Dal saccheggio minerario al gioco con le potenze mondiali

Arian Nasiri, شفق همراه, 6 settembre 2025
Un tempo i Talebani erano noti per la coltivazione e il contrabbando di oppio. Ma sotto la pressione internazionale, cercando soluzioni globali e sfruttando le conoscenze moderne, il gruppo ha trovato un nuovo modo per finanziare la sua guerra e la sua repressione: produrre droghe sintetiche e saccheggiare sistematicamente le miniere afghane.
Questo cambiamento non è un segno di arretramento, ma una testimonianza della resilienza dei Talebani nel trovare nuove fonti per mantenere in vita la loro macchina del terrore.
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ToggleLa struttura del saccheggio
L’Afghanistan è una terra di ricchezze leggendarie. Si stima che il valore delle risorse sotterranee del Paese si aggiri tra 1 e 3 trilioni di dollari: oro, litio, lapislazzuli, ferro, rame, uranio e metalli rari che avrebbero potuto costituire il fondamento dello sviluppo sostenibile, dell’industrializzazione e della riduzione della povertà.
Ma nelle mani dei Talebani questa ricchezza si è trasformata nel suo opposto: carburante per la guerra, fonte di corruzione e strumento per le reti mafiose.
Dalla caduta della repubblica nel 2021, il saccheggio delle risorse afghane si è intensificato. Personaggi come Bashir Noorzai, famigerato narcotrafficante, sono ora al centro degli accordi minerari; un chiaro segno che i Talebani stanno aggirando la pressione globale.
In Afghanistan, la struttura del saccheggio è chiara. I Talebani nominano loro rappresentanti proprio nei luoghi di estrazione dei minerali, strategici per obbligare a dare loro la quota del 10%.
Quando si tratta di esportazioni, gli stessi ministeri che dovrebbero facilitare lo scambio diventano invece ostacoli: prezzi irrealistici, pratiche pesanti e corruzione sfacciata. Gli esportatori sono costretti a ricorrere al contrabbando.
I Talebani hanno deliberatamente chiuso questo traffico in modo che tutto ruoti nell’ombra e i profitti principali finiscano nelle loro tasche. Solo i Talebani sono in grado di esportare legalmente questi materiali o chi condivide indirettamente gli stessi interessi .
Oltre il 95% delle pietre preziose, come smeraldi, lapislazzuli e oro, passa attraverso il Pakistan e viene poi venduto in Cina, Emirati Arabi Uniti e India. Materiali da costruzione lussuosi, come marmo di Kandahar, talco e onice di Helmand, vengono esportate in blocchi grezzi attraverso Iran e Pakistan, dove vengono valorizzate e esportate in altri Paesi da parte del Pakistan. L’Afghanistan non riceve alcuna quota di questo valore aggiunto, gli restano solo le terre devastate, le acque inquinate e la povertà delle persone.
Nel nord-est del Paese, le miniere d’oro sono diventate un monopolio assoluto dei Talebani. Le aziende affiliate ai comandanti locali operano senza licenze ufficiali. Chiunque paghi una quota ai Talebani è autorizzato a estrarre anche illegalmente; chiunque opponga resistenza viene minacciato o addirittura giustiziato.
In Badakhshan, quattro minatori locali che si erano opposti ai saccheggi sono stati uccisi di notte.
Questa repressione non solo ha messo a tacere la comunità locale, ma ha anche riversato i profitti dell’oro direttamente nelle tasche dei Talebani e dei loro alleati terroristi. Rapporti internazionali mostrano che al-Qaeda ha guadagnato circa 194 milioni di dollari dall’estrazione dell’oro nel nord-est dell’Afghanistan solo tra il 2022 e il 2024.
Esportazione anziché sviluppo interno
Il fluoruro di calcio (fluorite) è un esempio dell’importanza di questi materiali: svolge un ruolo vitale nell’industria siderurgica e, senza di esso, l’Afghanistan, con le sue vaste risorse di ferro, non sarebbe in grado di creare un’industria siderurgica sostenibile.
Ma oggi, invece di contribuire allo sviluppo interno, viene esportato a tonnellate e venduto nei mercati pakistani. I dati del commercio mondiale mostrano che Cina e Corea del Sud sono tra le principali destinazioni di queste esportazioni: la Cina per l’industria dei metalli e delle batterie per usi industriali e la Corea del Sud per l’acciaio e il vetro.
Il risultato è chiaro: invece di creare un’industria siderurgica autosufficiente, l’Afghanistan si ritroverà con un’economia incompleta e sarà costretto ad acquistare nuovamente questo stesso vitale materiale sul mercato mondiale domani. I talebani non solo stanno saccheggiando il paese oggi, ma anche prendendo in ostaggio il futuro industriale del Paese.
Nella catena globale dell’economia sommersa
Ma i Talebani non guardano solo all’interno, oggi potenze come la Cina hanno portato il ciclo di saccheggio dei Talebani a un nuovo livello.
