Il sufismo in Afghanistan può frenare le ideologie estremiste?
8AM Media, 7 agosto 2024
Una “buona” religione, quanto può influenzare la mentalità, la cultura e il comportamento di un popolo? In questo articolo si tenta una risposta applicata all’Afghanistan
Violenza e intolleranza dilagano in Afghanistan, mietendo vittime senza pietà. Per diversi decenni, l’Afghanistan ha sofferto di ideologie estremiste ed è stato impantanato nell’arretratezza, nella povertà e nell’ignoranza. Questa situazione ha spinto i teorici a intervenire. I riformatori sociali e le istituzioni competenti propongono varie soluzioni per sfuggire al dilemma dell’estremismo e della violenza, ognuno affrontando la questione in modo diverso. Le strategie principali proposte si basano sul principio che le strutture sociali, politiche e religiose dei paesi colpiti dalla violenza religiosa e dall’estremismo devono essere indirizzate, altrimenti, falliranno e saranno inefficaci.
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ToggleIl sufismo è percepito come pensiero moderato e non violento
Quando gli occidentali arrivarono in Afghanistan dopo il 2001, oltre a usare strumenti duri per reprimere i talebani e gruppi simili, tentarono anche di testare metodi morbidi, rafforzando pensieri moderati e promuovendo un’interpretazione equilibrata dell’Islam. Alcune istituzioni occidentali, tra cui la RAND Corporation, che si dice abbia stretti legami con i decisori politici americani, una volta suggerirono che, per la pace e la stabilità in Afghanistan, l’istituzione del sufismo avrebbe dovuto essere rafforzata e le ideologie sufi avrebbero dovuto essere diffuse tra le persone come alternativa all’interpretazione dell’Islam dei talebani. Secondo questa istituzione, i sufi sono potenziali alleati degli Stati Uniti e possono svolgere un ruolo significativo nella lotta alla violenza e all’estremismo. L’istituzione ritiene inoltre che il sufismo abbia una presenza di lunga data in Afghanistan, fornendo una base per il rafforzamento dei pensieri sufi nel paese.
La percezione generale è che il sufismo, con il suo approccio non violento e l’enfasi sulla coesistenza e la tolleranza, non solo diffonde pensieri moderati nella società, ma ostacola anche le ideologie estremiste e marginalizza o addirittura sradica le interpretazioni violente dell’Islam. Ecco perché gli occidentali, negli ultimi vent’anni, hanno sostenuto alcuni circoli sufi e hanno cercato di rafforzare la posizione di alcuni leader. Questi sforzi hanno ottenuto un certo successo, creando importanti autorità sufi in tutto il paese. Anche ricercatori e scrittori nazionali hanno riconosciuto che usare il sufismo per contrastare ideologie estremiste e violente è efficace.
Non c’è dubbio che il sufismo abbia un alto status in Afghanistan e, nonostante gli sforzi dei chierici di prendere l’iniziativa e concentrare tutto il potere nelle loro mani, spesso sopprimendo i pensieri sufi direttamente o indirettamente, un ampio segmento di cittadini afghani mostra ancora interesse e devozione per il sufismo, i percorsi sufi e la letteratura mistica. Questo fenomeno, data l’enfasi del sufismo sulla compassione, la tolleranza e la coesistenza, è uno sviluppo positivo. Tuttavia, è importante notare che ogni volta che il sufismo si intreccia con la politica e i giochi politici assume un aspetto duro, diventa ideologico e si allontana dalla tolleranza e dalla coesistenza. La storia afghana contemporanea dimostra il ruolo dei leader sufi nel promuovere l’alterità e nel reprimere il dissenso.
Dapprima si è ritenuto il nucleo dei talebani fosse composto da individui formati in scuole religiose in Afghanistan e Pakistan, spinti alla violenza e alla guerra dall’esposizione a pensieri politico-religiosi estremisti. Tuttavia, l’amara realtà che deve essere riconosciuta è che una parte significativa delle forze talebane è composta da individui affiliati agli ordini sufi, che hanno giurato fedeltà ai quattro principali ordini sufi: Naqshbandiyya, Qadiriyya, Chishtiyya e Suhrawardiyya. Sirajuddin Haqqani è chiamato “Khalifa” perché è leader di uno dei circoli sufi in Afghanistan. Le fazioni più brutali dei talebani, comprese quelle di Kandahar, Helmand e Zabul, sono spesso seguaci di un maestro sufi.
