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L’uccisione di Sulaimani – Come il macellaio del popolo è diventato un eroe antimperialista

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Hawzhin Azeez – hawzhin.press – 4 gennaio 2020

soleimani

Viviamo in un mondo in cui spesso ci si dimentica che possono coesistere più verità allo stesso tempo. In un momento storico in cui i media continuano a riportare gli stessi slogan e titoli a favore della guerra e in cui gli enormi fallimenti delle sinistre sono sotto gli occhi di tutti, la verità viene spesso ridotta a una semplicistica dualità manichea: bianco/nero, o/o, prospettiva USA/prospettiva Iran.

Gli antimperialisti che hanno a lungo sostenuto il brutale regime di Assad in nome della “consuetudine” ideologica della sinistra, ora difendono in tutti i modi un altro regime brutale e violento – quello iraniano – senza sapere fatti e realtà storici, senza alcun riguardo per la quotidianità di milioni di iraniani terrorizzati, brutalizzati e oppressi nel silenzio, senza alcun riguardo per le vite di persone represse sotto una terribile dittatura che è seconda solo alla Cina per esecuzioni di dissidenti, artisti, femministe e attiviste per i diritti umani. Tuttavia, gli attivisti anti-USA hanno trasformato Sulaimani in una figura eroica, stoica, carismatica e sicura di sé – un eroe che ha combattuto valorosamente contro l’ISIS e salvato il popolo iraniano – mettendola a confronto con l’incoerenza e la temerarietà di Trump. Da quando essere antimperialisti significa essere ferventi sostenitori di dittatori malvagi e non di popoli oppressi e colonizzati?

Ecco alcune verità sull’attuale situazione tra USA e Iran.

  1. Sulaimani era un macellaio e uno strumento della violenza per procura iraniana che terrorizzava milioni di persone in Iran, Iraq, Siria, Libano, Yemen ecc. Uno dei suoi ruoli principali è stato quello di fornire costantemente Hezbollah di missili e razzi; ha anche dispiegato, nel silenzio, 50.000 militari iraniani in Siria a sostegno del brutale regime di Assad. È stato determinante nella tragedia in corso nello Yemen con il sostegno diretto dell’Iran agli Houthi. Il suo ruolo nell’impedire all’ISIS di entrare in Iran può essere attribuito alla diatriba tra sunniti e sciiti (l’ISIS è sunnita, l’Iran un avido regime sciita). Il suo ruolo nella lotta contro l’ISIS in Siria aveva più a che fare con il sostegno del regime di Assad e la fine di un gruppo sunnita rivale che stava cercando di conquistare la propria egemonia regionale; non ha portato avanti la sua politica per garantire pace e sicurezza per la gente comune. Sulaimani, oltre a occuparsi di questi affari fuori dai confini dell’Iran, nel suo paese era il capo delle famigerate Forze Quds che terrorizzavano, uccidevano, spiavano e rapivano democratici, donne che lottavano per i propri diritti e difensori dei diritti umani.Centinaia di migliaia di persone sono morte a causa del ruolo svolto da Sulaimani nell’intento di realizzare gli obiettivi regionali dell’Iran. Il suo intervento nei paesi della regione ha avuto un impatto diretto sulle aspirazioni democratiche di curdi, siriani, iraniani e altre minoranze oppresse.
  2. L’Iran è un pessimo regime. Gli unici iraniani in lutto per l’esecuzione di Sulaimani sono i conservatori vicini al regime dei mullah. Sulaimani rappresentava il nazionalismo iraniano, ma con un’impronta molto specifica e allineata alla visione degli ayatollah. La maggior parte di iraniani, iracheni e siriani stanno celebrando in silenzio, quando non apertamente, la morte di Sulaimani. Sanno anche che uccidere la figura simbolica di un capo come lui, che è già stato sostituito dal generale di brigata Esmail Ghanni, una figura del regime iraniano ancora più conservatrice e famigerata, non porrà fine alla politica portata avanti e ben radicata dagli ayatollah.
  3. Gli Stati Uniti sono un pessimo regime, sfortunatamente con una memoria breve e l’incapacità di imparare dalle lezioni apprese nel passato, quando hanno scatenato guerre convenzionali attraverso interventi diretti e invasioni e ora proseguono con politiche sconsiderate come l’assassinio del secondo più brutale macellaio delle famigerate forze di sicurezza iraniane.

