Diritti delle donne, è morta Cristina Cattafesta fondatrice del Cisda.
Corriere della sera – 7 agosto 2020, di Marta Serafini
Si è spenta a 64 anni, l’attivista milanese, nota per il suo impegno a sostegno delle donne afghane e curde. L’addio delle compagne «Sei stata capace di creare ponti, oltre ogni confine»
«Sei stata capace di accogliere e sollecitare il bello, di tessere reti e creare ponti, oltre ogni confine e durata nel tempo. Hai raccolto sogni adolescenti e li hai trasformati in realtà, con spontaneità e vicinanza, schiettezza e sensibilità. In tante abbiamo affidato a te le nostre difficoltà se non, talvolta, un pezzo di vita, e tu le hai fatte tue, mostrando una cura e un’umanità che raramente si incontrano».
È mancata oggi a Milano Cristina Cattafesta, 64 anni. Pacifista, femminista e attivista è stata tra le fondatrici della Casa delle Donne Maltrattate di Milano e, nel 2004, del Cisda (Coordinamento Italiano a sostegno delle donne afghane). Impegnata da sempre per la parità di genere, ha fatto conoscere in Italia la battaglia di attiviste afghane come Malalai Joya e Selay Ghaffar e ha dato sostegno e voce alle realtà più martoriate dell’Afghanistan e del Kurdistan, anche quando l’attenzione mediatica su queste regioni è calata.
Cattafesta era stata arrestata dalle autorità turche nel luglio 2018 mentre si trovava in missione per monitorare le elezioni nella regione del Kurdistan turco. Rilasciata dopo 15 giorni, aveva spiegato di essere stata trattenuta in un «palazzo di lacrime», insieme ad altre donne di cui aveva raccolto le testimonianze, pur essendo lei stessa prigioniera.
Sulla pagina Facebook del Cisda le sue compagne hanno scritto: «Oggi Cristina ci ha lasciate. Dopo una malattia dolorosa, intensa e rapida, tanto da non consentirci di realizzare cosa stesse accadendo. Né, per tante, di abbracciarti, un’ultima volta. E, nel dolore, ci siamo rifugiate nelle numerose immagini dei momenti che ciascuna di noi ha condiviso con te, tra decenni di attività politica in Italia, appuntamenti in giro per l’Europa e dozzine di delegazioni nel paese dove tu, per prima tra noi, hai lasciato il cuore. L’Afghanistan. Immagini, sempre, di sorrisi e complicità, rassicuranti e divertenti, nonostante le difficoltà di certi impegni, che ci hanno legate profondamente. Come compagne, come amiche. Siamo unite dall’importanza che ha la storia di ogni persona. Ci lasci, in un tempo sospeso, con un’eredità collettiva immensa: ci impegneremo a custodirla, strette intorno alla tua presenza indelebile, alla tua mancanza incolmabile. Abbracciamo forte le sorelle e il compagno Edoardo».
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