Nome in codice 002 (Per proteggere l’identità delle vittime HAWCA usa codici invece dei nomi).
HAWCA NEWS – 4 novembre 2017
Nell’ambito della campagna raccolta fondi per il progetto “Assistenza Legale per donne vittime di violenza” ecco una storia pubblicata sul sito di HAWCA.
“Sei mesi fa mia madre è morta di cancro, mio padre è un tossico dipendente, io sono la figlia maggiore così devo assumermi tutte le responsabilità della famiglia. Un giorno sono andata a Kabul con la mia famiglia per una festa di matrimonio. Alla fine della festa mio fratello ed il marito di mia sorella se ne sono tornati a casa senza avvisarmi, io sono rientrata a casa dopo tre giorni.
Dopo 15 giorni mio fratello e mio cognato hanno portato un bambino a casa e quando ho chiesto chi era mi hanno risposto di farmi i fatti miei e di stare tranquilla. Mi hanno preso il cellulare e mi hanno detto di non parlar a nessuno del bambino. Mi sono cominciata a preoccupare per mio fratello, che è giovane ed incapace di distinguere il bene dal male.
Una notte parlavano con i loro amici del bambino ed allora ho saputo che lo avevano rapito. Prima che potessi andare a denunciare il fatto, la nostra casa è stata circondata dalla polizia ed io accusata del rapimento, così mi hanno arrestata e messa in prigione.”
Intervento:
Il legale di Hawca è andato dalla ragazza, si è fatto carico del caso e l’ha difesa in tribunale.
Il legale ha cominciato subito ad investigare, a raccogliere informazioni sul caso. Dopo molte indagini è stato in grado di dimostrare che la ragazza era innocente e che non aveva avuto niente a che fare con il rapimento.
Dopo tutte le udienze il tribunale ha condannato 6 rapitori a 20 anni di reclusione e la nostra cliente è stata rilasciata immediatamente.
Dopo il rilascio mia mostrato la sua gratitudine ad HAWCA ed ai donatori del progetto “Assistenza Legale per donne vittime di violenza“ per averla aiutata.
Traduzione a cura del CISDA
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