L’Afghanistan resta il cuore del traffico mondiale dell’oppio
it.euronews.com Debora Gandini 28 dicembre 2021
In Afghanistan è sempre allarme narco-traffico e sicurezza. I talebani tornati al potere ad agosto hanno assicurato tolleranza zero verso i produttori e i trafficanti di droga. Secondo le Nazioni Unite la produzione di oppio ha superato le 6.000 tonnellate per il quinto anno consecutivo.
Povertà, incertezza, il ritiro delle truppe straniere dal Paese. Tutte condizioni che hanno portato anche a un aumento del prezzo dell’oppio che ha reso la produzione sempre più conveniente. Le coltivazioni di papavero, da cui si estrae l’oppio, sono particolarmente fiorenti nelle province di Helmand e Kandahar. “E’ qui che gli agricoltori per poter sopravvivere vendono droga ai trafficanti, fa notare il portavoce dei talebani Hafez Nur Ahmed. I problemi economici sono ingenti e piantare papaveri porta alti profitti e poche spese”.
L’oppio contribuisce al PIL afghano ufficiale per circa il 10%, superando da solo l’intero export legale del Paese. I proventi sostengono centinaia di migliaia di famiglie alle prese con la povertà. Secondo l’Agenzia dell’Onu per il controllo della droga e la prevenzione del crimine i coltivatori che si dedicano all’oppio guadagnerebbero il 40% in più rispetto a chi si dedica ad altre colture.
L’oppio e i Talebani
Secondo l’UNODC, che ha condotto un sondaggio nel Sud-ovest dell’Afghanistan, il 58% delle tasse imposte ai coltivatori andavano nel 2019 in mano ai talebani, il 15% ai potentati locali, il 10% a gruppi antigovernativi, il 9% a polizia e pubblici ufficiali.
Nonostante gli sforzi della comunità internazionale per cercare di fermare la coltivazione dell’oppio, la produzione resta ancora troppo elevata, in un paese ormai allo stremo e vicino a una vera e propria crisi umanitaria. Gli Stati Uniti hanno speso circa 9 miliardi di dollari in attività anti-narcotraffico negli ultimi vent’anni, senza raggiungere gli obiettivi sperati.
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