La Stampa – Giorgio Stabile – 14 Settembre 2019
Gli Stati Uniti hanno confermato l’uccisione di Hamza bin Laden, anticipata dai media americani lo scorso 31 luglio. Hamza, figlio del fondatore di Al-Qaeda e suo erede designato, in una operazione, condotta al confine fra Afghanistan e Pakistan, simile a quella che portò all’eliminazione del padre, nel maggio del 2011, nella città pachistana di Abbottabad. Questa volta, però, non è stato condiviso nessun dettaglio.
La notizia della morte di Hamza è stata fatta trapelare da alcuni funzionari alla tv Nbc lo scorso 31 luglio. Ieri è arrivata la conferma dalla Casa Bianca. Una risposta, anche, alle minacce proferite dal capo di Al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri, proprio nel giorno dell’11 settembre.
È stato lo stesso Donald Trump ad annunciarla. Il presidente americano ha sottolineato come “la perdita di Hamza bin Laden non soltanto priva Al-Qaeda di una figura con notevoli capacità di leadership e una connessione simbolica con il padre, ma mina anche le capacità operative dell’organizzazione”.
Questo perché ad Hamza era stato affidato il compito di “pianificare e discutere attacchi terroristici con diversi gruppi jihadisti”. Il suo ruolo era quindi cresciuto. Negli ultimi due anni Hamza aveva diffuso cinque messaggi audio e video, incitato a colpire l’America e assunto una posizione centrale nella propaganda qaedista. Ma la sua appariva soprattutto una figura simbolica, destinata a radunare i jihadisti nella memoria del padre. Tanto che l’antiterrorismo statunitense l’aveva soprannominato “il principe incoronato della jihad”, una specie di figlio di papà.
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