La punizione esemplare inflitta sulla pubblica piazza
Colpite con una cinghia, sul burqa blu. Mentre loro inermi non trovano nemmeno la forza di lamentarsi o ribellarsi. Intorno, un gruppo di uomini assiste allo spettacolo. Loro, le donne, sono «colpevoli» di aver ascoltato musica. Il filmato postato su Facebook proviene dalla provincia settentrionale del Noristan e non rappresenta certo un documento inedito.
Nelle zone controllate dai talebani – più del 50 per cento del Paese – le donne sono sottoposte ancora alla sharia, sono obbligate a indossare il burqa, non possono studiare. E non possono ascoltare musica. È così da decenni ed è ancora così nel 2019, dopo decenni di guerra.
Ma non smettono di attaccare – è notizia di oggi l’uccisione di otto membri delle forze di sicurezza afghane. E tantomeno smettono — e nemmeno danno segni di volerlo fare — di massacrare le donne afghane. Ruolo e diritti delle donne non sono invece nell’elenco dei temi oggetto di negoziato, né lo saranno. Intanto sul piano politico pesa l’ennesimo rinvio delle elezioni presidenziali, previste per il 20 aprile e già rinviate una volta e slittate al 28 settembre.
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