Secondo Reuters, Pechino ha promesso di concedere alle esportazioni afghane l’esenzione tariffaria totale. Ciò significa che i Talebani, mentre cacciano le ragazze da scuola e mettono a tacere i manifestanti locali con i proiettili, possono “legittimamente” esportare le risorse del sottosuolo del Paese nel mercato cinese. Per Pechino, l’Afghanistan è una fonte di litio, uranio, rame e ferro, materiali che alimentano la catena industriale cinese.
La Cina, sebbene non abbia riconosciuto ufficialmente i Talebani, come altri Paesi, ha però praticamente aperto loro le porte dell’economia globale.
“Zero dazi” significa che i Talebani possono passare dal saccheggio interno alle esportazioni ufficiali e riempire le loro casse. Questo è lo stesso pericolo che, se non preso sul serio, trasformerà l’Afghanistan da un terreno di contrabbando locale a un anello chiave nella catena globale dell’economia sommersa.
I talebani parlano di “sviluppo” nei loro discorsi ufficiali, ma in pratica aggravano la povertà. Nel messaggio per l’Eid, il loro leader ha menzionato “miniere e terra” come risorse per ridurre la povertà, ma quello stesso discorso era rivolto solo agli uomini ed escludeva le donne.
Questa lampante contraddizione tra parole e fatti è il vero volto dei talebani: all’estero, lo slogan dello sviluppo e della cooperazione, ma in patria, saccheggio, discriminazione e oppressione.
I talebani sono vivi finché esiste il denaro
La domanda principale è: in che modo i Talebani possono perdurare? La risposta può essere riassunta in una frase: i Talebani sono vivi finché esiste il denaro.
Ogni dollaro del contrabbando di oro e smeraldi, ogni rimessa da Dubai o Karachi, ogni accordo tariffario con la Cina e ogni tonnellata di fluoruro di calcio che raggiunge le acciaierie coreane o le industrie metallurgiche cinesi è una pallottola nell’arsenale dei Talebani.
Il modo per controllare i Talebani è fermare il denaro.
La comunità internazionale deve prendere di mira le fonti di finanziamento dei Talebani: vietando le esportazioni minerarie illegali, creando un’etichetta “Taliban-free” per i minerali, monitorando rigorosamente le rimesse e le organizzazioni benefiche e facendo pressione sui Paesi complici di questo saccheggio.
Allo stesso tempo è necessario offrire alternative al popolo afghano: investendo nella lavorazione interna, sostenendo aziende trasparenti e creando opportunità di lavoro legittime.
I talebani trovano continuamente nuove fonti di reddito: dall’oppio alla metanfetamina, dalle miniere ai contratti con l’estero.
Ma una verità non cambia: tutte queste fonti portano al denaro, e tutto questo denaro al terrore. La fine del terrore implica la fine dell’economia sommersa e la fine dell’economia sommersa è possibile solo con la volontà collettiva di tagliare l’arteria finanziaria dei talebani.
L’Afghanistan merita un’economia che costruisca scuole e ospedali, non un tesoro che fornisca armi e polvere da sparo. Se il mondo non decide oggi, domani non solo l’Afghanistan ma anche la sicurezza della regione e del mondo intero rimarranno ostaggio dell’economia sommersa dei talebani.
Ma se questa arteria verrà chiusa, i talebani saranno senza fiato, la guerra perderà slancio e la speranza, seppur lentamente, tornerà a scorrere.
Fonti
Reuters. 2024. La Cina concederà ai talebani accesso senza dazi doganali al commercio con un regime isolato e ricco di risorse. Servizio di Joe Cash, 25 ottobre 2024.
Associated Press (AP News). 2023. Ricavi di Al-Qaeda dalle miniere d’oro nel nord-est dell’Afghanistan. 2022-2024.
Radio Freedom (RFE/RL). 2023. Il controllo dei talebani sulle miniere afghane e il loro ruolo nella corruzione e nel finanziamento del terrorismo.
Global Witness. 2022. Minerali insanguinati: come stanno saccheggiando i talebani le risorse naturali dell’Afghanistan?
The Guardian. 2024. L’attività mineraria illegale in Afghanistan e le sue conseguenze ambientali.
United States Institute of Peace (USIP). 2022. Beni dei talebani: l’economia politica della cattura del governo.
Organizzazione mondiale delle dogane (OMD). 2021. Ricerca sulle risorse minerarie e sui flussi commerciali.
Banca Mondiale/UN Comtrade Database. 2022. Dati sul commercio internazionale – Esportazioni e importazioni di fluorite (Afghanistan, Cina, Corea del Sud).
Wilson Center. 2023. Infiltrazione mineraria: le ambizioni della Cina nell’Afghanistan controllato dai talebani.
Lawfare. 2023. I minerali strategici dell’Afghanistan: rischi e implicazioni per la sicurezza globale.
15 di Sanbol 1404, otto del mattino
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