Lacrime tardive per Lorenzo ma i curdi sono soli contro i fanatici dell’Isis
Corriere della Sera – 20/3/19 di Pierluigi Battista
Con la morte di Orsetti, ucciso in Siria dai jihadisti, emerge tutta l’ipocrisia dell’Europa che non ha mai voluto impegnarsi sul terreno.
E ora si piangono lacrime ipocrite e tardive sulla triste sorte di Lorenzo Orsetti, trucidato dall’Isis per aver combattuto, armi in pugno, a fianco dei curdi. Ma nessuno, nei governi occidentali, nelle cancellerie, nelle istituzioni europee è stato al fianco dei curdi.
I curdi che sono stati eroi nella guerra contro gli assassini fanatici dello stato islamico. I curdi che sono stati i nostri «boots on the ground», i combattenti che sono stati sul terreno cruento della guerra mentre noi, inorriditi dall’Isis ma senza la minima intenzione di pagare un costo di sangue per metterlo in ginocchio, ci siamo tenuti a debita altezza.
I curdi che stanno dalla parte giusta senza essere, come lo siamo noi, complici con i peggiori macellai e tiranni in nome del realismo politico.
I curdi esposti alla vendetta dei cecchini dell’Isis sconfitto ma non domato. I curdi di cui ci siamo serviti e a cui adesso abbiamo dato il benservito con un cinismo rivoltante, dimostrando ancora una volta che di questo Occidente, di questa Europa parolaia e pusillanime, di queste democrazie impaurite e impotenti, nessuno si può fidare.
Ora versiamo lacrime ipocrite, ci inchiniamo di fronte all’idealismo anche velleitario di Lorenzo Orsetti. Ma almeno Orsetti sapeva dove fosse la parte giusta, i nostri governi, di destra e di sinistra, dell’establishment e del populismo, invece no.
L’Europa balbetta, fa la voce lamentosa con Donald Trump che, con un egoismo mai reso così esplicito nella recente storia americana, annuncia il disimpegno dalla Siria, ma le sue proteste non valgono niente. L’impegno anche militare costa, costa denaro, vite umane, serietà, continuità ma l’inconsistenza politica dell’Europa le impedisce di prendere qualunque decisione.
L’unico aspetto della carneficina siriana che ci preoccupa è il suo effetto sui flussi dei profughi che potrebbero raggiungerci. E infatti l’Europa paga una cifra salatissima al regime turco di Erdogan per tenere i profughi a casa sua. Ma a un prezzo: quello di chiudere un occhio, anzi tutt’e due, sulle rivendicazioni dei curdi vessati dalla Turchia con una repressione feroce e a cui viene negato il diritto stesso a un’esistenza come Stato indipendente e sicuro nei propri confini.
Confini che confliggono con quelli della Siria e infatti anche in questo caso ci voltiamo dall’altra parte, come se il massacro di Assad nei confronti del suo popolo non avesse contato oltre settecentomila vittime, come se Aylan, il bambino curdo senza vita sulla spiaggia di Bodrum non fosse in fuga da Kobane, la famiglia inseguita dai persecutori siriani.
Ma quella foto suscitò una commozione fugace, destinata a spegnersi con rapidità: nessuno in Europa e nell’opinione pubblica occidentale pensava che per il piccolo Aylan si potesse fare qualcosa di concreto, si potesse combattere, mettersi davvero dalla parte giusta: Lorenzo Orsetti, a suo modo, lo ha fatto, e lo abbiamo considerato quasi come un eccentrico squilibrato alla ricerca di forti avventure.
Oggi piangiamo sul suo corpo martoriato dall’Isis: lacrime tardive, insincere, ipocrite.
Domani, asciugate queste lacrime insincere, ricominceremo come sempre a fare finta di niente. Continueremo a lasciare i curdi soli, considerandoli anche un po’ molesti perché ci impediscono di avere rapporti senza problemi con la Turchia di Erdogan e la Siria di Assad. Ricominceremo a protestare ritualmente contro il disimpegno dell’America di Trump senza porci il problema di un «nostro» impegno serio e duraturo.
Ricominceremo a dimenticare che la guerra sul terreno dei curdi allo Stato islamico, con la perdita di vite umane, la distruzione delle città, il terrore sulla popolazione, è stato fondamentale per la sconfitta dell’Isis. Ricominceremo a relegare nelle brevi quello che sta accadendo in quella terra in cui Lorenzo Orsetti è andato a combattere nella nostra indifferenza.
E il lutto sarà solo una breve parentesi riempita da discorsi vacui e inconcludenti, la misura esatta della nostra imperdonabile ipocrisia.
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