Skip to main content

L’Europa riprende i rimpatri forzati in Afghanistan

|

infomigrants.net – Benjamin Bathke, 16 dicembre 2020

È finita la tregua per i rifugiati afghani in Europa: nonostante i gravi rischi per la loro sicurezza e la pandemia dilagante, alcuni paesi europei hanno ripreso le espulsioni forzate, dopo un’interruzione di nove mesi

migranti foto

Dopo un’interruzione forzata di nove mesi a causa della pandemia di coronavirus, un volo per deportare 11 afgani è atterrato oggi a Kabul. ONG e politici hanno criticato aspramente questa pratica data la grave situazione della sicurezza in Afghanistan.

Funzionari afghani hanno detto che mercoledì 16 dicembre diversi paesi europei hanno ripreso i voli di deportazione in Afghanistan, voli che erano stati sospesi negli ultimi mesi a causa delle misure anti-coronavirus. Secondo l’agenzia di stampa tedesca dpa, Germania, Austria, Svezia, Bulgaria e Ungheria hanno già adottato misure per deportare i richiedenti asilo afghani respinti e mercoledì mattina un gruppo di 11 richiedenti asilo espulsi dall’Austria e dalla Bulgaria è arrivato nella capitale afghana Kabul, come ha detto a dpa un funzionario del Ministero afghano per i rifugiati e il rimpatrio, notizia confermata ufficialmente.

Nel frattempo è stata impedita dagli attivisti una deportazione dalla Svezia, ha informato su Facebook Ahmed Aklil Khalil, che guida l’associazione per i migranti afgani in Svezia.

Anche la Germania, dopo una pausa di nove mesi, dovrebbe deportare un gruppo di richiedenti asilo afghani respinti. Secondo i funzionari, il volo dalla Germania dovrebbe atterrare a Kabul giovedì 17 dicembre.

A fine marzo 2020 la Germania aveva deciso di sospendere i voli di deportazione in Afghanistan in risposta a una richiesta delle autorità afghane, come aveva detto il ministero dell’Interno tedesco. Uno degli ultimi voli di espulsione dalla Germania in Afghanistan prima della pandemia aveva avuto luogo a metà febbraio. Era stato il trentaduesimo dal dicembre 2016, quando alcune regioni dell’Afghanistan erano state riconosciute per la prima volta come sicure dal governo tedesco. 

Una situazione pericolosa

Le deportazioni in Afghanistan sono state fortemente criticate in quanto il paese, dilaniato dalla guerra, è considerato troppo pericoloso per rimandarvi i richiedenti asilo. I civili sono regolarmente oggetto di attacchi da parte dei talebani e del gruppo estremista dello Stato islamico.

Nonostante siano iniziati i colloqui di pace, il conflitto tra i militanti-islamisti talebani e il governo afghano continua. Negli ultimi dieci anni, più di 100.000 civili sono stati uccisi o feriti. Proprio oggi (16 dicembre), funzionari afghani hanno affermato che almeno 13 poliziotti afgani sono stati uccisi nella notte quando militanti talebani hanno attaccato due posti di blocco nel nord del paese. La pandemia di coronavirus ha ulteriormente messo a dura prova l’economia e il già debole sistema sanitario. 

L’organizzazione tedesca per i diritti umani Pro Asyl ha chiesto lo stop ai voli di espulsione dalla Germania. “È del tutto irresponsabile continuare ostinatamente in questa pratica nonostante il lockdown nazionale”, ha affermato Günter Burkhardt, responsabile dell’organizzazione. “La dignità umana e il diritto alla salute richiedono che siano vietate le espulsioni”, ha aggiunto.

Anche l’esponente tedesca del partito dei Verdi Claudia Roth ha reagito con indignazione. “Tutti gli attacchi, le aggressioni e i massacri che avvengono giorno dopo giorno in Afghanistan proibiscono di deportare le persone lì”, ha detto a dpa . “L’Afghanistan non è in grado di provvedere a quelle persone e garantire la loro sicurezza”.

Questa settimana World Food Program, l’agenzia delle Nazioni Unite vincitrice del premio Nobel per la pace di quest’anno, ha lamentato le difficili condizioni di vita dovute al terrore e al COVID-19.

Proprio mercoledì le famiglie delle persone uccise nell’attacco aereo del 2009 a Kunduz, in Afghanistan [in cui fu bombardato un ospedale di Medici senza frontiere, N.d.R.], hanno visto rigettata dai giudici tedeschi il loro ricorso costituzionale con il quale cercavano di ritenere lo stato tedesco responsabile della morte dei loro parenti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *