darne notizia pubblicando in questo sito un’ampia sintesi in italiano del documento: “Come la cooperazione italiana è stata imbrogliata dalla parlamentare Fawzia Koofi”.

Inoltre, il CISDA di Torino ha inviato una lettera al sindaco Piero Fassino e a tutti i consiglieri comunali, in cui mette in guardia sull’affidabilità dei referenti afghani del progetto di cooperazione e si conclude con una esplicita richiesta: “Vista l’entità del finanziamento del progetto di cui sopra, pari a € 267.378,33, coperto per il 30% dalla Città di Torino (€ 80.332,32) e per il 70% dal MAE (€ 187.045, 91), vi chiediamo di accogliere la nostra richiesta di sapere quali mezzi siano impiegati dalla Città di Torino al fine monitorare il modo in cui i fondi destinati al progetto vengano effettivamente utilizzati”.

Infine, il CISDA ha mandato una comunicazione anche a Ezio Locatelli della segreteria nazionale di Rifondazione Comunista a Torino, per informare il partito di quanto è avvenuto.

Questo è ciò che le donne del CISDA si sono sentite in dovere di fare. Al momento, attendono risposta alle loro comunicazioni. Futuri e auspicabili sviluppi della questione saranno pubblicati prontamente su questo sito.

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