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Mese: Maggio 2010

Gli afgani chiedono di rimuovere dalla lista elettorale i candidati accusati di aver “violato i diritti umani”

Gli afgani chiedono di rimuovere dalla lista elettorale i candidati accusati di aver “violato i diritti umani”. Secondo Ahmad Hussain  – residente nella regione di Logar –  molti candidati  sono criminali e assassini.

KABUL, 16 Maggio 2010 – Gli afghani chiedono di eliminare dalla lista dei candidati alle prossime elezioni parlamentari di Settembre, i nomi di coloro accusati di aver “violato i diritti umani”.

Giovedì scorso, la Commissione elettorale indipendente ha pubblicato la prima lista dei 2447 candidati alle elezioni del prossimo 18 settembre; i cittadini hanno una settimana di tempo per presentare eventuali denuncie . Molti ritengono che, consentendo a criminali o a coloro accusati di violazione dei diritti umani, di candidarsi alle parlamentari, si mette inevitabilmente in serio pericolo la legittimità e democrazia delle elezioni stesse.

Secondo Haji Aman Otmanzai – della provincia di Kunduz-  sono almeno ottanta i candidati nella sua provincia accusati di crimini, alcuni dei quali tuttora in possesso di armi illegali. Otmanzai ha chiesto alla Commissione elettorale di assicurarsi che il parlamento passi in mano a democratici, e non ai signori della guerra. Nella provincia centrale di Bamyan, la situazione è molto simile.

Secondo Ahmad Hussain, residente a Bamywan, molti candidati nella sua provincia sarebbero assassini e criminali. “Se questi riusciranno ad accedere al parlamento, quest’ultimo non potrà essere considerato legittimo, bensì, in mano ai potenti.” Secondo la Commissione elettorale indipendente, sono quaranta i candidati nella provincia di Bamyan.

Per Najeebullah, uno dei tanti residenti, più del cinquanta per cento dei questi non possiede le competenze necessarie per svolgere la carica di legislatore.  “Una loro eventuale elezione, significherebbe negare diritti e possibilità a coloro che queste competenze le possiedono veramente.”

 “Sono rimasto scioccato nel vedere, sulla lista dei candidati, i nomi di quei criminali, accusati di aver commesso crimini atroci nei confronti di vittime indifese e innocenti.” Riferisce Muhibur Rahman, residente nella provincia centrale di Logar. Trenta di questi candidati sarebbero analfabeti o criminali. Rahman ha inoltre riferito che Ghulam Yahya Lashkar, fratello dell’attuale sindaco di Logar, si era candidato pur essendo a capo di alcune milizie. Lashkar si sarebbe infatti messo in lista per le elezioni del consiglio provinciale, ma la sua candidatura sarebbe stata poi respinta dalla Commissione elettorale indipendente.

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Documento di presentazione alla Jirga delle vittime

Il TJGC (Gruppo di coordinamento per la giustizia transazionale) è una coalizione di 25 organizzazioni afghane impegnate nella giustizia transazionale.

Nel 2004 l’AIHRC (Afghanistan independent human rights commission) ha condotto un’inchiesta sulla giustizia transizionale, la più importante mai fatta nel paese. La Commissione ha intervistato 4.151 persone provenienti da 32 province; 2000 persone hanno preso parte a 200 gruppi di lavoro. Queste consultazioni, i cui esiti sono stati riportati nel rapporto A call for justice: a report on National consultation on transitional justice in Afghanistan, hanno portato alla luce la vastità del fenomeno delle vittime afghane, di cui riportiamo i dati più significativi:

  1. il 69% degli intervistati hanno dichiarato di considerare se stessi o il loro familiari vittime di gravi violazioni dei diritti umani nel periodo tra il 1979 e il 2002;
  2. nei gruppi di lavoro una persona su quattro ha dichiarato di aver avuto un parente ucciso;
  3. nei gruppi di lavoro una persona su cinque ha dichiarato che lei stessa o un parente sono stati vittime di torture o detenzione;
  4. il 94% degli intervistati ha dichiarato di credere che fare giustizia dei crimini passati è molto importante (75,9%) o importante (18,5%);
  5. alla domanda su quali effetti potrebbe produrre l’istituzione di tribunali nei confronti dei criminali il 76% ha risposto che “aumenterebbe la stabilità e porterebbe maggior sicurezza” e solo il 7,6% che “diminuirebbe la stabilità e minaccerebbe la sicurezza”;
  6. circa la metà degli intervistati ha dichiarato che i criminali di guerra dovrebbero essere processati “subito” e un altro 25% ha detto che dovrebbero essere processati “entro 2 anni”;
  7. gli intervistati si sono divisi in due quando gli è stato chiesto se pensavano che la comunità internazionale avesse sostenuto i criminali di guerra politicamente, militarmente e finanziariamente (41%) o se invece avesse cercato di limitare i loro poteri (40%).