L’Iran è certamente molto più misurato e frenato nella sua risposta non perché sia più preoccupato per gli orrori della guerra o rispetti la vita dei propri cittadini; semplicemente preferisce implementare attentamente le sue politiche attraverso altri mezzi economici, politici e militari. È misurato. È attento a utilizzare le sue pedine per implementare clandestinamente e segretamente le sue vaste ambizioni nella regione. La sua sola e unica lealtà sta nella continuità, e persevera nell’implementare le divisioni tra sciiti e sunniti. C’è molta coerenza tra la politica estera iraniana e il suo uso dei poteri occulti, in particolare a confronto con l’incoerenza nella politica estera degli Stati Uniti sotto Trump. Questo è il motivo per cui un recente rapporto dell’Istituto internazionale di studi strategici ha indicato che l’Iran è il paese che più di tutti ha influenza nella regione. Questo è il motivo per cui l’Iran non risponderà nella stessa maniera avventata e spericolata che Trump ha usato decidendo di eliminare Sulaimani.

Infine, i cittadini del Medio Oriente, in particolare in Iran e Iraq, non vogliono una guerra con gli Stati Uniti. Vogliono che cada il regime ayatollah, che continua a terrorizzarli e a influenzare le loro vite con la scusa della sicurezza e degli interessi nazionali, ma non nello stesso modo in cui Saddam è stato eliminato nel 2003. Quell’invasione ha portato al fallimento dell’Iraq come stato, all’ascesa dell’ISIS e al terribile livello di violenza che ne è seguito, al genocidio degli yazidi, all’ascesa delle forze di Hshed al-Shahbi sostenute dall’Iran e altro ancora. Nessuna persona sana di mente vuole una guerra. Nessuna persona che ama democrazia vuole una guerra con l’Iran. Purtroppo, le sanzioni metteranno solo maggiore pressione sul popolo iraniano già in sofferenza a causa della pesante crisi economica. Il cambio di regime deve avvenire grazie a lotte interne al paese, come risultato delle azioni del popolo iraniano. Qualsiasi altra soluzione saprà di interventismo e imperialismo e non sarà mai considerata legittima.

Ecco alcune verità di base finali: ci si può rallegrare per la fine di Sulaimani e continuare a essere contro la guerra. Si può condannare il modo in cui Sulaimani è stato giustiziato, ma provare sollievo per il fatto che non può più terrorizzare le persone. Si può essere contrari all’imperialismo USA e allo stesso tempo contrari alla dittatura e alla brutalità iraniane. Essere contro l’imperialismo USA e contro lo spericolato disprezzo di Trump per l’umanità non significa che si debba fare di Sulaimani un simbolo di libertà, o di ideologia di sinistra. Sulamani era un macellaio. Trump è un pericoloso megalomane. Gli ayatollah sono altrettanto colpevoli, hanno le mani sporche del sangue di milioni di persone in tutta la regione, finanziano gruppi terroristici e guerre per procura. Lasciamo che Sulaimani venga considerato il macellaio che era, ucciso in un modo illegale ma appropriato alla sua persona – nello stesso modo che lui ha riservato a migliaia – senza trasformarlo in un eroe antimperialista del popolo – giustificando così anche il regime iraniano. L’unica lealtà ora la dovremmo alla gente comune in Iran, Iraq e nella regione. È il 2020 ed è giunto il momento di iniziare a guardare a questi problemi in tutta la loro complessità, rendendoci conto che possono coesistere più verità e che un’analisi semplicistica non serve a nessuno se non a coloro che vogliono la guerra.

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