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Afghanistan, è il talco il nuovo business dell’Isis

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Marta Serafini Corriere della Sera – 24 maggio 2018

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Il talco è un componente di molti prodotti che usiamo tutti i giorni dai cosmetici, passando per le vernici, fino alla polvere bianca, e la domanda del minerale da cui si estrae la polvere è aumentata, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa, Italia compresa, tra i maggiori consumatori dell’Unione europea. Maggiore esportatore è il Pakistan che ogni hanno produce 125 mila tonnellate e oltre di talco. Di queste quasi la metà arrivano dall’Afghanistan e dalle sue miniere illegali.

Da quando Isis ha perso il controllo dei suoi territori in Siria e in Iraq, ha intensificato la battaglia in Afghanistan per assicurarsi quegli approvvigionamenti economici che gli sono venuti a mancare più a sud. Già nel 2015 un comandante dell’Iskp avrebbe dichiarato di avere intenzione di «prendere il controllo dei giacimenti a qualsiasi prezzo». Dunque, oltre a fare a gara con i talebani nel progettare attentati, ora l’Isis cerca di strappare le miniere di talco, cobalto e cromite ai talebani. Secondo il rapporto di Global Witness, questa battaglia è in corso roccaforte nel distretto di Achin nella provincia di Nangarhar, la stessa area bombardata negli Stati Uniti nell’aprile 2017 con la madre di tutte le bombe.

 

Diverse fonti hanno confermato alla Ong britannica come Isis stia cercando di avviare un commercio con il Pakistan. Il trasporto di minerali dall’Afghanistan «strettamente collegato e reso possibile dalla corruzione dei funzionari del governo afghano», dice Global Witness. Tradotto, significa tangenti. Secondo Nick Donovan, direttore delle campagne di Global Witness che ha incrociato queste informazioni con le immagini satellitari della regione, il talco rappresenta per l’Afghanistan quello che i diamanti insanguinati sono stati per l’Africa centrale. Un portavoce del ministero delle miniere ha spiegato come sia già istituto un comitato speciale di coordinamento con l’intelligence per risolvere il problema

A livello economico l’estrazione di talco potrebbe portare nelle casse dell’Isis 300 milioni di dollari all’anno, un bel gruzzolo che i jihadisti possono usare per finanziare la loro guerra e i loro attacchi. E gli occidentali che acquistano la polvere bianca potrebbero trovarsi involontariamente a finanziare l’Isis. Esattamente come successo per il cotone siriano o il greggio iracheno.

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