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La jirga delle vittime per la giustizia: senza giustizia non ci sarà alcuna riconciliazione nazionale

Fonte: The Afghanistan Analysts Network

unama victims jirgaKabul, 10 maggio 2010. Oltre 30 anni di conflitti e di violenta repressione hanno causato, in Afghanistan, un milione e mezzo di vittime civili, milioni di sfollati, mutilati, deprivati. Oggi, il governo afghano e la comunità internazionale parlano di riconciliazione, ma che cosa chiede la popolazione? Che tipo di pace immaginano le vittime di gravi violazioni dei diritti umani?Gli afghani hanno cercato risposte a queste domande il 9 maggio, in maniera inusuale, quando oltre 100 vittime e i loro rappresentanti provenienti da ogni regione dell’Afghanistan e da ogni periodo del lungo conflitto si sono riuniti a Kabul per condividere le loro esperienze e articolare una visione comune per una pace giusta.

La jirga delle vittime per la giustizia, tenutasi all’hotel Sitara, è stata organizzata dal TJCG (Gruppo di coordinamento per la giustizia transizionale), una coalizione di 25 associazioni della società civile afghana che lavorano sul tema della giustizia transizionale. La jirga è stata un valido strumento per far sì che la maggioranza delle persone dimenticate dal dibattito sulla riconciliazione – il popolo afghano – avesse modo confrontarsi.

L’incontro, il primo di questo genere in Afghanistan, è stato molto emozionante: le vittime hanno raccontato storie di brutali crimini, di perdite personali e di impunità. “Mi sono sposata molto giovane” ha detto un’anziana signora proveniente dalla provincia di Kunar. “Nel mio villaggio ha avuto luogo un massacro: mio marito, mio zio e tutta la mia gente è stata uccisa”. Il villaggio della donna fu il luogo di un massacro di oltre mille persone perpetrato nell’era comunista.

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Peggio da quando c’è Obama: Le “quote rosa” non hanno migliorato la vita delle donne in Afghanistan

Simone Balocco
14 Maggio 2010

Hanno ragione Valerie Hudson e Patricia Leidl nel loro articolo apparso su Foreign Policy: “betrayed”, tradite, le donne afgane si sentono così da quando Obama è diventato Presidente, e il motivo è semplice. Lo scorso novembre la Leidl era a Lashkar Gah per scrivere una serie di articoli per la Agenzia di Sviluppo Internazionale degli Stati Uniti (USAID), quando scopre che le donne del posto non possono lavorare, visto che non hanno i requisiti basilari per farlo, non sapendo leggere e scrivere e non potendo lasciare le loro case perché i mariti glielo impediscono. Quando la Leidl si prepara a tornare a casa viene circondata da un gruppo di donne che le chiedono se, al suo ritorno in America, dirà a chi di dovere qual è la situazione in cui sono costrette a vivere. Non dimenticatevi di noi, è il senso della richiesta che le viene fatta a ormai parecchi anni distanza dall’inizio della guerra.

La Hudson e la Leidl spiegano che c’è una certa ‘doppiezza’ da parte dei vertici militari americani sulla questione femminile in Afghanistan. Alcuni giovani universitari avevano chiesto al Generale Petraeus quale sarebbe stato il futuro delle donne afghane, e se c’era qualche speranza che potessero partecipare in modo più attivo alla politica nazionale e su scala locale, una volta che le truppe americane lasceranno il Paese. Nella sua risposta Petraeus non ha mai usato la parola “donne”, spiegando che i “moderati” islamici saranno aiutati, oltre che riabilitati, senza però spiegare meglio cose intendeva con la parola  “moderati”. Il governo afghano ha un solo ministro donna, senza poteri particolari. Solo una donna svolge il ruolo di governatore e in generale non ce ne sono ad occupare posti chiave nella società civile.

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Uccise 235 persone tra alunni e altro personale: 222 feriti

Roma, 11 mag. (Apcom)

L’Afghanistan è uno dei paesi più pericolosi per la vita dei bambini in età scolare: tra il 2006 e il 2008 in questo paese ci sono stati 2.450 attacchi a scuole. E’ quanto emerge dal rapporto di Save the Children “Il futuro è adesso”, diffuso oggi a conclusione della Campagna “Riscriviamo il Futuro”, lanciata dall’organizzazione internazionale nel 2006, per garantire istruzione ai bambini in paesi in conflitto o post conflitto. Secondo quanto emerso dal rapporto, 235 fra alunni, insegnanti e altro personale scolastico sono stati uccisi e altri 222 feriti tra il 2006 e il 2008.

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Afghanistan lotta alla corruzione sciolte 172 ONG

(ASCA-AFP) – Kabul, 11 mag – Centossettantadue organizzazioni non governative sono state sciolte in Afghanistan, molte delle quali per ”cattiva amministrazione”. Lo ha annunciato il Ministero dell’Economia di Kabul in un comunicato.

La speciale commissione di controllo, guidata dal ministro Abdul Hadi Arghandiwal, era stata istituita dal presidente Hamid Karzai per verificare l’attivita’ di circa 1.500 organizzazioni di aiuti umanitari operanti nel paese, come parte di un programma di lotta alla corruzione.

Dall’invasione americana del 2001, decine di miliardi di dollari di aiuti sono stati destinati all’Afghanistan, ma gran parte dei fondi sono finiti in tasche private senza lasciare tracce.