Afghanistan: le aziende cinesi sono interessate alle riserve di litio
Sicurezza Internazionale, 29 novembre 2021
I rappresentanti di più aziende cinesi sono arrivati in Afghanistan con visti speciali e stanno conducendo ispezioni in loco per potenziali progetti legati al litio, mentre altri hanno preso contatti su tali progetti. La notizia è stata diffusa dal quotidiano cinese Global Times, il 23 novembre, citando diversi uomini d’affari cinesi in Afghanistan
In particolare, dopo un lavoro di coordinamento tra il Comitato per la promozione dell’economia e del commercio sino-arabo a Kabul e il Ministero per le Miniere e il Petrolio afgano, i rappresentanti di cinque società cinesi hanno ottenuto visti speciali e sono arrivati in Afghanistan all’inizio di novembre per condurre ispezioni in loco. Il direttore del Comitato, Yu Minghui, ha affermato che questioni come quelle dei visti speciali sarebbero frutto di accordi difficili da realizzare in seguito alla transizione a cui sta assistendo il Paese. Yu ha poi riferito di aver parlato con i rappresentanti delle società cinesi, che erano preoccupati soprattutto per le garanzie di sicurezza e ordine sociale di base in Afghanistan, mentre alcuni hanno elogiato la cordialità dei talebani afghani nei confronti degli investitori cinesi Durante gli incontri e le dichiarazioni ufficiali, i funzionari talebani hanno dimostrato un atteggiamento di accoglienza nei confronti delle aziende cinesi. Oltre alle cinque società cinesi i cui rappresentanti sono attualmente in Afghanistan, almeno 20 società statali e private cinesi avrebbero poi fatto indagini sui progetti di litio.
La notizia potrebbe rappresentare un primo passo concreto verso la cooperazione allo sviluppo di uno dei più grandi giacimenti minerari dell’Afghanistan. Tuttavia, nonostante il crescente interesse da parte delle aziende cinesi, vi sarebbero ancora grandi ostacoli e rischi nell’attuazione concreta di tali progetti, viste le significative situazioni di incertezza del Paese in termini di politica, sicurezza, economia e infrastrutture. Questo è quanto emerso dalle dichiarazioni rilasciate a Global Times da alcuni addetti ai lavori del settore minerario coinvolti in progetti all’estero, incluso in Afghanistan ed è probabile che vi sarà una fase di attesa per osservare l’evoluzione delle dinamiche interne nel Paese dell’Asia centrale.
L’ex vicepresidente della Camera di commercio cinese degli importatori ed esportatori di metalli, minerali e prodotti chimici, Zhou Shijian, ha affermato che “prima di tutto” è fondamentale che il governo talebano garantisca la sicurezza del personale e dei progetti. Tali preoccupazioni derivano anche dalla precedente esperienza dei progetti minerari di società cinesi in Afghanistan. Alcune società cinesi sono coinvolte in diversi importanti progetti in Afghanistan, tra cui il progetto Aynak Copper Mine, che è la seconda miniera di rame più grande del mondo. Molte tra tali iniziative sono state bloccate o hanno visto progressi lenti a causa dell’instabilità nel Paese. Zhang Xiaorong, direttore del Cutting-Edge Technology Research Institute con sede a Pechino, ha affermato che i potenziali progetti richiederebbero anche diplomazia bilaterale.
L’interesse per il settore minerario afghano sta crescendo tra le aziende cinesi e comprende progetti riguardanti rame e litio, dati gli enormi giacimenti nel Paese che hanno un valore stimano di un trilione di dollari. Per quanto riguarda il litio, una risorsa fondamentale ad esempio per le batterie e altre tecnologie ma scarsa, l’Afghanistan potrebbe rivaleggiare con la Bolivia, che attualmente possiede le più grandi riserve conosciute del mondo, secondo un rapporto della CNN citata da Global Times.
Al momento, a livello mondiale, le risorse di litio sono concentrate in Sud America e in Australia. Il 90% dell’attività estrattiva sarebbe poi gestito da quattro compagnie energetiche, ovvero le statunitensi Albemarle e FMC Corporation, l’australiana Resources Capital Fund e la cilena SQM. La Cina, oltre a essere il primo consumatore al mondo di tale prodotto, sarebbe poi anche il primo fornitore di litio puro al 99,9%. Al momento, il mercato mondiale delle batterie, invece, è dominato dall’azienda cinese CATL, dalla Sud-coreana LG Chem e dalla giapponese Panasonic.
Il 15 agosto scorso, i talebani si sono insediati nella capitale afghana Kabul, annunciando la rinascita dell’Emirato islamico e la fine della guerra in Afghanistan. Nel giro di poche settimane, il gruppo ha preso il controllo sul Paese conquistando gran parte dei suoi capoluoghi provinciali, spesso senza incontrare resistenza. Una volta che i talebani sono giunti alle porte di Kabul, il 15 agosto, l’allora presidente del governo dell’Afghanistan appoggiato dall’Occidente, Ashraf Ghani, ha lasciato il Paese per recarsi negli Emirati Arabi Uniti. Il successivo 31 agosto, poi, le truppe statunitensi hanno concluso il loro ritiro dall’Afghanistan. Il 7 settembre, i talebani hanno quindi annunciato un nuovo governo ad interim per l’Afghanistan, con il mullah Mohammad Hassan Akhund come primo ministro e il mullah Abdul Ghani Baradar, co-fondatore del gruppo, come suo vice.
Dopo l’annuncio del nuovo governo afghano da parte dei talebani, la Cina ha affermato che manterrà attive le comunicazioni con le nuove istituzioni ma non si è sbilanciata su un eventuale riconoscimento. Dalla presa di Kabul da parte del gruppo il 15 agosto scorso, però, Pechino ha deciso di lasciare aperta la propria ambasciata a Kabul, diversamente da quanto fatto dalla maggior parte dei Paesi esteri esclusi attori quali la Russia e l’Iran. Al contempo, Pechino ha mantenuto attivi i canali di dialogo con i talebani, i quali erano stati ricevuti in Cina il 28 luglio scorso dal ministro degli Esteri cinese Wang Yi.La Cina sta poi fornendo aiuti umanitari all’Afghanistan. Il 20 novembre scorso, ad esempio un treno merci carico di oltre 1.000 tonnellate di aiuti umanitari è partito dalla regione cinese dello Xinjiang, nel Nord-Ovest della Cina, per l’Afghanistan.
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