Le trasformazioni dei movimenti intellettuali
Osservando la storia della nascita, della diffusione e del declino delle ideologie, la conclusione più importante è che i pensieri e i movimenti intellettuali si evolvono e divergono significativamente dal loro stato originale. Il sufismo inizialmente enfatizza l’auto-purificazione, il rafforzamento morale e lo sforzo di avvicinarsi a Dio, ma quando si intreccia con desideri mondani e interessi materiali, perde la sua essenza originale e segue un percorso che i suoi fondatori non hanno mai inteso. Ciò è evidente nell’era safavide in Iran, dove i Safavidi, originariamente leader sufi, si impegnarono in sanguinose purghe degli oppositori dopo aver ottenuto il potere, abbandonando compassione, gentilezza, tolleranza e clemenza religiosa.
Un altro punto da non trascurare è che idee e modi di pensare non sono alberelli da trapiantare da un posto all’altro. Le idee subiscono trasformazioni e distorsioni in diversi contesti ambientali. Sebbene il sufismo promuova fondamentalmente tolleranza e clemenza, quando viene inserito in un ambiente arretrato, violento e caotico, adotta le caratteristiche di quell’ambiente, deviando dai suoi principi originali. Sfortunatamente, la storia afghana contemporanea dimostra che anche i pensieri e le visioni del mondo più progressisti vengono degradati e usati per misantropia, violenza e intolleranza in questo paese.
Il popolo afghano segue la scuola di pensiero hanafita in giurisprudenza e teologia. I talebani hanno ripetutamente sottolineato di aderire alla scuola hanafita. Gli esperti affermano che la dottrina hanafita rispetta le donne, valorizza la libertà di pensiero ed è indulgente nelle questioni quotidiane. Tuttavia, l’attuale pratica hanafita in Afghanistan non solo è molto lontana da questi insegnamenti, ma agisce anche in modo completamente contrario ad essi. In tali casi, dovremmo incolpare il pensiero e l’ideologia, o dovremmo capire che un ambiente arretrato e oscuro inghiotte anche i pensieri più puri e raffinati, trasformandoli a loro somiglianza? Il popolo afghano professa di seguire la scuola hanafita ma, in pratica, abbraccia con tutto il cuore le ideologie più dure e takfiri. Un ambiente arretrato e inquinato interagisce con le strutture intellettuali in un modo che getta alle ortiche le loro virtù e assorbe i loro difetti e afflizioni.
La Repubblica ha sostenuto alcuni ordini sufi per stabilire pace e sicurezza, frenare pregiudizi e terrorismo e istituzionalizzare i diritti umani e la dignità umana. Questi ordini sufi sono riusciti nella loro missione di frenare terrorismo e violenza? La risposta è no. Non solo questi ordini non sono riusciti a rendere tolleranza, clemenza e facilità la norma nel paese, ma sono anche caduti nella trappola dei giochi di intelligence e ora stanno servendo l’infernale macchina dei talebani, facendo ogni sforzo per espandere l’influenza del gruppo tra la gente. Purtroppo la situazione in Afghanistan è così complessa e intricata che ha anche sconcertato e confuso i teorici.
Il sufismo non è semplicemente una filosofia o un attitudine religiosa, nonostante contenga elementi filosofici, nè certamente si tratta di un sistema che possa essere pilotato per uno scopo piuttosto che per un altro da parte di terzi. Chi predica il sufismo o dice di essere un sufi non lo è necessariamente.
Il vero sufismo è un antico sistema di trasmissione diretta che avviene da maestro ad allievo. La trasmissione non è un precetto religioso predicabile, si tratta piuttosto di un contagio di stati di coscienza, come direbbero in certi circoli psicologici, cuore a cuore. Senza un vero maestro che abbia raggiunto un certo livello di realizzazione spirituale, questa trasmissione non puó avvenire, la maturazione dell’allievo nell’amore non è possibile nè di conseguenza l’emancipazione dalla religione della paura, o da altre logiche e paradigmi del potere (dell’ego e del potere). Molti sedicenti gruppi sufi non hanno alcun vero maestro al loro interno e si limitano soltanto a predicare precetti sufi ed ammassare seguaci assumendo spesso le sembianze di una setta, spesso a seguito di leader carismatici.
Fortunatamente esistono molti sufi nel mondo, e questa forma di insegnamento continua ad avvenire nel mondo, i suoi frutti non fanno quasi mai notizia, e coloro che agiscono nel mondo in seguito a questo insegnamento rimangono quasi sempre nell’ombra. L’operato di certi santi donne e uomini, rimane spesso al di fuori della logica analizzabile o comprensibile a chi vive e opera su un piano di analisi e manipolazione politica e sociale, perchè avviene su un piano spirituale, quindi su un altra dimensione della realtà.
La ringraziamo per le precisazioni.