Afghanistan, i Talebani vogliono tornare al 2000
In un documento filtrato alla stampa locale il progetto degli studenti coranici per il ritorno all’emirato, con regole simili a quelle del mullah Omar.
N.d.R.: Il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, dichiara che il documento pervenuto a Tolo TV non è stato emanato dalla sua fazione. Questo è un altro segnale che conferma la frammentazione dei Talebani al soldo di diverse potenze mondiali. La stampa afghana parla di una attenzione delle fazioni più estreme all’Isis-Khorasan che si sta radicando nel Paese. Di sicuro l’accordo di “pace” non porterà democrazia e sicurezza agli afghani ma consentiranno a D. Trump di sostenere la propria campagna elettorale.
Repubblica – G. Cadalanu 15/4/20
La fine del regime guidato dal mullah Omar è stata solo un incidente di percorso: per i Talebani la prossima tappa è il ritorno dell’emirato islamico, retto sulla base della sharia e molto lontano da ogni concezione occidentale della democrazia. E’ quello che si può dedurre da un documento filtrato ai media afgani, in cui si tratteggia una lista di regole molto simili a quelle con cui il Paese è stato governato dal 1996 al 2001.
La Carta, nella versione fornita all’emittente Tolo tv, comprende 149 articoli che prevedono fra l’altro un diritto all’“ultima parola” su ogni tema da parte dell’emiro, il comandante militare dei fedeli, e la precisazione che in ogni caso i “valori islamici” prevalgono anche sugli accordi internazionali siglati sotto l’egida delle Nazioni Unite. La libertà di parola, i diritti umani e le libertà civili dovranno dunque realizzarsi all’interno di una cornice rappresentata dai precetti musulmani.
Il sistema di governo è definito appunto “emirato islamico” e si sottolinea che ogni legge sarà promulgata dal consiglio della guida e dal consiglio degli ulema, gli studiosi dell’islam, la cui interpretazione delle regole diventa legge. Il documento fa capire che la leadership del Paese non verrà eletta dal popolo, come prevede la Costituzione afgana, ma da un gruppo di risoluzione delle controversie definito dalle regole islamiche. L’emiro avrà pieni poteri, e il suo successore sarà scelto solo dall’emiro in carica.
Ma uno dei portavoce dei Talebani, Zabihullah Mujahid, ha segnalato che il documento “non appartiene” agli studenti coranici. Più che una bozza non autorizzata, la Carta arrivata a Tolo tv sembra dunque la prova che in questo momento l’universo integralista è estremamente frammentato. E questo è un nuovo elemento di instabilità, perché non è ben chiaro quanti e quali dei diversi gruppi aderirà al piano di pace concordato a Doha e chi no. Gli elementi più radicali, scrive la stampa afgana, sembrano aver già rivolto l’attenzione verso l’Isis-Khorasan, la “filiale” locale dello Stato islamico, che starebbe già richiamando combattenti in vista di un possibile nuovo radicamento nel Paese, di fatto ereditando l’egemonia della jihad una volta che i Talebani più pragmatici entreranno a far parte del governo.
Il percorso è ormai avviato. Le autorità di Kabul, pressate anche dalle esigenze dell’epidemia di Covid-19, hanno liberato i primi 360 detenuti, ma i Talebani non sono soddisfatti perché i combattenti non sono quelli indicati nelle liste. E nella capitale appare evidente che i dissensi fra il presidente Ashraf Ghani e il rivale Abdullah Abdullah siano diventati un eccellente pretesto per l’amministrazione americana, decisa a lasciare l’Afghanistan al suo destino il prima possibile. La partenza permetterebbe a Donald Trump di rivendicare in campagna elettorale la fine dell’intervento Usa e il ritorno dei soldati. Questo però indebolisce ulteriormente le istituzioni riconosciute a livello internazionale, rendendo di fatto ancora più cupe le prospettive in un Paese che nessuno può in buona fede definire pacificato.
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