Nome in codice 2 (per proteggere l’identità delle vittime di violenza HAWCA usa un codice invece dei nomi originali)
Hawca News 10 dicembre 2017
Sono nata in una povera famiglia a Kabul, quando avevo 16 anni ed ero in quinta, a causa della povertà e senza il mio consenso, mio padre mi fidanzò con una persona che a me non piaceva.
Lo dissi ai miei genitori diverse volte che non ero contenta del fidanzamento ma non mi ascoltarono, e quando il mio fidanzato vide che non ero interessata a lui, minacciò di uccidermi, se avessi detto a qualcuno di questo mio disinteresse. Disse di aver già dato a mio padre 200.000 Afgani e che gliene avrebbe dati altri 100.000 dopo il matrimonio, e che io ormai appartenevo a lui ed ero di sua proprietà.
Pensai di essere stata venduta e di non poter uscire da quella situazione terribile. La mia famiglia mi minacciò che se avessi rifiutato questo fidanzato avrebbero tagliato tutti i ponti con me e così non avevo scelta e dovevo accettare il fidanzamento.
Ero innamorata di un altro, ci desideravamo e ci eravamo promessi che dopo il diploma ci saremmo sposati.
Ero sotto pressione da parte dei miei familiari e del mio fidanzato, diverse volte tentai di uccidermi. Presi del veleno per topi e fui portata in ospedale e salvata. Un giorno un’amica mi disse che potevo andare al Ministero degli Affari Femminili e cercare aiuto da loro e così quando uscii di casa per andare a scuola, andai invece al Ministero e chiesi aiuto, loro mi presentarono al centro per la protezione delle donne di HAWCA.
Procedimento
Il suo caso fu registrato ad HAWCA e le furono date le informazioni necessarie da parte dell’avvocato. Il suo caso fu poi portato in tribunale. I suoi genitori ed il fidanzato non erano d’accordo per la rottura del fidanzamento e così HAWCA usò l’articolo 64 del codice civile e fece cancellare il fidanzamento. Dopo la cancellazione si sposò in tribunale con la persona di cui era innamorata.
Traduzione a cura del Cisda
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