Rapporto delle Nazioni Unite sulla tortura
Il numero delle accuse di tortura resta alto e i diritti procedurali dei detenuti sono ignorati
UNAMA – UNITED NATIONS ASSISTANCE MISSION IN AFGHANISTAN – 3 febbraio 2021
Traduzione a cura di Deborah Massignani, Francesca Santambrogio e Camilla Trovato Guerra
KABUL – Rimane elevato il tasso di accuse di tortura nelle strutture di detenzione afghane da parte dei detenuti, i cui diritti procedurali sono ampiamente ignorati, secondo l’ultimo “Rapporto sulla tortura” semestrale pubblicato oggi dalla Missione di Assistenza delle NU in Afghanistan (UNAMA) e dall’Alto Commissariato delle NU per i diritti umani con sede a Ginevra.
Torture e maltrattamenti, proibiti sia dalla legge afghana sia da quella internazionale, continuano ad essere presenti nelle strutture delle agenzie governative in Afghanistan, sebbene l’UNAMA abbia registrato una riduzione del 3% nel numero di accuse rispetto al periodo di controllo precedente.
“La tortura non può mai essere giustificata. Provoca conseguenze durature per le vittime, le loro famiglie e la società,” ha dichiarato Deborah Lyons, la Rappresentante speciale del Segretario Generale per l’Afghanistan. “Riconosco gli sforzi compiuti da alcune istituzioni e ministeri del governo, ma occorre fare molto di più per porre fine a questa pratica. In particolare, i colpevoli devono essere ritenuti responsabili. Ciò aumenterebbe la fiducia nella legge e potrebbe costituire un fattore significativo per il raggiungimento della pace, ”ha continuato la rappresentante, nonché capo dell’UNAMA.
Il rapporto riassume i risultati del controllo delle NU riguardo il trattamento delle persone che sono state private della libertà a seguito di accuse legate al terrorismo o a questioni di sicurezza tra il 1° gennaio 2019 e il 31 marzo 2020, quando le visite di persona ai detenuti da parte delle NU sono state sospese a causa del COVID-19. Il rapporto si basa su interviste a 656 detenuti, tra cui 565 uomini, 6 donne, 82 bambini e 3 bambine, in 63 strutture di detenzione in 24 province afghane.
Il rapporto si concentra solo sulle strutture governative, poiché manca la possibilità di accedere agli elementi antigovernativi o talebani.
Le accuse attendibili dei casi di tortura e di maltrattamento commessi dalle Forze di sicurezza afghane (FSA) hanno registrato un dato del 30,3%, una percentuale più bassa rispetto al 31,9% del biennio 2017-2018.
Le accuse di tortura sotto la custodia cautelare della Polizia Nazionale Afghana (ANP) erano del 27,2%, in calo rispetto al 31,2% registrato precedentemente.
È stata rilevata una riduzione delle accuse di tortura sotto custodia cautelare della Direzione Nazionale della Sicurezza (NDS) dal 19,4 al 16%.
Il rapporto evidenzia il ruolo importante dei controlli interni nell’impedire le torture, soprattutto dei responsabili dei diritti umani della NDS che si recano nelle strutture di detenzione. Analogamente, è stato sottolineato l’impegno nel perseguire il reato di tortura secondo il codice penale del 2018 del Comitato contro la tortura della Procura generale.
Nonostante l’impegno progressivo del Governo afghano, la questione è ancora seria: più del 30% di tutti gli intervistati ha portato testimonianze credibili e affidabili di aver subito torture e maltrattamenti.
Si riscontrano nette differenze tra le regioni nella quantità di accuse esposte dai detenuti, di cui un numero molto alto riguardava la ANP di Kandahar, con il 57,7% di denunce.
Il rapporto rileva inoltre le testimonianze preoccupanti delle sparizioni forzate legate presumibilmente alla ANP di Kandahar.
Secondo il rapporto, il margine di miglioramento per la salvaguardia di tali diritti è ancora considerevole. Per esempio, in quasi nessun caso di detenzione, prima dell’interrogatorio da parte dei funzionari sia della ANP sia della NDS, i detenuti sono stati informati circa i loro diritti, o hanno avuto accesso ad avvocati o controlli medici. I detenuti hanno ancora una possibilità ridotta di contattare le famiglie nei primi giorni dopo l’arresto: solo del 27,2% per coloro sotto la custodia cautelare della ANP e del 19,7% per la NDS.
Tra le altre questioni, quasi la metà dei detenuti afferma che è stato richiesto loro di firmare o registrare la propria impronta digitale in un documento di cui non conoscevano il contenuto. Il rapporto esprime particolare preoccupazione per la detenzione in isolamento prevista dalla custodia cautelare della NDS.
L’UNAMA raccomanda, in aggiunta ad altre misure, la creazione di un meccanismo di prevenzione nazionale indipendente contro la tortura descritto nel Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura. Tale meccanismo dedicato avrebbe l’autorità e maggiori capacità e competenze per ispezionare tutte le strutture di detenzione, condurre indagini di controllo e fare raccomandazioni tecniche dettagliate circa il procedimento giudiziario dei colpevoli e le misure correttive da adottare. L’istituzione del suddetto meccanismo richiederebbe un sostegno concertato e continuo da parte del governo afghano e della comunità internazionale. L’UNAMA continua a osservare il trattamento dei detenuti, lavorando a stretto contatto con le autorità afghane e partner internazionali con lo scopo di apportare cambiamenti positivi.
Per il report completo in lingua originale: https://unama.unmissions.org/torture-allegations-remain-high-detainees-procedural-rights-ignored-un-torture-report
Lascia un commento